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libreria di zurau

lunedì 29 gennaio 2018

Giustizia Imperfetta

                                                     GIUSTIZIA IMPERFETTA 



Mezzi di comunicazione pubblici, quelli "collaterali e caudatari", nonché i cittadini che dimenticano
di avere una testa per pensare, o che volontariamente vi rinunciano, diffondono notizie false o manipo
late, in ogni caso funzionali agli interessi dei poteri costituiti o dei "poteri forti" politici-economici.
Faccio alcuni esempi di informazione, o meglio di disinformazione da cui siamo bersagliati da decenni, riguardanti gli insoluti misteri di cui è costellata la storia del nostro secondo dopoguerra.
Mi riferisco a Piazza Fontana, Della Loggia, Italicus, Stazione di Bologna, agli attentati del Terrorismo di sinistra o di marca fascista, frutto di una guerra per bande che ha insanguinato il nostro
Paese, e molti di questi delitti sono ancora impuniti, o hanno trovato soluzioni non del tutto chiare e convincenti, e qui chiedo scusa se il mio elenco risulta incompleto.
Ebbene, a fronte delle stragi e delitti rimasti insoluti, non riesco a comprendere che si continui a parlare e scrivere della morte di Giulio Regeni, stagista probabilmente vittima della sua inesperienza e temerarietà.
Ilaria Alpi, Miran Hrovatin, e Maria Grazia Cutuli, sono caduti vittime nell'esercizio della loro professione; Nicola Calipari, invece era servitore dello Stato caduto in Iraq durante la liberazione di Giuliana Sgrena, giornalista libera professionista imbarcatasi avventurosamente nella guerra irachena.
Ho grande rispetto e commozione per tutte le vittime di mafia mai onorate a sufficienza, e ricordo anche delitti impuniti e particolarmente efferati; certo è necessario fare i conti anche con le lacune del
sistema investigativo e giudiziario.
A.Ferrin
modena, 29/01/2018

A Ritroso nel tempo

                                                         A RITROSO NEL TEMPO



Mercato dell'antiquariato o, per meglio dire delle "cose vecchie"; infatti è azzardato definire oggetti di antiquariato tutto ciò che è materiale di risulta proveniente da case abbandonate o demolite, oggetti di famiglie estinte rifiutati anche dai rigattieri, e solo raramente si rinvengono pezzi pregiati, se non preziosi; tuttavia la Piazza è piena di bancarelle zeppe della più varia paccottiglia nonché di accessori d'arredamento: comodini, specchiere, scrittoi corredati da tutto il necessario per sedersi e, alla luce di
candele o lucerne, immaginarsi studiosi immersi nello studio.
E' impossibile elencare tutto, ma osservare la merce esposta, toccare e scrutarne le fattezze regala
piccole emozioni e la consapevolezza del percorso compiuto nella loro breve o lunga vita.
Nello stesso tempo, aiutati dalla memoria, dalla tradizione a dalla conoscenza della storia, si fruisce
di preziosi e curiose informazioni, e allora chi, come me, ha una certa età è avvantaggiato: infatti
riconosce la canna di bachelite o legno con il pennino, e il calamaio con il quadernetto dell'infanzia, i giocattoli poveri e ingenui che lo facevano felice.
Può sfogliare i libricini che in passato a fatica entravano nelle case, sono sdruciti e quasi sfasciati, ma
contengono la dedica del donatore, forse una madre o un padre, hanno le orecchie come
segnalibro, e le dediche sono semplici con una grafia spesso perfetta (un tempo la Calligrafia era un
esercizio d'obbligo nelle scuole), ed è inevitabile che il pensiero vada ai loro antichi padroni, alle loro vite, si maneggiano i loro oggetti di uso quotidiano quasi fossero reliquie, e in realtà lo sono: sono
depositari e testimonianza di molte vite e memorie.
Muoversi lentamente tra i banchi, con mercanti in paziente attesa e dall'aspetto trasandato (li ho
sempre visti cosi), assistere al loro astuto mercanteggiare sul prezzo, ai dubbi e perplessità del visitatore, tutto è uno spettacolo, e infine questa esplorazione diventa un'indagine storico-sociale che
affascina.
Quindi, al calare del sole, la merce è raccolta e stipata in capaci casse di legno che saranno caricate sui furgoni in sosta nelle vicinanze e trasferita in un'altra Piazza della Regione o d'Italia.
Antonio Ferrin
modena, 29/01/2018


domenica 21 gennaio 2018

Corpo e Anima

                                                                CORPO e ANIMA
                                                                  di Ildiko Enyedi


