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libreria di zurau

mercoledì 29 gennaio 2020

ANTISEMITISMO


Tutto inizia con la conquista di Gerusalemme e la distruzione del Tempio a opera dei Romani.
Da allora prende l'avvio la diaspora del popolo ebraico errante in Europa e Medio Oriente da circa
2000 anni: sono stati perseguitati e ghettizzati in quanto minoranza con una forte identità culturale,
riottosa verso ogni tentativo di assimilazione, orgogliosa della propria unicità in quanto depositari
della vera fede (a loro dire), il Dio del Vecchio Testamento.
Ma erano accusati di usura, tenevano banchi di pegno con i quali l'ebreo si arricchiva e il cristiano impoveriva.
E' il problema di tutte le minoranze: hanno sempre vita difficile perché, mentre legittimamente
difendono la loro peculiarità religiosa o ideologica, nello stesso tempo si estraniano dalla società di appartenenza che vede la loro "diversità" con sospetto, e perciò mal tollerata.
D'altra parte la Roma imperiale li aveva dispersi perché erano ribelli al loro dominio e alla religione pagana, ma poi è subentrata la Chiesa Cattolica (e anche la cristianità protestante) ad additarli  come
Deicidi (uccisori di Gesù), e poco conta che solo da pochi anni la Chiesa dichiari la solidarietà verso il Popolo ebraico (da notare che in Italia i Ghetti, nello Stato della Chiesa, sono stati chiusi solamente con l'Unità d'Italia!)
Queste sono alcune cause storiche della nascita dell'antisemitismo diffuso in Europa da secoli.
Aggiungo che il ventesimo secolo ha conosciuto l'immane Shoah con l'uccisione di 6 milioni di Ebrei
da parte del nazismo, e questa tragedia ha fatto sì che quel popolo ottenesse dagli Alleati vincitori
della Seconda Guerra Mondiale, un "risarcimento morale" con la facoltà di creare un proprio Stato,
Israele.
Senonché questo risarcimento è stato praticato sulla pelle di altre genti più povere e deboli, gli Arabi
della Palestina e del Medio Oriente; da decenni Israele, economicamente e militarmente più forte,
occupa buona parte della Cisgiordania, colonizzandola, ostacolando nei fatti la nascita di una Nazione Palestinese indipendente.
Ciò avviene all'ombra della potenza USA, con la protezione della potente e influente comunità degli
Ebrei americani e del mondo.
E' di ieri l'ultima proposta americana di pace tra Ebrei e Palestinesi, proposta che conferma ancora una volta la parzialità degli USA: è una proposta diretta a un popolo evidentemente più debole, gli
Usa propongono ai Palestinesi di accettare come fatto compiuto la presenza delle colonie ebraiche in Cisgiordania, per cui l'eventuale Stato Palestinese non avrebbe continuità territoriale, Israele avrebbe
Gerusalemme come capitale, e agli Arabi sarebbero destinati alcuni quartieri della vecchia Città.
Tutto ciò nei giorni in cui si celebra il "giorno della memoria" del genocidio degli Ebrei, con un
martellamento di testi e documenti ripetuti all'infinito, e nei quali è assente ogni ricordo di popoli
che hanno subito e subiscono tutt'ora persecuzioni e stermini di massa.
Bontà loro, in questi giorni hanno trasmesso un ottimo documento storico circa il trattamento subito
dai 700 mila militari italiani internati in Germania, militari che dopo l'otto settembre (armistizio e cambio di campo dell'Italia, e "tradimento" secondo i tedeschi), avevano rifiutato di lottare a fianco delle armate tedesche, o di rientrare in Italia per combattere  i partigiani, i soldati italiani e gli alleati
che già dilagavano in Italia
La resistenza dei nostri soldati si è rivelata importante perché ha sottratto forze combattenti e mezzi    alle forze nazifasciste.                                                                                                                                N.B. Dei nostri militari internati in Germania, ne morirono circa 50000.

