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libreria di zurau

martedì 30 giugno 2020

NATURA E NECESSITA'


Nella disputa fra donne e uomini non ci sono vincitori o vinti.
La nostra è una relazione necessaria e obbligata dalla natura, e non possiamo esserne esentati.
Gli esseri non senzienti, e più soggetti alle leggi naturali, sono avvantaggiati rispetto a uomini e donne che, dotati di capacità intellettive più evolute( si fa per dire), possiedono maggiori possibilità di scegliere: è la libertà dell'homo sapiens.
Io non ho ancora capito cosa sarebbe stato meglio per me: essere un semplice organismo unicellulare
o l'essere antropomorfo che sono. In ogni caso, siamo tutti parte insignificante di un mistero incommensurabile, non alla portata della nostra mente.
E allora perché dibattere e accapigliarsi? Accettiamo il nostro destino, e aspettiamo nell'angolino che la natura faccia il suo corso.

modena,30/6/2020

domenica 28 giugno 2020

I GEMELLI DI MARGNO


Come già accaduto mille e mille altre volte, ci stracciamo le vesti, gridiamo all'ingiustizia per la morte di due fratellini dodicenni, prima felici e poi vittime ignare delle passioni (?) e della follia(?) di genitori che si sono prima amati e poi odiati.
Oggi ho letto sul Corriere due pagine (due!) dedicate al fatto di cronaca, e ho scritto al giornale per
stigmatizzare il modo in cui l'estensore del servizio, Andrea Galli, ha trattato l'argomento; a questo
Galli ho dato del cretino, e non me ne pento anche se non è mia abitudine usare questi modi.
Infatti, mentre si può perdonare(senza giustificare) l'uomo della strada per uno sfogo viscerale e incontrollato, non si può tollerare che un professionista dell'informazione cavalchi pregiudizi e luoghi comuni, che ecciti e alimenti curiosità morbose e facili moralismi.
Questo articolo del "Corriere" è munito anche  di due occhielli che riportano l'opinione di donne "femministe in servizio permanente", che accennano al solito maschio violento, al padre-padrone, che cioè giudicano e condannano, con buona pace di ogni approfondimento e ricerca della verità.
La narrazione è la stessa di sempre: la donna povera vittima del maschio bruto e padrone, e nessuno
pensa all'uomo vittima a sua volta di cambiamenti sociali in cui sono mutati sensibilmente ruoli e
rapporti di forza tra i sessi.
Infine, che ne sa il pennivendolo delle sofferenze delle donne, ma anche degli uomini che, non meno delle stesse donne, hanno investito le proprie energie nella famiglia?
La verità è che uomini e donne, quando si accorgono che la loro unione sta fallendo, sono lasciati soli dalle istituzioni; nell'economia generale della società, il destino dei singoli, bambini o adulti che siano, è considerato una semplice fatalità, e pertanto i giudici si limitano a prendere atto del fallimento.
Si parla d'amore, sentimenti e impegno civile quando preti e magistrati fanno il fervorino di circostanza per introdurre gli sposi nel mondo delle responsabilità e dei doveri finalizzati all'interesse dello Stato!
Ma dopo l'evocazione di tanto amore e buoni sentimenti, di vittime e vittimismi, o di retorica edificante e spesso ingannevole, perché infierire sui morti e non riservare loro un poco di"pietas"?

modena, 28/6/2020
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                               

 

