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libreria di zurau
giovedì 1 novembre 2018
INSURREZIONE UNGHERESE
E' il 1956, dal 23 ottobre al 10 novembre, e io sono in Collegio a Ferrara, nell'antica sede di via Cairoli: le giornate trascorrono nello studio e nella vita comunitaria ancora spensierata, nonostante io
sia alle prese con la prima adolescenza, con tutto quanto ciò comportasse in termini di sviluppo fisico e psichico.
Ovviamente io, come i miei compagni di studi, non mi interessavo di politica, ed ero sommariamente
informato sull'attualità nella società italiana o europea; infatti guardavamo ( e non sempre) l'unico canale TV in b/n, o coglievamo i commenti dei più grandi, e tuttavia possedevo già alcuni tratti del
carattere idealista che avrei conservato in futuro.
Si era in piena "guerra fredda" fra i due campi, occidentale e orientale, che si fronteggiavano armati fino ai denti, e che già disponevano di arsenale nucleare.
Nell'Europa Orientale controllata dalla U.R.S.S., e soggetta a regimi comunisti, quali Polonia, DDR,
Paesi in cui erano già scoppiati moti popolari di protesta, mentre la Jugoslavia, pur conservando un regime comunista, aveva preso le distanze dai regimi di obbedienza sovietica.
Avrei compiuto i 14 anni in dicembre e pertanto, ripeto, non possedevo molti elementi per valutare gli avvenimenti politici nazionali e internazionali: partecipavo emotivamente agli eventi del mondo, almeno di quelli più clamorosi, che ispiravano sentimenti di simpatia e solidarietà.
Tutto cominciò il 23 ottobre con una manifestazione studentesca sostenuta dal Circolo Petofi (Poeta eroe della rivoluzione del 1848); gli studenti rivendicavano diritti condivisibili, le voci si diffusero
rapidamente e davanti al Parlamento si ritrovarono in circa 200.000: le proteste contro il Regime
salirono di tono, e i manifestanti rivendicarono libertà per l'Ungheria e l'uscita dell'Armata Rossa che
occupava il Paese dalla fine della 2^ guerra mondiale.
La polizia aprì il fuoco sui dimostranti provocando i primi morti.
Fu l'insurrezione armata: la mia memoria focalizza i primi giorni dell'insurrezione in cui sembrò che
i rivoltosi(ai quali si erano uniti alcuni reparti dell'esercito ungherese), avessero la meglio, e infatti le forze Sovietiche mostravano di volere lasciare il Paese, ma si trattò di un inganno.
Nei pochi giorni di libertà erano stati liberati prigionieri politici e il Card.Midzenty, ripristinata la
libertà di stampa e il pluripartitismo.
Gli ungheresi festeggiavano quando, alle prime luci del 4 Novembre, i cittadini di Budapest furono
svegliati dai cingoli dei carri armati che invadevano la città e il Paese.
I sovietici impiegarono 200.000 uomini e 4000 carri armati (si disse fosse un corpo d'invasione più
potente di quello che i nazisti avevano impiegato nella "Operazione Barbarossa").
La resistenza degli ungheresi fu semplicemente eroica e commovente: noi ragazzi eravamo attenti
alle cronache radio che informavano in "tempo reale", e si trattava per lo più di radio "libere"private
o di Radio Europa libera che trasmetteva da Monaco di Baviera.
Rimasero nella memoria nomi che non potevano non affascinare sopratutto i giovani, per l'esempio
che davano di coraggio e coerenza: mi riferisco a Imre Nagy, che era già stato vittima di purghe staliniste, a Pal Maleter (Colonnello dell'esercito eroe della resistenza ai nazisti) e ad altri 1200, più oscuri protagonisti della insurrezione.
Morirono 2500 ungheresi e 750 russi, altri 1200 ungheresi furono condannati e giustiziati negli anni
successivi, e 250.000 fuggirono all'estero.
Imre Nagy e Pal Maleter furono catturati con l'inganno all'uscita dell'Ambasciata Jugoslava nella quale avevano trovato ospitalità e rifugio: non era stato rispettato il salvacondotto di Kadar.
Si trattò infine di un esito quasi scontato (con il senno di poi): l'Ungheria "doveva" appartenere al
campo comunista, e i Paesi occidentali non potevano intervenire nonostante gli accorati appelli e
invocazioni d'aiuto provenienti dagli insorti che soccombevano nell'impari lotta.
P.S.
A volte, la storia fa giustizia (spesso troppo tardi) delle falsità e nefandezze degli uomini:
*Sconfitta la Rivoluzione, il governo filo-sovietico di Kadar procedette alla restaurazione con
processi e condanne a morte.
Nel maggio '58 Imre Nagy e Pal Maleter e il giornalista Miklos Gymes furono condannati a morte: Palmiro Togliatti, il quale aveva approvato l'invasione dell'Ungheria, si espresse per la loro condanna, ma chiese che l'esecuzione fosse posticipata nel timore che l'evento pesasse negativamente nelle elezioni politiche italiane di Giugno.
Il 16 giugno i condannati furono impiccati.
Alla caduta dei regimi comunisti dell'Europa orientale negli anni 89/90, Nagy, Maleter e Gymes furono riabilitati al pari di quanti avevano partecipato alla Rivoluzione.
Venne riesumato il corpo di Nagy(il cui luogo di sepoltura era ignoto), e trasferito nel Cimitero di
Budapest.
Dopo Perestroica e Glasnost di Gorbaciov, il presidente Yeltsin si recò in Ungheria e davanti al
Parlamento ammise che l'URSS aveva sbagliato a invadere il Paese.
*Lo scoppio della rivoluzione ungherese e l'intervento russo provocarono una grande diaspora fra gli
intellettuali comunisti italiani ed europei, e anche il futuro Presidente Napolitano(il migliorista!) che aveva approvato l'invasione, in qualità di Presidente ammise di avere sbagliato.
A.Ferrin
modena, 1/11/2018
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