Amarela, annoiata e distratta, sfogliava una vecchia rivista abbandonata sullo scaffale del ripostiglio; era decisa a riordinare quell'angolo buio della casa, ormai ricettacolo di cose inutili: leggiucchiava e curiosava qua e la, ma la mente vagava altrove, i pensieri correvano come nuvole alte sospinte dal vento.Voleva fare ordine senza sapere da dove iniziare, quasi avesse tra le mani un groviglio di fili di cui non scorgeva capo e coda, e allora si fermava cercando di fare mente locale. Quale era il pensiero, o i pensieri che la turbavano? Era una donna nel pieno della maturità, bella e desiderabile, anzi desiderata, e non solo dal suo uomo e, come le donne veramente belle, era apparentemente ignara della sua bellezza, la mostrava senza ostentarla, e la naturalezza ne accresceva il fascino. Dalle finestre spalancate sul retro della casa giungeva l'eco di voci allegre di bimbi che solcavano il pendio quasi sospinti dal ponentino che carezzava il grano maturo in cui tracciavano rovinosi sentieri fra gli urli del contadino. Oltre il poggio erano le crete con anfratti aridi e impervi che si inoltravano in terre desolate, quasi terra di misteri che a grandi e piccoli incuteva rispetto. Aria cielo e terra erano in uno stato di grazia, momenti che si vorrebbero sospesi e immutati nel tempo, ma questo procede incurante di noi che dobbiamo vivere le stagioni della vita come debito da pagare. Amarela era forse presa da pensieri che raramente la sfioravano, quando udì una voce stridula e acuta salire dal cortile del caseggiato, unita al vociare confuso del crocchio di donne che si era aggrumato intorno alla donna che strepitava, e nel clamore credette di percepire il suo nome gridato a tutto fiato. Amarela, signora Amarela, e qui dava più forza e tensione alle corde vocali: Amarela! Perché non ti affacci alla finestra? I tuoi vicini devono sapere che sei una femmina ruba mariti, che sei senza vergogna e fai schifo! Vergognati! E faceva il gesto di sputare in faccia. Amarela aveva già socchiuso gli scuri, e solo una sottile lama di luce filtrava a rischiarare la camera; dalla fessura scrutava il cortile dove la donna tradita, circondata dai curiosi, inveiva con offese, parolacce, nonché minacce dirette all'amante, e non si capiva se tutto fosse frutto dell'orgoglio ferito o dell'invidia per la riconosciuta avvenenza di Amarela che, scioccata e turbata dall'irruzione di quella che osava violare e mettere in piazza la sua vita privata, decise di reagire e rompere l'assedio. Prese la calibro 12 che il marito custodita nel cassettone, armò la doppietta e si appostò alla finestra: era esasperata e determinata a farsi giustizia. Prese la mira e indugiò alquanto per controllare la tensione e il tremore che la scuoteva; quando fu sicura di se e dell'obiettivo, le canne sputarono due rose di pallini che investirono leggermente un innocente cane randagio: il calibro delle cartucce era tarato per passeri e tordi, e a causa della eccessiva distanza, i pallini non fecero danni irreparabili. Si levarono urla isteriche e frasi indicibili rivolte alla finestra di Amarela, seguite dal caotico fuggi fuggi generale, e solo la donna tradita non si mosse: se ne stava ritta con gli occhi di fuoco in mezzo al cortile, continuando a sciorinare le offese che leggeva sul foglio che aveva nascosto nel reggiseno; Amarela invece si era rincantucciata nell'angolo opposto alla finestra da cui riusciva a percepire le litanie di offese senza fine che la donna le indirizzava dal cortile: cominciò a temere e pianse per se, per il marito, per la loro vita, mentre tutti i presenti, curiosi e parenti, in attesa dei Carabinieri, si dilungavano sulle responsabilità degli attori. Ma i Carabinieri non si fecero vedere, perché in realtà nessuno si era presa la briga di chiamarli, e fu un bene perché, non essendoci scappato il morto, tutto rientrò nel conto delle liti di cortile, nelle quali tutti hanno da perdere o guadagnare: era il tacito accordo a non stravolgere l'equilibrio precario in cui la comunità viveva. Infine la vicenda si ridusse a pettegolezzo dei "si dice", "hai sentito?", cioè in quel polverone del chiacchiericcio che annoia e sarà presto dimenticato. Amarela invece dovette elaborare l'accaduto e ripararne i cocci anche con un travaglio interiore che, oltre a curare le ferite dell'anima e del corpo, fu necessario per salvare il salvabile del matrimonio. Abbandonò cieche speranze e illusioni, e infine venne il momento del chiarimento con il suo uomo. I due ritrovarono una certa serenità e il desiderio di amarsi ancora, e un giorno egli le disse, tra il serio e il faceto: la prossima volta ricorda di usare cartucce caricate a pallettoni!
A.Ferrin
Nessun commento:
Posta un commento