Quella della "pagina bianca" è la sindrome che colpisce lo scrittore e, più modestamente, interessa anche il semplice scrittore dilettante come il sottoscritto. Viene inattesa e improvvisa: la vista si annebbia, brancoli nel buio, e a tentoni esplori il vuoto in cerca di un appiglio di fortuna. Sei svuotato di energia quasi avere spremuto l'ultima stilla da una fonte generosa ora inaridita, e tu sei stupito e impotente. Eppure ciò che ho scritto è piuttosto un balbettio fatto di piccoli, minimi pensieri che a volte sfuggono come fumarole dal magma profondo che ribolle. Forse è la semplice fatica di scavare, di dissodare un terreno da troppo tempo incolto; insomma è la fatica di vivere alla quale non possiamo, non dovremmo cedere. Poi, per fortuna, l'attività onirica della notte scioglie e dissolve, almeno in parte, enigmi e fumisterie varie. Ciò è anche grazie ai miei risvegli frequenti causati dai capricci prostatici, piccola croce per i maschi anziani: dunque mi sveglio nel mezzo di un sogno vivido, subito abbandono le lenzuola e mi precipito a fissare su carta la traccia del sogno. Al mattino, per quanto stanco e molto assonnato, riesco a ricostruire le fasi salienti dell'esperienza onirica, e spesso ne sono gratificato. Avverto infatti che Morfeo, nella notte, mi ha fatto rivivere avventure umane che mi sono appartenute, parentesi di vita famigliare e lavorativa, fasi di vita quotidiana che la memoria cela alla coscienza, con esperienze positive e negative, ma sempre mie, episodi corredati da dialoghi complessi e verosimili; si tratta di sogni che, per quanto siano drammatizzati e amplificati, regalano l'esperienza ineffabile di godere di una vita parallela che rende vivibile anche l'attuale fatta di solitudine e malinconia. Ecco l'ultimo sogno che sono riuscito a salvare; non so dire se il sogno fosse angoscioso o semplicemente emozionante. Il teatro della vicenda è una terra artica fredda e inospitale che individuo nel Nord estremo della Russia, terra d'esilio e colonia penale per gli oppositori degli Zar, del Comunismo, e del Putin di turno. Dunque un personaggio molto noto è recluso nel campo di rieducazione, solo, in una cella 3X3, in isolamento. Gli è consentito di ricevere saltuariamente la visita di pochissime persone scelte dalle autorità, a loro insindacabile giudizio, e fra queste persone sono anche io. Ricordo nitidamente la grande emozione nel trovarmi di fronte al prigioniero che mostra grande dignità. Quindi anche un saluto e augurio e poi, uscendo, chiedo grottescamente al funzionario se potrò telefonare all'uomo... Non ricordo altro del sogno. Pertanto ricorro alle nozioni di psicanalisi in mio possesso e tramite le libere associazioni di idee penso a Navalny, sì Navalny, l'oppositore di Putin deceduto in prigione in circostanze misteriose.(?)
Modena, 25/2/25
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