Ieri sera al Settebello, premiato al festival di Berlino; a fare una seria esegesi del film dovrei  chiamare a consulto Freud, Jung e compagnia, ma non è il caso.
Ormai la cultura psicoanalitica è così volgarizzata, e forse anche discussa, che provo a fornire il mio
modesto commento,
La regista ha attinto evidentemente alle teorie freudiane, relativamente sopratutto  alla sessualità: nella relazione di coppia dei due protagonisti, Maria è la donna adulta e intelligente ma molto inibita sessualmente, Endre è a sua volta frustrato e bloccato dai fallimenti amorosi precedenti e dalla menomazione fisica di cui soffre.
Il tutto all'interno di un macello dove il sangue e la morte scorrono in un'ambiente apparentemente
asettico e indifferente e in cui è istintivo cogliere il destino comune a uomini e animali; nello stesso tempo, in un selvatico immaginario onirico, due cervi, il maschio e la femmina, simboleggiano
e mimano il corteggiamento e l'amore degli umani, e tra i cervi il corteggiamento è molto delicato,
di attesa e pudico, quasi una lezione per noi.
Infine Maria e Endre giungeranno all'amplesso liberatorio e risolutore.

A.Ferrin
modena, 21/01/2018

sabato 20 gennaio 2018

La Febbre del Sabato Sera

                                                         La Febbre del Sabato Sera


Film del '78 che non avevo visto perché a 35 anni avevo tre figli, di 9, 8, e 5 anni ed ero assorbito
da lavoro e famiglia, e perciò la musica del tempo mi giungeva come eco da altre realtà.
Comunque il film di ieri sera ha richiamato alla mia memoria anche il famoso film "Gioventù Bruciata" del '54 con James Dean: alcuni episodi sembrano presi da quel film come le serate "pazze" della gioventù con sballo incluso, e la morte accidentale (quasi cercata) del più giovane e fragile della compagnia, sia nel film con James Dean che in quello con John Travolta; molto efficaci le scene girate sul Ponte Di Verrazzano e quelle nella sala da ballo Odissey 2001 dove si esibisce la compagnia di Travolta  sulle note dei Bee Gees.
In ogni caso gli anni di Tony Manero, non li ho vissuti: ero ancora avviluppato in un bozzolo fatto di
ingenuità, ideali, molte speranze e buone intenzioni, ma ero, eravamo felici senza saperlo.
A.Ferrin
modena, 20/01/2018

giovedì 18 gennaio 2018

L'ATALANTE

                                             
                                                                  L'ATALANTE
                                                                    di Jean Vigo
                                                                        1934


L'istinto non mi ha tradito, e nonostante il freddo sono andato al Truffaut per assistere a L'Atalante.
Un film molto bello, pura poesia, girato da Jean Vigo nel '34: vi recitano Dita Parlo e Michel Simon.
Qui Dita Parlo è Juliette e Michel Simon è Père Jules, ma Simon è un grande del cinema, credo si dica" grande caratterista", lo avevo visto anche nel "Treno" come Papà Boule e Nel porto delle nebbie
come Zabel.
E' un film di culto, da Cineteca o Cineforum che dir si voglia, del miglior realismo del primo dopoguerra; la sala infatti è pressoché vuota e ne sono felice: mi accingo a occupare il posto abituale, ma noto una donna che mi osserva da lontano, io la guardo e incredulo chiedo: ci conosciamo?
Per tutta risposta lei lascia il suo posto e si dirige dove io sono.
Adesso la riconosco: è la signora distinta seduta al mio fianco nella sala Truffaut, alla proiezione di
"Morto Stalin se ne fa un'altro", spettacolo che avevo lasciato anzitempo perché poco avvincente.
Uscito dal locale, me ne ero pentito perché così perdevo l'occasione di fare la sua vera conoscenza.
Ora è di fronte a me sorridente, e confida che ho fatto bene a lasciare poiché il film non meritava tanta abnegazione.
Questa sera sono fortunato perché speravo di rivederla, speravo che il cinema potesse propiziare una  nuova amicizia.

Antonio Ferrin
modena, 17/01/2018


mercoledì 17 gennaio 2018

MERCATO DELLE VERGINI

                                                                  Mercato delle Vergini


17 gennaio

E' notizia di oggi apparsa sul SUN inglese: una modella italiana diciottenne ha messo all'asta la sua verginità, asta dalla quale conta di ricavare un milione di Euro, necessario per i suoi studi e l'aiuto alla sua famiglia.
Sorpresa? Scandalo? Nulla di tutto ciò: tutto torna, è la logica del mercato: solo moralisti e ipocriti
parlano ancora di pudore, di morale pubblica ben sapendo che ognuno ormai fa per se e da se.

