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libreria di zurau

martedì 7 gennaio 2020

SORRY WE MISSED YOU


Con questo film, a 83 anni, Ken Loach mostra ancora una volta grande sensibilità per i temi sociali circa la condizione umana, soprattutto quella dei ceti più deboli della società.                            Rispetto a quest’ultimo, il suo precedente “Io, Daniel Blake”, è un film per educande: occorrono infatti tanto di stomaco e cervello per sostenerne la visione per tutta la sua durata (101’).                     Il filo conduttore della pellicola è costituito dai problemi sociali che la Società moderna pone e crea con i meccanismi insiti nel Sistema: Produttività e Competitività estrema, ricerca del Profitto, incentivo esasperato al Consumismo; si perpetuano le guerre “armate” del passato tra popoli e classi, ma con mezzi più sofisticati e subdoli perché, comunque, la posta in palio è sempre quella della supremazia e del dominio di un popolo e di un’economia sulle altre, della lotta fra gli uomini per la sopravvivenza.     
Senza dimenticare che già nell’800, all’inizio della rivoluzione industriale, si postulava che questa avrebbe creato nuove opportunità e ricchezza ma, nello stesso tempo, avrebbe prodotto sacche di povertà e di emarginazione, esito inevitabile del nuovo sistema produttivo alla cui base c’è comunque la ricerca sempre più esasperata del profitto.           
E l’uomo della strada ripete vecchi modi di dire: “è sempre stato così” oppure  “è destino dell’uomo”, e gli uomini, spinti dalle stesse illusioni e promesse provenienti anche da Poteri lontani e occulti, continuano a “tirare la carretta”.                                                
Tutto ciò è reso possibile dalla ingenua e comprensibile aspirazione delle masse a liberarsi dalla schiavitù del bisogno e di poter quindi di vivere in pace; d’altra parte abbiamo sempre dovuto combattere per vivere, ma spesso quando un raggio di sole  filtra improvviso nel folto della foresta, è ingannevole perché ci riscopriamo sempre prigionieri del suo groviglio e dei garbugli.          
Aggiungo che l’uomo, spesso per debolezza e ignoranza, si fa schiavo, suddito e gregario, facilitando così il compito del Signore o Tiranno di turno: ma come dargli torto se deve fare fronte a un Sistema senza volto, un Moloch indistinto e pervasivo, minaccioso e incombente?          
La vicenda narrata da Loach, è una piccola storia di umanità ma emblematica di una realtà diffusa e, in quanto tale, universale; il teatro dell’azione è una periferia anonima e povera d’Inghilterra, dove una famiglia lotta per l’esistenza.                                                                                                              Da circa vent’anni sono pensionato, ho cominciato a lavorare nei primi anni ’60 e pertanto, come i miei coetanei, ho la fortuna di aver vissuto l'esperienza lavorativa nel periodo cruciale della storia economica e sociale del nostro Paese e dei Paesi più sviluppati dell’Europa Occidentale.
Qui però fa capolino nella memoria ( ricordo rimosso?) qualche immagine degli anni a cavallo del '50: noi eravamo fortunati perché, pur senza scialare, lo stipendio di mio padre era dignitoso, ma
ricordo che la povertà nelle strade era visibile e mi turbava la visione di molti mutilati; di ragazzini e adulti che cercavano e raccoglievano metalli di ogni tipo che consegnavano a centri di raccolta, e per  i quali erano ricompensati, altri andavano per campi e colline alla ricerca di residuati bellici che, manipolati incautamente, provocavano incidenti mortali.
L’Italia è passata dalla tragedia di una guerra perduta a una ricostruzione faticosa, tra sacrifici e ristrettezze, ma io ho trovato un’Italia che aveva sanato le ferite più gravi ed era nel pieno di un ”miracolo economico”che stupiva il mondo e ci inorgogliva: ricordo un fermento produttivo e una crescita sociale quasi prodigiosa.                           
L’offerta di lavoro superava la domanda, ci si  concedeva il lusso di cambiare lavoro, e ciò creava maggiori opportunità per i lavoratori che acquisirono inoltre nuovi diritti sindacali, più stabilità e libertà con la mobilità sociale e lavorativa, insomma più potere contrattuale nel rapporto di lavoro, peraltro più garantito e regolato dai contratti nazionali di lavoro.
C'era un rapporto dialettico fra maestranze e datori di lavoro, ma le difficoltà maggiori nascevano per
motivi di carattere ideologico. (era L'Europa della Guerra Fredda)                                                          Non esisteva il precariato che i giovani di oggi conoscono, era assente anche il fenomeno attuale dell’immigrazione ma, in ogni caso, e a mio parere, il periodo delle “vacche grasse” ebbe fine nel corso degli anni ’90.                                                          
L’economia, fra crescita, stagnazione, inflazione e stagflazione compiva i cicli previsti dagli economisti, mentre la società civile, sotto la spinta dei nuovi “bisogni”, e del “progresso”, elargiva ai Cittadini nuovi diritti, quali il nuovo Diritto di Famiglia, l’Aborto, il Divorzio, e lo Statuto dei Lavoratori, riforme che sono state nello stesso tempo, causa e frutto di profonde trasformazioni socio-culturali e di costume.                                        
Cambiava l’Italia che mai più sarebbe stata quella della mia infanzia, dei genitori e dei nonni: questa era migliore, peggiore? Sono domande inutili o retoriche: era semplicemente la realtà della vita che procede con sue regole, e indipendentemente dalla nostra volontà, anche se noi ci illudiamo di essere “liberi”e padroni del nostro destino.
Loach affronta questi temi e rende drammaticamente lo stato delle cose nella società “moderna”, è una fotografia delle sue contraddizioni, con la forbice tra ricchi e poveri che si apre sempre più e i diritti, che si pensava fossero stati acquisiti, sono sempre più minacciati, violati o elusi, mentre i ricchi sono al riparo nel  fortilizio difeso dalle leggi garantiste della democrazia!                              Ma noi uomini abbiamo capacità sovrumane nel sopportare le ingiustizie che subiamo a opera dei Poteri, più o meno occulti, dei potentati economici, ideologici e religiosi.                                              E i giovani di oggi, per necessità, sono indotti ad accettare o adattarsi a condizioni di lavoro umilianti, e altri, per loro fortuna e coraggio, trovano nuove opportunità di lavoro oltre frontiera. 
D'altra parte, l'avvento dell'Unione Europea ha portato all'introduzione dell' EURO, la nuova moneta comune che, con nuove regole di bilancio e di gestione finanziaria più severe, ha reso tutto più
difficile: l'inflazione non è più uno strumento utilizzabile nella competizione tra le economie europee,
si compete in un mercato sempre più globale e condizionato da regole ferree, un'arena in cui i Paesi  più virtuosi prevalgono.
Le nuove generazioni hanno un futuro impegnativo, pieno di incognite e io, con l'ansia propria dei    genitori, spero di ingigantire gli ostacoli rispetto alla realtà delle cose.
Vorrei solamente che i giovani non vagassero abbagliati, storditi e fuorviati da luminarie e movide,  o che non se ne stessero rintanati come soldati ubriachi nelle trincee, in attesa di affrontare il nemico.
                                                                                                                                         Modena, 2/1/2020     
                                                                                                                                                             

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