Perché non me ne sto quieto nel mio angolino, rivolto al sole che tramonta all'orizzonte di fuoco? Penso ai Kurdi, ai Palestinesi, a Sudan e Congo con le loro guerre disperate, e a tutti i perseguitati e umiliati nel corpo e nell'anima, nonostante io sia consapevole della mia impotenza a fronteggiare il male. Infatti sono un uomo della strada che condivide il destino dei suoi simili che, in prossimità del traguardo, dovrebbero piuttosto raccogliere gli stracci e salutare. Lo stesso viandante stanco avverte la necessità di ordinare, se non sbrogliare, il groviglio di fatti che ne hanno intessuto l'esistenza, e quindi, placata l'arsura e l'anelito a una verità irraggiungibile, è bisognoso di riposo. Perché dunque? Perché l'uomo come ogni essere obbedisce al circuito stampato che ne determina l'azione: la favola del "libero arbitrio" è buona per fare sì che egli si riduca a essere un Tantalo o Sisifo qualsiasi.
Modena, 7/2/2025
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