SCRIBERE

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libreria di zurau

venerdì 29 giugno 2018

VIVERE

                                                                    
Eterni
fanciulli
felicità di
piccole cose
sognare e amare
quando cupo
è il cielo e
la terra triste
come nella dolce
prima età
ignari della vita
stupiti del mondo                       
e delle stelle
poi vivere
senza nostalgia.

A.Ferrin
modena, 29/6/2018




                                                                                                 

giovedì 28 giugno 2018

28 Giugno 1968

                                                             





28 giugno 1968   / 28 giugno 2018

Si annuncia una bella giornata di giugno, il cielo è limpido: i monti che contengono la valle si stagliano nette nell'azzurro.
Credo di essere qui a Premosello Chiovenda dalle 6, e non ricordo come abbia fatto ad arrivarci perché sono a 20 km da Domo e non ricordo di possedere la macchina.
Nella Clinica, dove il dottor Einaudi ha fatto nascere, (e lo fa tutt'ora), molti dei bambini della Valle, attendo nell'astanteria la nascita del primo figlio; il dottor Einaudi è un'istituzione da queste parti, per la professionalità e umanità dimostrate da lungo tempo.
Renata è ancora alle prese col travaglio, ma è questione di poco, e infatti una suora mi si avvicina e comunica che è nato il bambino, che mamma e figlio stanno bene, e che presto me lo faranno vedere.
Quindi altri 30 minuti di attesa, e dalla degenza un'infermiera spinge nella mia direzione una piccola culla per neonati, e da 6/7 metri scorgo un panneggio bianco in cui spicca solamente una testolina con capelli neri e bagnati, il viso è arrossato e quasi tumefatto, evidenti esiti del parto.
Si avvicina anche il dottore Einaudi per confermarmi che tutto è andato bene, che Renata e il bambino, subito chiamato Maurizio, stanno bene; infine posso avvicinarmi a Renata che già mostra la bellezza della puerpera.
Sono indescrivibili le emozioni provate davanti a quel batuffolo minuto, che ha gli occhi scuri e sgranati nel viso appuntito, sembra mi osservi e non piange.
Non ci si può assuefare a questi eventi : infatti le stesse emozioni avvertirò alla nascita di Annabella e Chiara, e come potrebbe essere altrimenti? Ogni nascita ha del clamoroso, se non del miracoloso, e noi umani, anche se non rappresentiamo l'eccezione nel processo naturale della riproduzione della vita, tuttavia diamo tutto per scontato, forse siamo incapaci di stupirci.


A.Ferrin
modena,28 giugno 2018

venerdì 22 giugno 2018

LEGNO

LEGNO


Affanno
nell'aria che sfugge
alghe e gusci
riporta la risacca
stremata
sulla battigia
Legno
ondeggia e geme
nella furia di mare
cupo orizzonte
l'onda reca
umili resti

A.Ferrin
modena, 22/6/2018

martedì 19 giugno 2018

EMILY

                                                                        EMILY



Ho visto il film "A Quiet Passion", film biografico sulla vita di Emily Dickinson, la più grande poetessa americana, e la più Anglosassone ; il New England è teatro della sua vita, terra dei primi coloni inglesi, i quali vi ricrearono costumi e cultura ispirati al Puritanesimo.
Emily, secondo me, era una "femminista" ante litteram: siamo nei primi decenni dell'Ottocento, e la
giovane Emily è riottosa all'osservanza di regole e convenzioni sociali proprie dei Puritani, e pertanto
sviluppa uno spiccata propensione all'autonomia e al senso di libertà, mentre appaiono i primi segnali della vena e vocazione poetica.
Rientrata in famiglia al termine degli studi, si dedica sempre più alla poesia che prospera in un'anima
sensibile ai temi dell'amore e della morte, temi di cui trattano le circa 1800 liriche che saranno
pubblicate, in massima parte, dopo la sua morte.
Nello stesso tempo si isola dalla vita sociale e si ritira nella sua camera, lei è felice solamente con i
suoi genitori e i fratelli molto amati: conduce una vita contemplativa, fra riflessione e scrittura che
esercita anche in un ricco epistolario con amici e parenti.
Si dedica alla ricerca, e affina la poesia, sublimando in essa anche le passioni più umane e romantiche
frustrate, distillando liriche pure.
A.Ferrin
modena,20/6/2018



