"Nessuno sarà lasciato solo": è il refrain ripetuto come una giaculatoria dai poteri pubblici quando siamo in presenza di calamità naturali, incidenti gravi sul lavoro, di sciagure stradali che hanno provocato molte vittime, oppure che dissesti economici abbiano ridotto sul lastrico maestranza e aziende. E' il rito officiato appunto da rappresentanti delle Istituzioni che indulgono spesso e volentieri alla retorica dei sentimenti e perciò pizzicano le corde dell'emozione collettiva. Ma, poiché le occasioni di tristezza e cordoglio sono sempre più frequenti, e che si ripetono come un mantra le stesse promesse, si presume che nessuno sia stato lasciato solo, che tutti i superstiti godano dell'assistenza pubblica e della solidarietà del Cittadini, ma non è vero! O almeno non è del tutto vero: ammesso e non concesso che le lacerazioni provocate dalle vicende avverse della natura e dalla insipienza umana siano state in parte sanate, esse richiedono molto tempo per rimarginarsi, e comunque aumentano e aggravano le solitudini. Tutte le solitudini, anche quelle che donne e uomini nascondono per pudore in angoli bui, al riparo di porte e finestre. Le promesse, anche se elargite con leggerezza, sollevano lo spirito e attenuano la disperazione che può minare la fiducia nel futuro: la speranza è l'unica risorsa che possa indurre a vivere, e quindi all'azione.
A.Ferrin modena, 8/11/2021
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