Delitti che destano scandalo nella gente "perbene", la violenza feroce che si abbatte sugli innocenti, è ciò che le cronache trasmettono quotidianamente, e si rimane ancora più attoniti quando si scopre che gli autori di questi misfatti sono ragazzi giovanissimi (17anni) o persone insospettabili. Sono episodi che si ripetono troppo frequentemente perché si possano considerare eccezionali; ormai sono entrati nella nostra quotidianità, radio e quotidiani sciorinano le brutture del giorno mentre facciamo colazione. L'aspetto più sconcertante è che ragazzi giovani siano fra i protagonisti dei delitti più efferati: uccidono padri, madri e fratelli, un altro massacra la prostituta contattata in chat, un'altra giovane sopprime due neonati da lei partoriti e sepolti in giardino. Dov'é il male? Un tempo, nel pieno dell'infatuazione per psicologia e psicanalisi, si sosteneva che ogni comportamento umano fosse determinato dalla educazione ricevuta, ovvero dall'ambiente sociale, dalla scuola, insomma dal contributo di tutte le "agenzie sociali" che interagiscono con l'individuo. Ma ora dove sono e cosa fanno queste agenzie? Se si vuole dare credito a questa analisi, nel tessuto sociale si è creato un grande vuoto di valori, o meglio, l'antico impianto etico che conferiva un certo ordine alla vita sociale è stato sostituito dal "liberi tutti" in nome della tolleranza e di una malintesa ideologia della libertà, in cui tutto è lecito e fruibile. Allora è inevitabile che manchino punti di riferimento per i giovani nel loro apprendistato alla vita, giovani che vivono, come tutti, momenti di grandi e inedite trasformazioni in un clima di libertà sovrabbondante, libertà malintesa ma anche dissipata. Ma voglio concedermi un poco di leggerezza. Oggi mi sono recato in centro città per il disbrigo di alcune pratiche e, come mia abitudine, osservavo i passanti, gli studenti e i passeggeri compagni nel trasporto pubblico. Guardavo con scrupolo le espressioni del viso, che fossero silenziosi o impegnati in conversazione, e un sospetto ha fatto capolino nella mia mente: sono veri o fingono? Forse sono io troppo pessimista? Che cioè proietto fuori di me le incertezze e le paure di una vita stanca? Vorrei che fosse così, ma non è così: la realtà è inquietante ma noi tendiamo a sminuire, rimuovere, o razionalizzare, insomma a rassicurarci.
Modena, 4/10/2024
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