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libreria di zurau

lunedì 6 gennaio 2020

SANTO STEFANO 2019


SANTO STEFANO 2019
La giornata è troppo bella per starsene chiusi in mansarda, così decido di recarmi in Duomo dove c’è il  concerto natalizio con musica e corali “a Cappella”.                                                                                                                                              Sono in vista della facciata del Duomo, e noto già code di uomini donne e bambini in attesa che le porte siano aperte.  
Il Duomo di Modena non è molto capiente: è stato edificato dalla Comunità nel 1200, all’età dei Comuni, quando il potere laico si contrapponeva al potere della Chiesa, e infatti furono i Cittadini a volerlo e a sostenere i costi di costruzione.                                                                                               D’altra parte la città era piccola (siamo nel medioevo), e la chiesa era dimensionata per le esigenze del tempo;  pertanto è facile intuire che non tutti potranno ascoltare il Concerto, e infatti la valanga umana occupa rapidamente i posti disponibili.                                                                               Penetro a fatica tra la folla che invade le navate, e noto infatti che sedie e panche sono già presidiate; mi accingo a ritornare sui miei passi quando una ragazza, addetta a regolare l’afflusso dei visitatori, nota le mie difficoltà e mi indirizza ai primi banchi vicini al Presbiterio, banchi che sono riservati, a suo dire, per chi ha difficoltà motorie.                                                                                   
Forse ho trovato un posto a sedere, ma il responsabile dell’organizzazione afferma che gli stessi sono riservati agli “Amici della musica”, altri agli “Amici del Duomo”, altri ancora sono destinati a funzionari della BPER, sostenitori della manifestazione, a presuli e suore, e alle rappresentanze civili e militari presenti sul nostro territorio.                                                                                                      Obtorto collo, me ne devo fare una ragione: non ascolterò il concerto, e mi siedo sulla panchina di fronte al Duomo, all’aria aperta in una giornata dicembrina che pare di primavera, mentre il Duomo affollato ora sarà un po’claustrofobico.                                                                                                     Me ne sto in estatica contemplazione della facciata che in questa ora vicina al tramonto acquista più bellezza;  i raggi obliqui del sole penetrano fra i tetti e si spezzano in luci ed ombre, così che la parte superiore della facciata,  inondata di luce, risplende di biancore e screziature;  quella inferiore, già in ombra, è di un grigio tenue diffuso che però non nasconde le sculture di Wiligelmo.                             Così scruto queste pietre ancora una volta e penso alle maestranze che hanno installato la “fabbrica del Duomo”, un cantiere che ha richiesto molti anni di lavoro, quasi senza soluzione di continuità, nonché alla maestria e genialità con le quali sono stati riutilizzati i resti della Mutina romana, resti adattati e inseriti nel nuovo edificio: ogni pietra, dalle colonne di granito ai resti lapidei di Templi pagani, ha una storia, una storia stratificata e leggibile.                                                                           Lanfranco architetto e Wiligelmo scultore, hanno condiviso le fatiche necessarie e quindi l’onore e il merito di avere portato a compimento quest’opera mirabile.                                                                   Attendo il bus che mi riporterà a casa, ma nei giorni festivi i mezzi di trasporto esercitano elasticamente e con molta libertà ( eufemisticamente) il servizio pubblico, e allora osservo i turisti, i maniaci del self, e gli amanti delle paccottiglie esposte sui banchetti dell’artigianato “artistico”.           In attesa del bus, un signore anziano siede al mio fianco; porta a guinzaglio un Bulldog di piccola taglia, tutto panciuto e, come si conviene, senza naso, è buffo e simpaticissimo, è tutto rosa che sembra un maialino,  Dolly è il suo nome, si sdraia sotto la panchina a zampe aperte, e sempre vigile.                                                   
Sono innamorato dei cani (nella mia famiglia di origine ne abbiamo avuti molti), e ho espresso questa mia predilezione al proprietario del Bulldog, e questi dice subito che il suo cane è molto delicato ed elenca tutti i problemini di cui è portatore sano, ma sicuro!                                                                      Ascolto l’elenco dei problemi che si possono presentare nei Bulldog soprattutto francesi: fra i vari mali, diarrea, congiuntivite, infezioni varie della pelle, difficoltà respiratorie, palatoschisi, megaesofago: devo rinunciare al mio desiderio perché già io avrei bisogno di una badante!                      
A.Ferrin 
Modena, 27/12/2019

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