sabato 27 giugno 2020

DARWINISMO SOCIALE


Arianna, una delle mie nipoti, accenna al "Darwinismo sociale"; io sono fermo alla teoria darwiniana che parla di Selezione naturale e quindi dell'Evoluzionismo, teoria che ha relegato nel dimenticatoio quella "creazionista".
Questo "darwinismo sociale", basato sulla teoria di Herbert Spencer, è una teoria che non ha niente
di naturale: è una sovrastruttura con cui l'uomo vuole disegnare e realizzare una società ideale di
cui egli stesso sia arbitro e fattore.
Credevamo che il creazionismo religioso fosse superato, ma la religione, uscita dalla porta, rientra
dalla finestra: l'uomo è il dominus della situazione: l'uomo è misura di tutte le cose in una società modellata dal relativismo.
Detto in altri termini, Spencer trasferisce la teoria darwiniana dall'ambito naturale a quello sociale;
pertanto è la Società umana teatro e protagonista dell'evoluzione e della lotta per la sopravvivenza della Specie.
Spencer ritiene perciò inevitabile che la Società selezioni gli individui e i gruppi più dotati e adatti per esercitare il potere.
Questa è la cultura all'origine dell'assolutismo nel '900, cioè di Comunismo, Fascismo e Nazismo
con le loro deviazioni e aberrazioni.
Il Nazismo ha avuto la sua Wannsee e con quei protocolli ha cercato di mettere in pratica le idee già
esposte da Hitler nel Mein Kampf, portando quasi a termine la prevista "Soluzione finale per lo sterminio del popolo ebraico".
Il filosofo polacco Baumann, individua l'origine di ogni totalitarismo negli stessi gangli della società
moderna, la quale con la complessità e pervasività della burocrazia, riduce gli spazi della libertà
individuale, e crea le condizioni per il controllo capillare di un popolo, avvertendo infine che le derive autoritarie del secolo scorso possono ripetersi.

modena, 27/6/2020

venerdì 19 giugno 2020

IL PERICOLO



Scrivevo poco tempo fa dei meccanismi che sono fra le cause della nascita di dittature e di ogni
sistema totalitario, e citavo il polacco Bauman che spiega il fenomeno del nazifascismo e di ogni  totalitarismo, come prodotto della società moderna, e accennavo a "Psicologia delle folle" di
Gustave Le Bon  che a fine '800 descriveva appunto le caratteristiche delle moderne società di massa, e dei movimenti più profondi che motivano e "muovono" i popoli. (non è escluso che Mussolini, Hitler, Stalin  e compagnia abbiano letto quel testo).
Penso che nel corso di questi ultimi mesi di pandemia, siano state più evidenti ( per chi ha voluto vederli), complici la paura (quasi il terrore), i segnali di ripiegamento su se stessi, l'obbedienza più cieca e irrazionale alle misure di ordine nella società, dove il popolo disorientato è facile preda del potere più invasivo e anche arbitrario: una realtà in cui vi sono Cittadini "più realisti del re", e altri che si fanno complici del Potere e permeabili a ogni tentazione di speculazione ai danni dei più deboli.
E' un ritorno alla foresta e alla sua legge?
Non lo so: la nostra vita è sempre immersa nella foresta, nella lotta fra la vita e la morte ma, in tempi
di grande pericolo, aumenta la percezione della nostra fragilità, e quindi il bisogno di sicurezza.
In realtà c'è un linguaggio che in situazioni di emergenza segnala la pericolosa involuzione del sistema democratico, un procedere burocratico e retorico che non si discute: "sono le regole, è la legge, è l'ordine, e vale per tutti" e ciò avviene dal più piccolo impiegato al grande decisore (che peraltro è irraggiungibile), e quello che impressiona è la solerzia, quasi l'eccesso di zelo con cui gli esecutori obbediscono alle disposizioni che piovono dall'alto, e senza porsi domande; non vogliono discutere, allargano le braccia e sono inflessibili, così spuntano come funghi "guardiani e controllori" ai quali non pare vero di potere esercitare il loro piccolo potere.
E in questo perverso meccanismo risaltano le caratteristiche di ogni potere dispotico e totalitario, un esercizio del potere in cui le donne sono spesso più efficienti e disciplinate.
Le donne, detto altrimenti, hanno dimostrato di non essere seconde a nessuno quando il Potere mostra il volto peggiore: le Kapo (spesso ebree) nei Lager nazisti, non sfiguravano in violenza e sadismo.
Insomma, l'obbedienza acritica e cieca al Potere può generare derive pericolose per la nostra incapacità di governarle e porvi freno.
Infine, cito la dichiarazione della giovane Sindaco di Torino :
"la politica ha senso se puoi governare", sembra un'ovvietà ma non lo è;  è necessario fare politica, che il Cittadino si impegni per non lasciare troppo spazio ai politici di mestiere che, a loro volta, devono esercitare pro tempore il potere loro affidato, non occuparlo.
Senza  alternanza al potere non c'è democrazia, bisogna evitare come la peste le incrostazioni del
potere, l'incompetenza e il sottobosco della politica, ogni rendita di posizione.

