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libreria di zurau

lunedì 3 novembre 2025

NEL BUIO

Ferrara è spesso al centro della mia esperienza onirica. Sono pochi giorni, ero ancora nella Ferrara degli  anni '50, e questo la dice lunga di quanto la città d'adozione sia rimasta nelle mie vene e sia ancora  parte del mio essere. Nel buio della notte sono ritornato il ragazzo che, entrato in Seminario nei primi  anni '50, ne è uscito dopo 5 anni, e vi ritorna dopo molti anni con un percorso a ritroso nel proprio  passato fra ideali traditi e realtà comunque di ineffabile bellezza. Il sonno mi ha condotto in una Ferrara che appare come in un vecchio dagherrotipo: è scolorita dalla patina che il tempo ha depositato nelle vie e sui monumenti del Rinascimento ferrarese ma, in più, molti muri sono sberciati e altri monumenti sono in uno stato di incuria. Allora mi inoltro nelle vie deserte, mentre la piazza antistante la Cattedrale è disseminata da frammenti di capitelli e colonne precipitati dalla facciata istoriata con pietra d'Istria e di Vicenza. Unito alla Cattedrale è il Palazzo Arcivescovile, già sede del Legato; i due edifici erano collegati da un corridoio che mediante  un accesso segreto consentiva al clero e ai seminaristi l'accesso  alle funzioni religiose. Vorrei ripercorrere l'antico corridoio e scopro che è stato murato quando il Seminario è stato trasferito presso San Luca, nell'estrema periferia. Questa ricerca, aggirando il Palazzo vescovile, mi porta al 32 di via F.lli Cairoli, nella sede del vecchio Seminario il cui ingresso, imponente nella sua bellezza, è sovrastato dall'elegante balcone dove sono due porte a vetri che danno luce all'ufficio del Rettore, il cui soffitto a cassettoni contiene dipinti del Garofalo. Ricordo che fra le due porte c'era una nicchia a conchiglia con il busto del Duca Ercole D'Este. Varcato il pesante portone, appaiono le rovine e lo stato di abbandono in cui versa il complesso: i cortili destinati al gioco sono silenti, porte e finestre scardinate, non c'é acqua nel pozzo medioevale, né al lavabo in porfido dove la bocca del mascherone erogava l'acqua per le abluzioni prima di entrare in Refettorio, anche questo preda di ragnatele e muffe. Poi, su per le vecchie scale a raggiungere il piano nobile occupato dal Rettore e dai Professori e, ancora più in alto, le grandi camerate dove i più piccoli dormivano dopo la recita delle orazioni, sotto lo sguardo del Prefetto. Nell'ala opposta erano la aule scolastiche alle quali si  accedeva inoltrandosi in un labirinto che riservava nuove sorprese, quali il Teatrino settecentesco dove ci esibivamo nelle recite periodiche, e nelle solenni Accademie annuali. Poi il passaggio alla sacrestia dal soffitto a vele dipinte dal Garofalo che introduceva alla Cappella: sull'altare di marmo troneggiava il pellicano nell'atto di nutrire i pulcini. Nella notte ho rivissuto gli anni di Collegio trasfigurati in una cupa atmosfera Gotica fatta di mistero, corruzione e decadenza, ma anche lascito del processo doloroso ma utile per potere vivere una nuova realtà. Nuova realtà possibile con l'abbandono di illusioni e ideali ineffabili.

Modena, 3/11/2025 

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