Camilla è nata a Bologna, ma dopo il matrimonio con un modenese si è trasferita in quel di Montale, dove vive tutt'ora: è una donna minuta, distinta nei modi, ancora giovanile ma di età indefinibile, (ma ne ha 70) unico vezzo le venature azzurrine tra i capelli che non mentono. Siedo ancora una volta sulla panchina adiacente la fermata del bus che deve riportarmi in via Giardini: questa è la tappa obbligata, davanti alla facciata del Duomo, a decantarne l'assoluta bellezza; il Duomo romanico, ora costretto tra palazzi più elevati e che io immagino invece incastonato in un habitat medioevale fra edifici che non devono prevalere sull'edificio religioso che la Comunità ha eretto con le proprie forze, e a sue spese. L'attigua Piazza Grande è occupata da un mercatino di prodotti alimentari e cibo di strada; tra i banchi sciama una folla curiosa e golosa, e questa immagine, fatta di salumi, lasagne, piadine e leccornie varie rimanda a iconografie d'altri tempi ma sempre attuali: gli umani davanti al cibo rivivono i piaceri più semplici e rassicuranti della convivialità e della gioia di vivere. Manifestazioni come questa sono peraltro sicuro e ghiotto richiamo per i modenesi notoriamente amanti della buona tavola. Un ragazzo è seduto a gambe distese sotto il Portico del Duomo e dalla Viella ricava con l'archetto melodie d'altri tempi: uno sceneggiatore segreto ha creato il quadro per indurre in noi una regressione felice? Camilla, che per inciso è laureata in Lettere, parla con proprietà del monumento ed è rapita dalla piazza animata di suoni e voci, e poi attacca a raccontare dell'unico figlio, della sua vicenda lavorativa: è stato pilota Alitalia al tempo delle "vacche grasse", quando immagine e prestigio della Compagnia erano orgoglio italiano, poi sono subentrate crisi endemiche dovute a errori di gestione, e poi lo sperpero di denaro pubblico che hanno ridotto la Compagnia alla cenerentola odierna dell'aviazione mondiale. Ora il figlio, rientrato dalle nuvole, ha toccato terra e aperto un'enoteca con la moglie appassionata di vini, e il fatto conferma che l'attività economicamente più redditizia sembra essere proprio la gastronomia in tutte le sue forme; ormai ti offrono cibo a ogni angolo, chiudono librerie e aprono trattorie, non sanno più cosa inventarsi per promuovere nuovi "eventi", più pretestuosi che altro, con imbonitori e procacciatori che usano termini e lusinghe roboanti degni di miglior causa.
A.Ferrin modena, 19/10/2021
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