modena, 29/1/2020

martedì 21 gennaio 2020

FIORIRA' L'ASPIDISTRA



Leggo un vecchio romanzo di George Orwell, "Fiorirà l'aspidistra"; questa è una pianta forte, resistente al freddo e alle atmosfere grigie e nebbiose dell'Inghilterra.
Orwell è noto sopratutto per 1984, libro in cui immagina, profeticamente, l'umanità omologata e massificata, dominata da un "Grande Fratello", un potere che si dividono grandi potentati, entità onnipotenti che tutto regolano e dispongono, una realtà inquietante e sempre incombente.
Orwell era dotato di una fervida fantasia, e d'altra parte la storia recente gli aveva fornito materiale a bizzeffe come fonte di ispirazione; il libro è del 48/49 dopo una guerra che procurò 50milioni di morti e nella quale l'umanità ha sperimentato le conseguenze delle prime Bombe Atomiche lanciate sul Giappone.
Orwell era anche di idee socialiste, un idealista quasi radicale, e nello stesso tempo ossessionato dalla
penuria di danaro e affascinato dal pauperismo: leggendolo si ripiomba nelle pagine di Dickens che
descrivono la Londra del 18° secolo degli slums più poveri, quelle di Dostojevskj nelle "Memorie del sottosuolo" e di Hugo nei "Miserabili".
L'aspidistra è la pianta dalla vita stentata che vegeta, che non richiede grande cura, che vive con poco
come il Gordon del romanzo in cui Orwell la cita spesso, che compare sui davanzali e che egli tiene
nella sua stanzetta e che descrive spenta e insignificante come la propria vita.
M Gordon è anche poeta:si sacrifica, mangia poco e dorme male perché scrive poesie, alcune pubblicate per cortesia, molte altre non sono accettate, e non riesce a portare a termine il primo romanzo, non ha una donna da portarsi a letto e ne soffre troppo.
Egli rifiuta la competizione richiesta dalla società capitalista, e solo dopo un lungo e doloroso percorso realizzerà la "necessità" di dovere mettersi in gioco.
Vuole fare il "poeta maledetto " ma lo stomaco è troppo esigente, e pertanto deve lesinare i pence che non può esibire perché non li ha: ma egli ha fatto una scelta pura che richiede scelte coerenti.
Si confonde e mimetizza nei Pub frequentati dai più poveri dove ingolla birra dozzinale; egli assume che il danaro sia determinante per le fortune dell'uomo, e che negare questa verità sia farina di ricchi
e ipocriti.
Ma accade che, dopo il primo rapporto sessuale molto desiderato con la sua fidanzata Rosemary, fidanzata ancora vergine e molto innamorata, questa è in attesa di un bimbo, e ciò precipita il poeta frustrato in una profonda crisi esistenziale, dalla quale uscirà con scelte di nuova vita.
Si libera del suo manoscritto incompiuto e consunto, abbandona le velleità letterarie per accettare
l'unica realtà: il figlio in arrivo e Rosemary.
Entra così a fare parte dell'umanità di sempre, fatta di uomini e donne che lavorano e vivono giorno
dopo giorno per obbedire alle leggi e necessità della natura e della vita sociale.
Pertanto, Gordon e Rosemay saranno piccoli borghesi in un appartamentino che arrederanno con mobili pagati a rate, e terranno sul davanzale un'aspidistra, che forse fiorirà (non si sa se e quando).

modena,21/1/2020


domenica 12 gennaio 2020

SPIGOLATRICE


Da messi bionde
solitaria
spiga
negletta                                                             
fra stoppie
attende
giovane
lieta                                                                                           
a spigolare
che vuole                              
confortare
ancora
diffuso
languore

