Dell'attacco di Israele all'IRAN, sono riluttante a scrivere perché l'emotività è cattiva consigliera. Mi limito a esprimere un pensiero senza pretesa di oggettività. E' un timore molto umano, timore suffragato dalla conflittualità dilagante e incontenibile sulla terra. In sintesi, penso che questo stato di fibrillazione continua sia alla lunga insostenibile, perciò temo che l'equilibrio sociale e politico precario in cui siamo, si spezzi facendone esplodere le contraddizioni. Non importa quale sarà il detonatore della deflagrazione: Israele, Iran, Russia o Ucraina, USA, Canada o il Baltico, ma i segnali sono troppi, quasi gli uomini non sopportino più le parole, ma abbiano voglia di menare le mani! D'altra parte, il tratto comune di questa, come di molte altre crisi, è l'uomo; siamo noi uomini che non riusciamo a controllare i nostri istinti, istinti che, a dispetto delle buone intenzioni, (se ci sono) sono agiti. E' molto difficile nutrire fiducia nella capacità umana di costruire "pace" piuttosto che distruggere. Vorrei sbagliare, ovvero eccedere in pessimismo, e ne sarei felice, ma la nostra storia non depone a favore di un futuro virtuoso.
14/6/2025
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