Andare a Zonzo

                                                                  Andare a Zonzo


Il chiarore dell'alba e l'aria frizzante mi risvegliano, ho puntato inutilmente la sveglia, ma preferisco così: ho sempre amato le ore del mattino quando i sensi sono vigili e pronti agli impegni del giorno.
Ben rasato, mi accingo a uscire di casa, e rivolgo un'ultimo sguardo alla "gardenia che credevo fosse un'azalea", la sua perdita mi ha confermato che non ho pollice verde, e vederla ormai avvizzita quasi
mi rattrista, la getterò fra ramaglia e sfalcio.
Salgo sull'undici che mi conduce in via Emilia e poi sul sette fino alla fontana del Graziosi, detta dei Due Fiumi (Secchia e Panaro), dove mi fermo a godere dello spettacolo dell'acqua che zampilla e scroscia, e poi gocciola nella grande vasca.
Proseguo a piedi verso il C.A.F., dove mi sottoporrò al controllo della mia TVP: ormai sono abituato
a questo andirivieni, necessario per monitorare i fastidi dell'età.
I mezzi pubblici sono affollati raramente, e frequentati perlopiù da persone di etnie varie, un vero campionario di umanità in cui spiccano mamme con bambini, giovani e molti italiani anziani.
Mi accade che giovani (di più le ragazze) mi offrano il loro posto a sedere, che io rifiuto gentilmente,
e lo faccio con un certo disagio, ma sono colto dal dubbio: perché lo fanno?
A. Ferrin
modena,19/6/2018

martedì 12 giugno 2018

AQUARIUS

                                                                  AQUARIUS



E' inevitabile pensare e scrivere di AQUARIUS, tema buono per tutti: ben pensanti e radicali di ogni
sorta, ipocriti, ingenui e cinici, e quelli (sono pochi) mossi da autentico altruismo.
In realtà noi tutti, uomini fra gli uomini, non possiamo non essere preda delle contraddizioni e passioni proprie della natura di cui siamo parte.
Ecco allora chi dispensa moralismo a buon mercato, e stigmatizza la decisione dell'Italia di negare
l'approdo della nave che trasporta oltre 600 migranti, chi si appella a principi  universali, che a parole  tutti condividiamo, e nello stesso tempo specula sui finanziamenti pubblici e privati, e chi  indulge infine alla retorica edificante dei preti i quali, a loro volta e per primi, lucrano sull'accoglienza e
assistenza agli ultimi della terra; in tal senso è utile ricordare le ripetute, ricorrenti e stucchevoli esortazioni di Bergoglio, mentre la sua Chiesa promette e non mantiene: infatti ospita un'infinitesima
parte di richiedenti asilo nel suo immenso patrimonio edilizio.
E accenno solamente all'egoismo dei Paesi dell'Unione che rifiutano di condividere gli oneri derivanti
dall'enorme problema delle moderne, bibliche migrazioni.
Ma, infine, tutto questo rientra nella perenne "guerra tra poveri" e fra "ricchi e poveri", a volte la lotta è meno cruenta e spesso ritualizzata, ma è sempre lotta per l'esistenza cui siamo condannati, la lotta per la sopravvivenza in cui l'uomo diventa anche "Homo homini lupus", e allora il fine della nostra vita sembra immutabile: prevalere, occupare nuovo spazio, risorse e potere.
La civiltà ha ridotto in parte la ferocia e la crudeltà della lotta che però, come fiume carsico, può riemergere imprevista e improvvisa,
E' pessimismo questo? Può darsi, ma è frutto della nostra storia.
Le religioni e la filosofia hanno indicato barlumi di verità e soluzioni perlopiù consolatorie, quando non si sono trasformate in fortini di dogmatismi e assolutismi nefasti, e perciò indurci a considerare se, e in che misura, la natura dell'uomo (il suo nucleo primitivo), possa veramente evolvere.
A.Ferrin
modena,12/06/2018








giovedì 7 giugno 2018

ARCOBALENO

                                                                ARCOBALENO


Il significato più ovvio e immediato del termine è Arco/Lampo: è un semi cerchio formato da archi di colori concentrici, fenomeno prodotto dai raggi solari quando, dopo un temporale, la luce si rifrange nelle gocce d'acqua e nell'acqua nebulizzata frazionandosi nei colori dello spettro solare, la sua è
un'apparizione clamorosa e di breve durata che, nella simbologia della cultura umana ha assunto
molteplici significati.
Ora, nell'accezione sostenuta dai movimenti LGBT, l'arcobaleno indica la varietà dei "generi", ne hanno fatto il loro simbolo che indica la bellezza dell'insieme dei colori nel fenomeno fisico in atmosfera, assimilandolo a un'ideale società dove tutti i generi legati alla sessualità umana hanno diritto di cittadinanza, mentre, a mio parere, questa assimilazione è solamente frutto della cultura, una sovrastruttura della mente umana, del suo orgoglio e arroganza deterministica.
In altri termini la cultura, o ciò che noi consideriamo tale, ci allontana dalla natura, con il rischio di 
condurci alla deriva.
A.Ferrin
modena, 07/06/2018

martedì 5 giugno 2018

LA GARDENIA CHE CREDEVO FOSSE UN'AZALEA

                                