modena, 12/1/2020

martedì 7 gennaio 2020

SORRY WE MISSED YOU


Con questo film, a 83 anni, Ken Loach mostra ancora una volta grande sensibilità per i temi sociali circa la condizione umana, soprattutto quella dei ceti più deboli della società.                            Rispetto a quest’ultimo, il suo precedente “Io, Daniel Blake”, è un film per educande: occorrono infatti tanto di stomaco e cervello per sostenerne la visione per tutta la sua durata (101’).                     Il filo conduttore della pellicola è costituito dai problemi sociali che la Società moderna pone e crea con i meccanismi insiti nel Sistema: Produttività e Competitività estrema, ricerca del Profitto, incentivo esasperato al Consumismo; si perpetuano le guerre “armate” del passato tra popoli e classi, ma con mezzi più sofisticati e subdoli perché, comunque, la posta in palio è sempre quella della supremazia e del dominio di un popolo e di un’economia sulle altre, della lotta fra gli uomini per la sopravvivenza.     
Senza dimenticare che già nell’800, all’inizio della rivoluzione industriale, si postulava che questa avrebbe creato nuove opportunità e ricchezza ma, nello stesso tempo, avrebbe prodotto sacche di povertà e di emarginazione, esito inevitabile del nuovo sistema produttivo alla cui base c’è comunque la ricerca sempre più esasperata del profitto.           
E l’uomo della strada ripete vecchi modi di dire: “è sempre stato così” oppure  “è destino dell’uomo”, e gli uomini, spinti dalle stesse illusioni e promesse provenienti anche da Poteri lontani e occulti, continuano a “tirare la carretta”.                                                
Tutto ciò è reso possibile dalla ingenua e comprensibile aspirazione delle masse a liberarsi dalla schiavitù del bisogno e di poter quindi di vivere in pace; d’altra parte abbiamo sempre dovuto combattere per vivere, ma spesso quando un raggio di sole  filtra improvviso nel folto della foresta, è ingannevole perché ci riscopriamo sempre prigionieri del suo groviglio e dei garbugli.          
Aggiungo che l’uomo, spesso per debolezza e ignoranza, si fa schiavo, suddito e gregario, facilitando così il compito del Signore o Tiranno di turno: ma come dargli torto se deve fare fronte a un Sistema senza volto, un Moloch indistinto e pervasivo, minaccioso e incombente?          
La vicenda narrata da Loach, è una piccola storia di umanità ma emblematica di una realtà diffusa e, in quanto tale, universale; il teatro dell’azione è una periferia anonima e povera d’Inghilterra, dove una famiglia lotta per l’esistenza.                                                                                                              Da circa vent’anni sono pensionato, ho cominciato a lavorare nei primi anni ’60 e pertanto, come i miei coetanei, ho la fortuna di aver vissuto l'esperienza lavorativa nel periodo cruciale della storia economica e sociale del nostro Paese e dei Paesi più sviluppati dell’Europa Occidentale.
Qui però fa capolino nella memoria ( ricordo rimosso?) qualche immagine degli anni a cavallo del '50: noi eravamo fortunati perché, pur senza scialare, lo stipendio di mio padre era dignitoso, ma
ricordo che la povertà nelle strade era visibile e mi turbava la visione di molti mutilati; di ragazzini e adulti che cercavano e raccoglievano metalli di ogni tipo che consegnavano a centri di raccolta, e per  i quali erano ricompensati, altri andavano per campi e colline alla ricerca di residuati bellici che, manipolati incautamente, provocavano incidenti mortali.
L’Italia è passata dalla tragedia di una guerra perduta a una ricostruzione faticosa, tra sacrifici e ristrettezze, ma io ho trovato un’Italia che aveva sanato le ferite più gravi ed era nel pieno di un ”miracolo economico”che stupiva il mondo e ci inorgogliva: ricordo un fermento produttivo e una crescita sociale quasi prodigiosa.                           
L’offerta di lavoro superava la domanda, ci si  concedeva il lusso di cambiare lavoro, e ciò creava maggiori opportunità per i lavoratori che acquisirono inoltre nuovi diritti sindacali, più stabilità e libertà con la mobilità sociale e lavorativa, insomma più potere contrattuale nel rapporto di lavoro, peraltro più garantito e regolato dai contratti nazionali di lavoro.
C'era un rapporto dialettico fra maestranze e datori di lavoro, ma le difficoltà maggiori nascevano per
motivi di carattere ideologico. (era L'Europa della Guerra Fredda)                                                          Non esisteva il precariato che i giovani di oggi conoscono, era assente anche il fenomeno attuale dell’immigrazione ma, in ogni caso, e a mio parere, il periodo delle “vacche grasse” ebbe fine nel corso degli anni ’90.                                                          
L’economia, fra crescita, stagnazione, inflazione e stagflazione compiva i cicli previsti dagli economisti, mentre la società civile, sotto la spinta dei nuovi “bisogni”, e del “progresso”, elargiva ai Cittadini nuovi diritti, quali il nuovo Diritto di Famiglia, l’Aborto, il Divorzio, e lo Statuto dei Lavoratori, riforme che sono state nello stesso tempo, causa e frutto di profonde trasformazioni socio-culturali e di costume.                                        
Cambiava l’Italia che mai più sarebbe stata quella della mia infanzia, dei genitori e dei nonni: questa era migliore, peggiore? Sono domande inutili o retoriche: era semplicemente la realtà della vita che procede con sue regole, e indipendentemente dalla nostra volontà, anche se noi ci illudiamo di essere “liberi”e padroni del nostro destino.
Loach affronta questi temi e rende drammaticamente lo stato delle cose nella società “moderna”, è una fotografia delle sue contraddizioni, con la forbice tra ricchi e poveri che si apre sempre più e i diritti, che si pensava fossero stati acquisiti, sono sempre più minacciati, violati o elusi, mentre i ricchi sono al riparo nel  fortilizio difeso dalle leggi garantiste della democrazia!                              Ma noi uomini abbiamo capacità sovrumane nel sopportare le ingiustizie che subiamo a opera dei Poteri, più o meno occulti, dei potentati economici, ideologici e religiosi.                                              E i giovani di oggi, per necessità, sono indotti ad accettare o adattarsi a condizioni di lavoro umilianti, e altri, per loro fortuna e coraggio, trovano nuove opportunità di lavoro oltre frontiera. 
D'altra parte, l'avvento dell'Unione Europea ha portato all'introduzione dell' EURO, la nuova moneta comune che, con nuove regole di bilancio e di gestione finanziaria più severe, ha reso tutto più
difficile: l'inflazione non è più uno strumento utilizzabile nella competizione tra le economie europee,
si compete in un mercato sempre più globale e condizionato da regole ferree, un'arena in cui i Paesi  più virtuosi prevalgono.
Le nuove generazioni hanno un futuro impegnativo, pieno di incognite e io, con l'ansia propria dei    genitori, spero di ingigantire gli ostacoli rispetto alla realtà delle cose.
Vorrei solamente che i giovani non vagassero abbagliati, storditi e fuorviati da luminarie e movide,  o che non se ne stessero rintanati come soldati ubriachi nelle trincee, in attesa di affrontare il nemico.
                                                                                                                                         Modena, 2/1/2020     
                                                                                                                                                             

