Augias e Bartezzaghi, giornalisti della stessa Testata, sono in disaccordo se usare l'anglicismo lockdown per chiusura; Augias propende per Clausura, Bartezzaghi, esperto enigmista, per l'anglicismo. E tutto dire per come ci si divide anche nelle piccole cose: penso che gli addetti alla comunicazione dovrebbero preferire sempre la buona lingua italiana e farsene promotori, altri tollerano che, oltre alla naturale evoluzione che tutte le lingue subiscono, esse possano recepire passivamente mode e modi di dire che spesso risultano grotteschi, e non solo perché i più non sanno pronunciarli e non ne conoscono origine e significato, ma piuttosto perché ripetono termini di cui abusano giornalisti e poteri pubblici. Fortunatamente molti termini importati muoiono di morte naturale, altri subiscono un processo di naturalizzazione e quindi assimilati. Nel caso specifico io preferisco il termine Clausura, antico e nobile, con una precisazione: il confinamento è una condizione imposta, mentre la clausura a volte era imposta a donne giovani o vedove, ma era prima di tutto una scelta volontaria. In ogni caso, in questa lunga pandemia, abbiamo già vissuto una clausura più o meno mascherata, e non per libera scelta, e non è finita! modena,20/10/2020
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