modena, 19/6/2020




mercoledì 17 giugno 2020

PERCORSO DI GUERRA


Io, speriamo che tutto vada meglio per me! Chi non ricorda "Io, speriamo che me la cavo"?
Letto sul muro di una via centrale, fa il paio con le intere pagine di giornali che esaltano il coraggio e l'eroismo degli italiani, generalizzando troppo e ingiustamente, perché si sorvola sul fatto che a fronte del vero eroismo di pochi, ci sono stati molti esempi di egoismo e meschine vigliaccherie.
Senza dimenticare che la pubblicità non era e non è disinteressata: si tratta sempre di beni di largo consumo, ma anche di beni durevoli e voluttuari che con le lodi sperticate promuovono se stessi; e che dire dell'esaltazione del nostro Paese  come "il più bello del mondo"? L'Italia è bellissima, ma perché Spagna e Francia, che non sono i Paesi "più belli del mondo", accolgono più turisti di noi? 
Poi la ripetitiva campagna istituzionale che liscia il pelo al gregge con stucchevoli complimenti che
dovrebbero inorgoglirci, e invece ci insospettiscono per il timore che vogliano distogliere la nostra
attenzione dai problemi veri che sono, e saranno sempre più, montagne invalicabili.
E' la vecchia tecnica manipolatoria di ogni Potere costituito, fatta di annunci e promesse di "panem et circenses", e le masse, colpevolmente impreparate e dimentiche della storia, cercano e sono pronte a nuovi letali abbracci.
Salvo poi dire: "io non c'entro, non c'ero, e se c'ero non vedevo né sentivo, ero contro, siamo stati e siamo vittime innocenti del male assoluto".
Tornando al "percorso di guerra", questa mattina mi sono recato presso un Poliambulatorio convenzionato con il S.S.N.; queste strutture si sono trasformate in veri fortilizi dove non si è accolti se si è troppo in anticipo rispetto all'ora fissata, (per non restare esposto alla pioggia, sono entrato in un bar vicino), quindi, già muniti di guanti e mascherina, si è sottoposti a una sorte di selezione con la
misurazione della temperatura, l'abluzione con gel disinfettante, e infine la firma di un modulo di ingresso.
Novità assoluta è che devi sanificare le mani anche all'uscita: al mio sguardo interrogativo, il "cerbero" all'uscita fa la battuta: "non vogliamo regalare i nostri virus all'esterno".
Tutto giusto, siamo bravi e disciplinati, ma la spiacevole sensazione è quella di essere oggetto di uno zelo eccessivo, o che il tutto serva più alla tutela degli operatori che dei Cittadini.
Da notare infine che già ieri, via telefono, ero stato sottoposto dalla stessa struttura a una preselezione con richiesta di temperatura, se sono stato in quarantena negli ultimi 15 g.g, e se l'attuale stato di
salute è buono.
A. Ferrin
modena, 17/6/2020





martedì 16 giugno 2020

DESTA' E MONTANELLI

Trascrivo quì la lettera ideale di Montanelli a un ragazzo nella quale il giornalista racconta la sua esperienza africana, e ciò avviene nel corso del dialogo tra Indro e l'intervistatore Beniamino Placido.
(1994)