lunedì 6 gennaio 2020

ARTURO




Ieri, giorno di Natale, m’è venuto di telefonare a uno dei miei cugini della famiglia Laino, e ho deciso per Arturo, mio coetaneo e compagno di giochi a Crotone; negli anni '50, le    nostre famiglie si erano separate trasferendosi: a Ferrara i Ferrin, a Torino i Laino.              Così ho digitato il numero di Arturo e, alla risposta, ho salutato, ma la voce al telefono mi ha detto che il telefono era sì di Arturo, che però era scomparso da due mesi e, a scanso di possibili equivoci, ha precisato che era morto da due mesi.                                                   La moglie di Arturo aveva lasciato  il Cellulare ai vicini, forse per liberarsi da molte domande che avrebbero solo aumentata la sua sofferenza.                                                    In ogni caso, questa mattina ho richiamato, hanno risposto gli stessi amici di ieri: mi hanno fornito il numero della moglie di Arturo, cui risponde la segreteria telefonica.                      Infine ho desistito da ogni ulteriore tentativo: forse è meglio, tengo per me la tristezza, evitando di vagare fra tumuli e loculi dei morti, e senza disturbare i superstiti.                   Ma ho voluto insistere e oggi ha risposto Augusta, la moglie di Arturo: ha parlato di mio cugino, che aveva accusato imprecisati disturbi durante le vacanze in Grecia, Paese di cui era appassionato; erano ritornati precipitosamente in Italia, dove gli hanno diagnosticato un male grave e fatale.                                                                                                             Mio cugino era innamorato della Grecia e del mito della Magna Grecia, di cui Crotone, la nostra città natale, era stata fra le più splendide delle Colonie Greche di Calabria, (tra l’altro Patria di Pitagora).
Nell'ultima telefonata si parlava dei mesi trascorsi a Collegno nella loro casa, con zio Attilio e zia Stella, prima che io mi sposassi a dicembre '67.
Egli non trascurava, anche dopo decenni di permanenza a Torino, di rimpiangere la Calabria, Crotone e tutto quanto riguardava la "grecità e la Magna Grecia": la sua era un'acuta nostalgia della prima giovinezza, probabilmente esito dello sradicamento subito.
E ricordo infine il suo invito a recarmi nella sua casa trovata in una valle del Torinese,
casa di cui era felice e dove mi invitava con entusiasmo, assicurandomi che mi avrebbe accolto alla stazione di Chivasso per condurmi nella sua Valle.
Ma purtroppo non sono riuscito a rivederlo.
A.Ferrin
Modena, 26/12/2019

