Grandi vertici mondiali a Roma e Glasgow per discutere del destino della Terra, ovvero dell'effetto serra che comporta aumento di temperatura, dissesto ambientale e minacce per la nostra sopravvivenza: in passato non ho toccato questo tema, non perché io lo sottovaluti ma piuttosto perché lo considero così grave e attuale che lascia attoniti, e anche nel dubbio che esistano le capacità e la volontà politica di affrontarlo. Mi riferisco alla difficoltà per noi umani di mettere in discussione e modificare una società così complessa che ha toccato gli attuali livelli di sviluppo dopo migliaia di anni, (ancora oggi uno sviluppo non uniforme sulla Terra) ed è veramente utopistico che noi possiamo intervenire tempestivamente in processi la cui natura procede con ritmi che non sono i nostri; d'altra parte la Terra non ha mai ospitato i circa 8 miliardi di oggi, suddivisi in oltre 200 Nazioni condannate a competere per le risorse disponibili sempre più ridotte. Pertanto ben vengano i Vertici pletorici attorniati da banchetti e visite turistiche, tra le ingenue proteste delle giovani generazioni, ma credo maggiormente all'idea di una scienziata italiana circa la necessità di destinare risorse e impegno nella ricerca tecnologica avanzata per risolvere i problemi concreti con cui i Popoli dovranno misurarsi. Ma non è secondaria la necessità che affrontiamo il nodo cruciale dell'ingiustizia sociale: questa è la "prima" condizione affinché facciamo fronte comune nelle emergenze che temiamo, e che non potremo esorcizzare con le belle parole e le buone intenzioni. Se invece i segnali inquietanti che la natura invia annunciano nuove ere della storia terrestre che comportano il sacrificio di molte Specie compresa la nostra, allora nulla possiamo, poiché la natura è signora della vita e obbedisce a sue regole intrinseche che noi umani non possiamo indagare né variare.
A.Ferrin modena,1/11/2021
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