CILE
Bergoglio è in Cile, e per l'ennesima volta chiede perdono per la piaga della pedofilia che insiste nel
clero cattolico, ma non si hanno notizia in Cile, o in altri Paesi del mondo, di punizioni o espulsioni
esemplari di preti colpevoli.
Accoglie e chiede perdono anche al gruppo di nativi Indio Mapuche, raccomandandoli all'attenzione del Paese, ed è il meno che possa fare dopo che gli indio e i nativi sono stati decimati e annichiliti nel corso delle conquiste coloniali nel Continente americano( a nord e sud).
Ormai ha visitato tutto il Sud e Centro America e molti altri paesi, ma non l'Argentina: perché? E' un mistero...inquietante.

WENDI
L'ex signora Murdoch è sospettata da F.B.I. di essere stata agente segreta della Cina: sappiamo tutti che la donna, le donne in genere, per la loro unicità si sono spesso prestate o sono state utilizzate come pass-partout ideali.

RAZZA ITALIANA 
La razza bianca italiana è a rischio di estinzione: il rischio viene dall'invasione di negri (negher in Lumbard) che mettono a rischio la nostra identità.
L'affermazione è di Fontana, neo candidato leghista alla presidenza della Lombardia; alla levata di
scudi degli oppositori, più o meno disinteressati, ha peggiorato la situazione chiamando in causa la
Costituzione, mostrando così di non sapere leggere.

OPERAI MORTI A MILANO
Incidente sul lavoro a Milano. Ne sono morti tre, e un'altro è in fin di vita: ormai sui quotidiani, in prima pagina, compaiono solo le stragi, mentre sappiamo che in Italia, muoiono in media due operai
ogni giorno, quasi "morti bianche" che non hanno diritto di cronaca.

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lunedì 15 gennaio 2018

LA STORIA e "IL SENNO DI POI"

                                                          LA STORIA E "IL SENNO DI POI"


Per curiosità ho voluto assistere al film "morto Stalin se ne fa un'altro", che vuole essere una satira
grottesca sulla morte del dittatore e la lotta per la sua successione tra i gerarchi del Partito Comunista.
Il mio scetticismo sul genere è stato confermato e pertanto, anche per la pochezza del film nel suo complesso, ho lasciato la sala prima del tempo.
Sarà un mio limite, ma non riesco a sorridere delle tragedie umane, e trovo sia squallido il solo
tentativo; d'altra parte la realtà supera sempre la fantasia e quindi ogni impegno a rappresentare il  dolore e le sofferenze dei nostri simili è inadeguato, e più arduo ancora  farne oggetto di satira e svago.
Sono un assiduo frequentatore di film "impegnati", e molte volte mi ritrovo nella sala Truffaut semi vuota, questa sera invece c'è il pienone: continuano a staccare biglietti e recuperano sedie dagli uffici,
manca solo il venditore di salatini e bibite per ricreare l'atmosfera di un lontano passato.
L'affollamento inusuale insospettisce, e infatti colgo dai commenti aspettative inequivocabili: l'attesa
di uno spettacolo comico e rilassante.
Tarda l'inizio dello spettacolo provocato dai ritardatari che cercano di intrufolarsi, recando così disturbo agli spettatori che per tempo hanno preso posto; al mio fianco è seduta una signora distinta,
con la quale, nella circostanza, è inevitabile scambiare qualche opinione sul cicaleccio invadente.
Si parla dei film visti, anche lei è frequentatrice di Truffaut e Settebello; la donna ha un bel sorriso, è
longilinea, la pelle diafana e mani molto belle che mi vien da chiederle se è pianista, porta una tuta da
ginnastica e scarpe da tennis.
Infine ha inizio lo spettacolo ma, sul finire del primo tempo ne ho a sufficienza, e raccolgo le mie cose per uscire, la donna chiede: va via? E io: sì; io saluto e lei, posando la mano sul mio braccio:
alla prossima.

A. Ferrin
modena, 15/01/2018




giovedì 11 gennaio 2018

L'INFINITO

      

       

L'INFINITO
di Giacomo Leopardi

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s'annega il pensier mio:
E il naufragar m'è dolce in questo mare.