RITRATTO DELLA GIOVANE IN FIAMME


Il soggetto è fra i preferiti dalla regista Celine Sciamma, e il film è molto bello: il colore, la
scenografia e la fotografia (alcune sue scene sono quadri suggestivi), e fra le attrici, una più bella e
brava delle altre, è difficile scegliere. 
E' ambientato nel '700 sulla costa atlantica della Normandia dove, il colore cupo e gli elementi di una natura aspra, conferiscono al paesaggio un'atmosfera gotica.                                                                    L’episodio dell’aborto procurato dalla “mammana” nella sua povera casa, alla presenza dei bambini, è inevitabilmente cruda, ma anche di una bellezza struggente.                                                                   Altro discorso è il tema del film: l’autonomia e l’autosufficienza reclamate dalla donna, insomma la libertà dalla tutela e autorità maschile, ammesso che siano sempre esistite, e in questo film gli uomini,
presenti in poche scene, ricoprono infatti ruoli marginali o servili.
Ciò prefigura anche una totale libertà nei sentimenti, e infatti le donne “fanno gruppo” e mostrano di potere emarginare l’uomo dando vita a una relazione saffica molto delicata ed estetizzante.                 D’altra parte l’uomo, in genere, prova molta curiosità per il rapporto saffico, è una delle sue fantasie legate all’erotismo, anche se rischia l’emarginazione dal mondo spesso esclusivo della donna.              Pertanto, nella maggioranza dei casi, all'uomo è riservato il ruolo di spettatore.
A.Ferrin
Modena,20/12/2019

31 DICEMBRE 2019




31 DICEMBRE 2019
Breve escursione in centro storico; le mie figlie sono partite per Domodossola da Maurizio  e io, nonostante avessi programmato un’evasione verso Padova, ho preferito restare a Modena: viaggiare in solitudine è più deprimente che starsene al calduccio nella propria “tana”.                                                                                                  
La giornata è bellissima, il cielo terso e azzurro, e l’aria pungente è quella della stagione; ancora una volta, come in anni precedenti, la Città non è abbandonata del tutto ; c’è un viavai animato nelle vie centrali, i locali pubblici sono affollati e sui gradoni del duomo di Piazza Grande sono seduti al sole uomini donne e bambini: si appoggiano ai marmi del Duomo, gli occhi socchiusi,  sembrano iguane che si riscaldano al sole.                                                                                                                            Acquisto i quotidiani e mi dirigo alla Libreria Feltrinelli, vorrei un libro: chiedo di Curzio Malaparte, del quale ho già letto Kaputt e La Pelle, ma non hanno altri titoli, chiedo di Vaclav Havel ma è sconosciuto; dopo una attenta ricerca trovano l’autore ma non hanno sue opere, e le giovani donne non sanno proprio chi fosse, sarà la loro giovane età,  forse bisogna essere indulgenti, ma qui si parla di storia recente: Havel è stato fra i promotori di Charta 77, il movimento democratico Cecoslovacco che, con altri movimenti Est-Europei, ha provocato la caduta dei regimi comunisti e, oltre a essere stato notevole poeta e scrittore, è stato anche il primo Presidente della nuova Cecoslovacchia.                                                                                                                                       E poi si lamenta la scarsa propensione degli italiani alla lettura! In compenso gli infernali tablet  e smart impazzano  lampeggiando ovunque.                                                                                               Camminare tra la gente si ha conferma, ammesso che sia necessario, della commedia umana in cui noi tutti recitiamo senza sosta, a beneficio del “pubblico” o del “privato”; c’è la convivialità di facciata, e la vita più vera riservata ai più intimi, spesso quella arcigna e umorale (si ascoltano cose irripetibili).                                
E quindi, cogliere parole o parti minime dei  dialoghi che mogli, mariti, figli, amici e parenti  si scambiano sotto i portici, sui marciapiedi o nella via, vuol dire intercettare brandelli di umanità, e toccare con mano quanta fatica facciamo noi umani per vivere.

