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libreria di zurau

lunedì 6 gennaio 2020

31 DICEMBRE 2019




31 DICEMBRE 2019
Breve escursione in centro storico; le mie figlie sono partite per Domodossola da Maurizio  e io, nonostante avessi programmato un’evasione verso Padova, ho preferito restare a Modena: viaggiare in solitudine è più deprimente che starsene al calduccio nella propria “tana”.                                                                                                  
La giornata è bellissima, il cielo terso e azzurro, e l’aria pungente è quella della stagione; ancora una volta, come in anni precedenti, la Città non è abbandonata del tutto ; c’è un viavai animato nelle vie centrali, i locali pubblici sono affollati e sui gradoni del duomo di Piazza Grande sono seduti al sole uomini donne e bambini: si appoggiano ai marmi del Duomo, gli occhi socchiusi,  sembrano iguane che si riscaldano al sole.                                                                                                                            Acquisto i quotidiani e mi dirigo alla Libreria Feltrinelli, vorrei un libro: chiedo di Curzio Malaparte, del quale ho già letto Kaputt e La Pelle, ma non hanno altri titoli, chiedo di Vaclav Havel ma è sconosciuto; dopo una attenta ricerca trovano l’autore ma non hanno sue opere, e le giovani donne non sanno proprio chi fosse, sarà la loro giovane età,  forse bisogna essere indulgenti, ma qui si parla di storia recente: Havel è stato fra i promotori di Charta 77, il movimento democratico Cecoslovacco che, con altri movimenti Est-Europei, ha provocato la caduta dei regimi comunisti e, oltre a essere stato notevole poeta e scrittore, è stato anche il primo Presidente della nuova Cecoslovacchia.                                                                                                                                       E poi si lamenta la scarsa propensione degli italiani alla lettura! In compenso gli infernali tablet  e smart impazzano  lampeggiando ovunque.                                                                                               Camminare tra la gente si ha conferma, ammesso che sia necessario, della commedia umana in cui noi tutti recitiamo senza sosta, a beneficio del “pubblico” o del “privato”; c’è la convivialità di facciata, e la vita più vera riservata ai più intimi, spesso quella arcigna e umorale (si ascoltano cose irripetibili).                                
E quindi, cogliere parole o parti minime dei  dialoghi che mogli, mariti, figli, amici e parenti  si scambiano sotto i portici, sui marciapiedi o nella via, vuol dire intercettare brandelli di umanità, e toccare con mano quanta fatica facciamo noi umani per vivere.

Modena, 31/12/2019

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