"Caro, eccoti in sintesi la mia storia, la storia di una illusione e di una delusione, che furono un pò quelle di quasi tutta la mia generazione.
La vicenda coniugale della sposa abissina rientra nell'illusione. Io volevo diventare un abissino, e
lo feci adeguandomi ai costumi matrimoniali locali. Cioè comprai (500 talleri) la mia Destà ( così si chiamava) dal padre, cui partendo la restituii con un pò di dote( tutti i miei risparmi) che le consentirono di trovare subito un altro marito nella persona di un mio graduato (bulukbashi) di nome
Gheremedin, che al suo primo nato- ma nato due anni dopo il mioi rimpatrio- dette il nome mio.
Oggi io ripenso a questo mio passato con nostalgia non delle cose che feci, ma dell'entusiasmo con cui le feci, e comunque senza vergogna.
Mi feci complice di un errore, ma lo commisi in buona fede e senza trarne alcun vantaggio.
Anche tu, ragazzo mio, commetterai i tuoi bravi errori.
Ti auguro di poterci un giorno ripensare come me, senza arrossire."

Indro (Alessandro Raffaello Schizogeno) Montanelli, 22/4/ 1909-22/7/2001

NO COMMENT

A.Ferrin
modena, 16 giugno 2020

domenica 14 giugno 2020

FOLLIA E SAGGEZZA



Cos'è follia, cos'è saggezza? Noi viviamo grazie a convenzioni in un sistema di segni e simboli che
ci permettono di vivere (o sopravvivere) in perenne competizione con la vita stessa.
Abbiamo edificato strutture e sovrastrutture fatte di follia e saggezza, qualità che prescindono dalla
nostra volontà, anche se noi siamo convinti del contrario.
La natura ci ha fornito un corredo biologico che determina la nostra vita: noi possiamo arrabattarci
e agitarci in un ordine apparente, ma non produciamo miele come le api, le nostre creazioni sono effimere, e infine non possiamo cambiare il nostro destino.
Forse, un' intelligenza lontana ci osserva: possiamo farneticare e perderci nei nostri deliri di onnipotenza, ma ne siamo inconsapevoli perché prigionieri nell'angusto orizzonte della nostra mente.
Ritengo che follia e saggezza, siano qualità strettamente legate, non vi può essere l'una senza l'altra: convivono nell'uomo perché egli gode di quel barlume di luce che può condurlo alla libertà o
alla rovina.
La follia può farci approdare alla saggezza quale condizione di quiete nella quale noi accettiamo la
nostra umanità con i suoi limiti, ovvero accettiamo il posto che la natura ci ha assegnato, e così abbandonare illusioni e ribellismo.
A.Ferrin
modena, 15/6/2020

  

lunedì 8 giugno 2020

IPPOCRATE, CHI?

Prendo carta e penna per esprimere un'opinione circa lo stato della nostra Sanità in questi ultimi mesi.
"A scanso di equivoci, concordo con quanti hanno espresso e continuano ad esprimere apprezzamento e riconoscimento per l'opera preziosa che la sanità italiana, nel suo complesso, ha svolto in questi ultimi mesi. 
Tuttavia credo sia ingiusto generalizzare: nella sanità pubblica, una parte di essa ha mostrato spirito di abnegazione e professionalità fino al sacrificio della propria vita, ma vi è stato anche chi ha preso le distanze nei momenti cruciali in cui gli assistiti sono stati lasciati a se stessi, preda di ansia e timore, e certo più bisognosi di assistenza e professionalità da parte dei medici di base. 
Aggiungo che pensionati e meno abbienti hanno sofferto, e soffrono tutt'ora, per tale situazione, mentre i più abbienti hanno potuto ricorrere alla sanità privata. 
Penso che i responsabili della Sanità pubblica, dal loro punto di osservazione, abbiano potuto più del singolo Cittadino notare le disfunzioni e le manchevolezze emerse. 
D'altra parte è sufficiente avere contattato ambulatori, “centri di prenotazione” e URP per verificare la veridicità di quanto scrivo. 
A questo proposito, perché non confrontarsi con i Cittadini su questi temi? L'iniziativa sarebbe utile a tutti per approfondire la cultura sanitaria, parlare delle criticità, delle necessità e delle carenze inevitabili in strutture sociali così complesse."

