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libreria di zurau

lunedì 15 dicembre 2025

ERA MIO PADRE

Questa è un'integrazione del ricordo di mio padre che ho sognato ancora una volta; è proprio strano il  fatto che io ricordi poco di lui nella mia infanzia, e adesso in vecchiaia mi torni in mente inaspettato. Lo vedo alto e dinoccolato in compagnia di un collega camminare in Piazza Pitagora. Ha solo 20 anni, ma è uno spilungone, e alla Montecatini si erano già accorti delle sue qualità nella meccanica di precisione; negli anni'30 le macchine utensili erano agli albori, la manualità era ancora fondamentale, e  l'operaio capace di manovrarle con perizia costituiva una vera risorsa. Leone, questo il suo nome, aveva  cominciato a lavorare a 18 anni, lasciando la sua famiglia per recarsi a Bolzano dove la Montecatini  aveva già uno stabilimento. Non conosco i dettagli delle sue prime esperienze professionali; mi risulta  che aveva frequentato solamente le prime classi elementari, poi una scuola serale di disegno e quindi il  lavoro di fabbro nella bottega del padre Gelindo, dove mostrò attitudine alla lavorazione dei metalli, e in seguito una specializzazione nella tecnica industriale e negli impianti di ricerca nella Petrolchimica. Per queste sue competenze fu chiamato a Priolo in Sicilia, in Liguria, in Toscana e a Brindisi, insomma era un uomo che aveva la 4° elementare, ma capace di far fronte a molti problemi complessi in ambito tecnico e tecnologico, risolvendo e ovviando così a molte criticità che gli impianti chimici, per loro natura molto complessi, presentano. Dunque lo rivedo in sogno autorevole con i sottoposti, anche ingegneri e Periti, che evidentemente ne riconoscevano la competenza. Sembra di vederlo più in sogno di come lo ricordi da bambino e ragazzo, ma accade infatti che quando si vive in famiglia, si è quasi "separati in casa" anche con i fratelli, e in seguito la memoria restituisce frammenti preziosi della vita. Ho alcuni vividi ricordi degli anni vissuti in Calabria: la sartoria di mio zio Attilio dove toglievo i fili delle imbastiture, poi la Prima Comunione con Anna, quindi a caccia con mio padre che mi portava sulla canna della bicicletta, una Bianchi, e infine le felici scorribande nei campi o sulle colline di creta. Un ricordo vivido è l'immagine di Leone con la testa bendata causa un incidente alla Montecatini. A Ferrara invece Leone mi portò nella Bassa padovana a trovare la sua famiglia dove ho conosciuto i miei nonni e tutta la sua famiglia; Leone aveva acquistato il suo primo motorino: un "Aquilotto Bianchi", era l'anno '53, e con quel 50cc viaggiammo per 80 Km sulla Strada statale di allora, io sul sellino posteriore. In Emilia la mia vita acquistò una maggiore consapevolezza di chi io fossi, e dove. Tuttavia penso che soffermarmi su ricordi lontani non sia cosa buona per me: riemerge la mia scarsa attitudine a vivere nella realtà? Ovvero di guardare indietro e non vivere l'attimo, pienamente l'oggi, qui e ora. E' la vecchia nostalgia della famiglia unita pure nelle ristrettezze, al riparo di valori antichi ma perlopiù condivisi. E' vero che raggiungere l'età avanzata presenta qualche inconveniente, come essere testimoni di dolorosi eventi e rivolgimenti sociali nonché esistenziali, essere superstiti di lutti che colpiscono persone care. Tra i lutti annovero anche gli ideali traditi e i fallimenti provocati o subiti, e il dovere constatare che poco della nostra vita è nella nostra disponibilità. Un ultimo ricordo indelebile riguarda la sua morte a 90 anni; gli sono stato vicino negli ultimi suoi giorni. Un'esperienza dolorosa e lacerante la mia, ma sono "felice" di averla vissuta. Nascita e morte sono gli unici capolavori in cui siamo veri protagonisti. E' la clamorosa ostentazione del mistero, il corpo presente e lo spirito che si estingue come alito di vento, ma è vana ogni protesta. Mia madre se n'era andata anni prima, ma era già immersa nel sonno da molti giorni, e poi ghermita dalla notte.

Modena, 16/12/2025

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