E' il filosofo presocratico Anassimandro che lo afferma nel VI secolo a.c. , i secoli d'oro in cui fioriscono i pensatori che con i Socratici anticiparono il pensiero delle scienze umane nei secoli successivi. Era forse già presente il concetto di "peccato originale" mutuato dalla tradizione Biblica, e trasmessa nel bacino del Mediterraneo con la trasmissione orale? Anassimandro riteneva che ogni nascita fosse dovuta alla separazione traumatica da un Ente Universale da cui tutto origina, e a cui tutto vuole ritornare per ripristinarne l'unità. Quindi la vita come debito da pagare e che l'uomo sconta "vivendo", e quale è il prezzo più gravoso per l'uomo se non quello di vivere una vita con sofferenza e morte? Poi subentra il cristianesimo consolatore che, come molte religioni, promette il premio della vita eterna con il Paradiso o la punizione assoluta, cioè "ordina e regala la legge". Poveri uomini e povere donne, siamo condannati a vivere, a sottostare al giogo che non abbiamo scelto, a piangere nel parto, lasciando la sicurezza del ventre materno per l'avventura, disorientati e terrorizzati e che, se non fossimo accuditi da mani pietose, non potremmo sopravvivere; la natura è generosa, ma non disinteressata: infatti lei dialoga con l'infinito, ha già programmato la nostra vita con un percorso disseminato di ostacoli; l'orologio biologico scandisce le tappe, e in questa esperienza siamo soli, abbiamo inventato il "libero arbitrio" nel delirio di onnipotenza, illusi e preda dei sogni, ma infine disperati. La natura è indifferente al nostro destino: il suo interesse trascende quello dello spazio angusto in cui siamo confinati, spazio che noi mortali cerchiamo disperatamente di esplorare e vivere. Non ci resta che vivere la vita per gli attimi di pienezza che sappiamo cogliere al banchetto dei Grandi.
A.Ferrin modena, 15/12/2021
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