Quanto sopra ho scritto alla Dirigenza della Sanità modenese che, a sua volta, ha risposto mostrando attenzione e sensibilità per il tema sollevato.
Ora desidero sviluppare il tema, elencando solo alcune delle circostanze vissute nella vita di ogni giorno:

*URP
E' uno strumento importante creato con le migliori intenzioni a beneficio del Cittadino in cerca di soluzioni concrete per i suoi problemi di salute.
Le operatrici sono accoglienti e solidali con gli Assicurati che necessitano di "ascolto" ma, senza volerne sminuire l'importanza, nella maggioranza dei casi il loro ruolo è assimilabile a un confessionale laico che, al pari di quello religioso, può consolare ma non fare miracoli, e perciò l'esperienza è
frustrante per tutti. 

*Medicina di base
Chi, nei fatti, ha tenuto i pazienti lontani dagli ambulatori, lo ha fatto con la fattiva collaborazione di Segretarie, Segreterie, e i marchingegni elettronici, con i pazienti di ogni età in attesa, a volte sui marciapiedi, per ricevere una ricetta.
Chi con cartelli affissi all'ingresso avvisava che non sarebbe stata misurata la pressione.
Chi ancora dirottava il paziente al Pronto Soccorso dove, dopo un'attesa di 4 ore, gli si comunicava 
che l'esame richiesto non era disponibile e quindi era dirottato in altro ospedale.
La paziente oncologica che da Modena si recava a Sassuolo per controlli già programmati, ma scopriva che l'esame era stato annullato.

*Centri Prenotazione: 
Contatto logorante e improduttivo, tanto che l'assicurato vi rinuncia perché la patologia di cui              soffre gli appare più sopportabile e potenzialmente meno letale della ripetitività di un messaggio          prolisso e registrato.
Poi si toccano limiti di "crudeltà" quando, promesso l'agognato contatto umano dopo 5, quindi 4 minuti,
la stessa voce afferma che il traffico è congestionato e che pertanto è meglio chiamare più tardi.
O in alternativa scegliere di essere richiamati entro le "24 ore lavorative" (quindi 2 giorni).

*Infine, quanti anziani o Cittadini in genere sono in grado di utilizzare il telefono e gli strumenti              informatici per potere accedere a informazioni e servizi che li riguardano? 
  E dunque quanti di essi in realtà riescono ad accedervi per tutelare la propria salute ?

*Ippocrate chi?
  E' l'interrogativo che un operatore della sanità ha indirizzato all'interlocutore che accennava
  al "giuramento di Ippocrate".
  Non ho capito se si trattasse di irrisione o cinismo. 

A. Ferrin 
modena, 8/6/2020

sabato 6 giugno 2020

TOM E VIV



Vivienne Haig Wood, la prima moglie dello scrittore T.S.Eliot, è morta in manicomio, dove era stata rinchiusa con il consenso del marito.
E' morta in solitudine nel '47 senza rivedere il marito: è la storia triste di una donna afflitta da gravi problemi di salute che quasi certamente ne condizionarono l'equilibrio mentale.
Ho visto il film che racconta la storia del loro matrimonio infelice, ma non saprei dire quanto il film rispetti la verità storica.
Lei era senz'altro dotata di spiccata intelligenza unita a uno spirito libero e anticonformista ma, a volte,  il carattere brillante ed estroverso trascendeva in comportamenti bizzarri che nella società inglese del tempo non erano ben accetti.
In questo rapporto tormentato ho visto però i pregiudizi sociali che penalizzavano la donna: Eliot era già poeta e scrittore affermato e la moglie Vivienne era troppo imprevedibile e incontrollabile.
Lei, peraltro, scontava il fatto di essere donna, e nell'otto e primo novecento dominavano le teorie della psicologia e psicoanalisi freudiane, in particolare della cosiddetta "isteria" femminile che spesso isolava la donna relegandola in manicomio.
Quindi accadeva che ci si potesse "liberare" di una donna con una diagnosi utile a farla rinchiudere, con la forza, in manicomio: non si dice esplicitamente che Eliot abbia utilizzato questo strumento, ma sta di fatto che Vivienne visse 12 anni in manicomio fino alla morte, senza rivedere Eliot che peraltro non voleva essere rintracciato.
A.Ferrin
modena, 7/6/2020