E' sofferente, visibilmente sofferente: è il terzo giorno che non la disseto, e il caldo di questi ultimi
giorni è deleterio anche per noi umani.
Oltretutto sono stato distratto dal dovere di curare la pianta da episodi che spiegano, almeno in
parte, la mia dimenticanza: domenica l'incontro fortuito(almeno per me) con Bongo, l'africano che
ha confezionato, sorridendo e con destrezza, un piccolo "pacco" ai miei danni; ho rimuginato a lungo sull'accaduto, diviso fra la naturale, istintiva indignazione e l'ammirazione per le sue doti di istrione
e fantasista.
E ieri, lunedì, ero impegnato nell'ormai ricorrente Day Hospital per la cura dei problemi della pelle ma, in questo caso, tra anestesie locali, punture, tagliuzzamenti vari, ricuciture e rammendi, ero accudito dal personale fatto di donne che, come sempre bravissime e sorridenti, attenuavano il dolore: bellissima l'immagine della giovane chirurga protesa sul mio viso che mi sorride con labbra di rosso ciliegia.
Ma ora sono qui a vegliare "l'azalea che credevo fosse una gardenia": è abbattuta e triste, sembra priva di linfa, e provo già nostalgia, come la nostalgia di Tommy, che morì cadendo dal nono piano, forse per desiderio di libertà, o per afferrare un passerotto, e per Nero, il bastardino minato dal male,
ma giocoso fino alla fine.
A.Ferrin
modena, 05/06/2018

domenica 3 giugno 2018

BONGO

                                                                          BONGO
                                                                         (e così sia)


Nel tardo pomeriggio ho visto al cinema "Nessuno è innocente", film con Denzel Washington: è la
parabola di un oscuro avvocato idealista che, impegnato nella difesa dei Diritti Civili, subisce una sorta di "mutazione genetica" che lo porta a tradire i suoi principi, e quindi a delinquere, errore che
paga con la vita.
Ma prima di arrivare in via Rismondo ho percorso, come è mia abitudine, via Canalchiaro e fatto una
piccola deviazione in Santa Eufemia per curiosare nelle vetrine di un pellettiere: infatti cerco uno
zainetto che mi serva da contenitore per le piccole cose che porto con me quando vado a zonzo.
Mentre osservavo gli zaini esposti, si materializza al mio fianco una ragazzo nero, non molto alto
ma corpulento, e sfodera un sorriso con una chiostra di denti candidi, ma priva di tre incisivi: l'effetto
è un poco buffo ma simpatico.
Saluta e io rispondo con gentilezza: non l'avessi mai fatto! Comincia con una tiritera fatta di lodi
sperticate: tu sei una brava persona, si vede che non sei razzista, sai, oggi sono molto felice perché e nato il mio secondo bambino, guarda, te lo faccio vedere, e mi mette sotto gli occhi lo smartphone con cui armeggia, e mostra una giovane donna, peraltro bianchissima, con in braccio un frugoletto
nero, e io chiedo: ma dove sono adesso? In Kenia risponde, e io domando: come ti chiami? Bongo...
io, non so perché, penso subito a Bingo Bongo, e mi chiede ancora: tu hai figli? Si tre, e vuole che gli dica i nomi.
Sono frastornato dall'ondata di complimenti e notizie felici con cui mi ha investito; forse qualche
perplessità fa capolino nella mia mente, ma Bongo non mi concede il tempo di riordinare le idee, e
continua: sei una persona così speciale che voglio farti un regalo, e mette deciso due piccole statuine
nelle mie mani, per te e tua moglie, e questi braccialetti per i tuoi figli; io protesto e non li voglio, ma
insiste: sono molto felice, lo faccio volentieri perché sei buono, si vede dagli occhi.
Ora sono molto a disagio e dico: almeno accetta questi, e gli porgo 15 Euro, al che il nero, con una faccia di tolla almeno pari al candore: dammene almeno venti.
Bongo, il nero con la dentatura finestrata, mi ha fatto una "vendita positiva" con i fiocchi e io, da ex venditore, lo riconosco, altro che i napoletani che bazzicano Forcella e i quartieri spagnoli!
A.Ferrin
modena, 03/06/2018



2 Giugno

                                                                     2 GIUGNO


Ieri 2 Giugno, festa della Repubblica, Parata in via dei Fori Imperiali a Roma: lo scenario è
impareggiabile, in un tripudio di bandiere, fanfare e spettatori partecipi; i neo Governanti, nati da un parto alquanto travagliato, sono nella Tribuna d'Onore accanto al Presidente della Repubblica.
Sono evidentemente emozionati e, chi più chi meno, ne ostentano i sentimenti, e con ragione: a tratti alcuni di essi sono ancora increduli di essere in quella Tribuna, quasi ragazzi felici ma storditi dall'inatteso successo che li ha catapultati dal grigiore dell'anonimato ai fasti del Potere.
Devo dire che, come accade di frequente, le donne della compagine, sono più composte e sicure di se rispetto ai maschi, i più giovani, che sono scanzonati come a una festa di matricole.
Comunque sono felice che la lunga crisi politica abbia avuto un esito che spero si riveli positivo, e
che tutto, per il momento, sia finito "a tarallucci e vino".
Voglio esprimere a Sergio Mattarella plauso e stima sinceri per come ha condotto questa crisi, tra
le varie difficoltà dovute alle intemperanze e alla logorrea dei nuovi politici arrembanti.
Peraltro non nascondo che per un attimo ho sperato che Carlo Cottarelli potesse essere il nuovo Capo del Governo.
A.Ferrin
modena, 3 Giugno 2018