La notizia è di questi giorni: la sanità elvetica ha fissato nuovi "Protocolli" a cui dovrebbero attenersi le strutture sanitarie di quel Paese. Protocolli che prevedono diritto di accesso alle cure secondo la gravità delle patologie di cui soffre il paziente; anche a una lettura superficiale emerge una novità che può sorprendere solo gli ingenui o sprovveduti: l'esplicita introduzione e regolamentazione di Eutanasia(ma senza nominarla). D'altra parte la Svizzera, quella protestante, deve molto all'influsso che i Riformatori Calvino e Zwingli hanno esercitato nella società, e si può affermare che ancora oggi, storicamente, mentre l'Olanda può essere definita Paese della tolleranza e della libertà, la Svizzera è considerato ancora un Paese molto conservatore. Nelle guerre di religione succedute alla Riforma Luterana, gli Svizzeri non sono stati da meno dei tedeschi per ferocia e intolleranza, e non meno determinati dei Cattolici nel ricorrere ai sistemi propri dell'Inquisizione. Pertanto(è arbitraria questa deduzione?) non sorprende molto che queste nuove normative in tema di salute pubblica nascano in una società puritana e rigida come quella Svizzera Tedesca. Questa evoluzione-involuzione prefigura una società altamente selettiva in cui i malati con gravi patologie, o molto anziani, non sarebbero più curati, dove l'economia e il rapporto costi-benefici condizionerebbe le scelte di politica sanitaria, nonché quelle deontologiche dei medici. In cosa differisce tutto ciò dalle scelte a suo tempo programmate e applicate parzialmente dal Nazismo? Sostengo che forme surrettizie e mascherate di eutanasia siano operanti anche in Italia da molto tempo, ma che pudore, convenienze e complicità varie, abbiano disteso un velo pietoso. Solo la "concretezza" degli svizzeri fa sì che vengano introdotti temi e disegni da sempre ritenuti inconfessabili. modena, 26/10/20
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