Modena, 31/12/2019

SANTO STEFANO 2019


SANTO STEFANO 2019
La giornata è troppo bella per starsene chiusi in mansarda, così decido di recarmi in Duomo dove c’è il  concerto natalizio con musica e corali “a Cappella”.                                                                                                                                              Sono in vista della facciata del Duomo, e noto già code di uomini donne e bambini in attesa che le porte siano aperte.  
Il Duomo di Modena non è molto capiente: è stato edificato dalla Comunità nel 1200, all’età dei Comuni, quando il potere laico si contrapponeva al potere della Chiesa, e infatti furono i Cittadini a volerlo e a sostenere i costi di costruzione.                                                                                               D’altra parte la città era piccola (siamo nel medioevo), e la chiesa era dimensionata per le esigenze del tempo;  pertanto è facile intuire che non tutti potranno ascoltare il Concerto, e infatti la valanga umana occupa rapidamente i posti disponibili.                                                                               Penetro a fatica tra la folla che invade le navate, e noto infatti che sedie e panche sono già presidiate; mi accingo a ritornare sui miei passi quando una ragazza, addetta a regolare l’afflusso dei visitatori, nota le mie difficoltà e mi indirizza ai primi banchi vicini al Presbiterio, banchi che sono riservati, a suo dire, per chi ha difficoltà motorie.                                                                                   
Forse ho trovato un posto a sedere, ma il responsabile dell’organizzazione afferma che gli stessi sono riservati agli “Amici della musica”, altri agli “Amici del Duomo”, altri ancora sono destinati a funzionari della BPER, sostenitori della manifestazione, a presuli e suore, e alle rappresentanze civili e militari presenti sul nostro territorio.                                                                                                      Obtorto collo, me ne devo fare una ragione: non ascolterò il concerto, e mi siedo sulla panchina di fronte al Duomo, all’aria aperta in una giornata dicembrina che pare di primavera, mentre il Duomo affollato ora sarà un po’claustrofobico.                                                                                                     Me ne sto in estatica contemplazione della facciata che in questa ora vicina al tramonto acquista più bellezza;  i raggi obliqui del sole penetrano fra i tetti e si spezzano in luci ed ombre, così che la parte superiore della facciata,  inondata di luce, risplende di biancore e screziature;  quella inferiore, già in ombra, è di un grigio tenue diffuso che però non nasconde le sculture di Wiligelmo.                             Così scruto queste pietre ancora una volta e penso alle maestranze che hanno installato la “fabbrica del Duomo”, un cantiere che ha richiesto molti anni di lavoro, quasi senza soluzione di continuità, nonché alla maestria e genialità con le quali sono stati riutilizzati i resti della Mutina romana, resti adattati e inseriti nel nuovo edificio: ogni pietra, dalle colonne di granito ai resti lapidei di Templi pagani, ha una storia, una storia stratificata e leggibile.                                                                           Lanfranco architetto e Wiligelmo scultore, hanno condiviso le fatiche necessarie e quindi l’onore e il merito di avere portato a compimento quest’opera mirabile.                                                                   Attendo il bus che mi riporterà a casa, ma nei giorni festivi i mezzi di trasporto esercitano elasticamente e con molta libertà ( eufemisticamente) il servizio pubblico, e allora osservo i turisti, i maniaci del self, e gli amanti delle paccottiglie esposte sui banchetti dell’artigianato “artistico”.           In attesa del bus, un signore anziano siede al mio fianco; porta a guinzaglio un Bulldog di piccola taglia, tutto panciuto e, come si conviene, senza naso, è buffo e simpaticissimo, è tutto rosa che sembra un maialino,  Dolly è il suo nome, si sdraia sotto la panchina a zampe aperte, e sempre vigile.                                                   
Sono innamorato dei cani (nella mia famiglia di origine ne abbiamo avuti molti), e ho espresso questa mia predilezione al proprietario del Bulldog, e questi dice subito che il suo cane è molto delicato ed elenca tutti i problemini di cui è portatore sano, ma sicuro!                                                                      Ascolto l’elenco dei problemi che si possono presentare nei Bulldog soprattutto francesi: fra i vari mali, diarrea, congiuntivite, infezioni varie della pelle, difficoltà respiratorie, palatoschisi, megaesofago: devo rinunciare al mio desiderio perché già io avrei bisogno di una badante!                      
A.Ferrin 
Modena, 27/12/2019