Recanati 1819

Rileggo oggi la poesia di Leopardi richiamata alla memoria da un'articolo apparso su "La Lettura" della settimana scorsa, e il cui oggetto è appunto L'Infinito, il concetto di infinito.
Ora, mentre scrivo, ascolto il "Dixit Dominus" di Haendel diretto da Gardiner, e la concomitanza
di questi piccoli eventi fa pensare a improbabili, fortunate congiunzioni astrali, o anche a una mia
costruzione letteraria, invece è tutto casuale, non vi è nulla di voluto: è lo stato d'animo propizio a fare sì che nel momento felice possiamo cogliere e recepire l'attimo di pienezza che riscalda l'anima.
E allora penso che l'Infinito sia in noi, ma è un infinito che non possiamo contenere perché incommensurabile, e perciò possiamo solo percepirne un riflesso ineffabile che tuttavia ci nutre e
alimenta la nostra speranza.
D'altra parte, non è possibile separare il concetto di Infinito dal concetto di Bello e Bellezza, essi sono legati e interdipendenti: anche la bellezza è senza tempo, mistero che ci avvicina alla verità.

A.Ferrin
modena,11/01/2017

domenica 7 gennaio 2018

LOVELESS

                                                                          LOVELESS


E' uno sguardo sulla società russa post-comunista, società in cui il rigore e moralismo sovietico sono
sostituiti dal neocapitalismo arrembante basato sul consumismo, la competizione e con quanto ne consegue: in aggiunta, la rediviva Chiesa ortodossa ha portato un nuovo integralismo religioso.
Il tutto conduce a una società disastrata nella quale l'economia distrugge valori e rapporti, e in cui i
più deboli, i bambini, ne pagano le conseguenze.
E' l'economia a condizionare, a determinare i cambiamenti, anche i più profondi, mentre noi uomini ci illudiamo di potere cambiare la storia.
Pertanto Alioscia il figlio, Boris e Genia i genitori, sono semplici comparse nella rappresentazione di una realtà "minore".
Tra le scene che raccontano meglio la transizione dalla società sovietica alla realtà della Russia
neo capitalista, sono i ruderi dei vecchi opifici del passato e la visione della nuova edilizia borghese con gli interni modernamente arredati; infine spicca l'uso diffuso fra bambini e adulti di Smartphone,
oggetto simbolo, tra gli altri, della società di massa e omologata in cui viviamo.
A.Ferrin
modena, 07/01/2018

sabato 6 gennaio 2018

La BEFANA

                                                                   la BEFANA vien di notte...


Sì, una volta era attesa la vecchierella ingobbita sotto il peso della bisaccia che conteneva caramelle e dolcetti con mandarini, noci, fichi secchi, e a volte il carbone per i meno buoni; solo i bambini delle famiglie borghesi vedevano bambole e cavallucci di cartapesta.
Una volta...ora la Befana è l'immagine stereotipata di una vecchia dal naso adunco imbruttita dagli anni, quasi spaurita e timorosa di mostrarsi,  e infatti sembra più una strega, mentre i doni li portano le mamme "befane" e i papà "befanoni" e gli stessi termini sono ormai spregiativi, e infatti il termine più bello e appropriato di "Epifania" è ormai in disuso.
Ma basta "sparare sulla croce rossa": sappiamo che le convenzioni sono utili, forse necessarie per
andare avanti e pertanto, come Amatore Sciesa diretto al patibolo, dico "Tiremm innanz".
A. Ferrin
modena, 06/01/2018

lunedì 1 gennaio 2018

31 Dicembre 2017

                                                                    31 Dicembre 2017


Ho ponzato e ponzato molto, ma infine sono qui a Modena; le ragazze sono a Domo da Maurizio, volevo partire anche io, andare ovunque pur di allontanarmi dalla città: mi attraeva Milano per vedere il Caravaggio, Padova per Galileo, e Chivasso per rivedere dopo molti anni mio cugino Arturo, ma capisco che, più del viaggio in se, volevo muovermi, evadere dalla mia vita stanziale.
Trascorrerò quest'ultimo giorno dell'anno qui, a Modena, e volutamente in solitudine; superata la
sottile angoscia che i giorni di festa possono produrre, la giornata soleggiata, quasi tiepida, mi
conforta, e tutto sommato, ho fatto una scelta più "igienica".
Dopo una bella doccia, una accurata rasatura, e fatta una buona colazione, sono uscito diretto nel centro Città; ho acquistato i quotidiani ( domani non escono) e ho raggiunto S.Bartolomeo per assistere a una parte del rito ortodosso domenicale, (mi interessano i loro cori polifonici).
Ho continuato nel mio girovagare cittadino visitando il mercato Albinelli affollato di gente intenta agli ultimi acquisti per il Capodanno che incombe: c'è abbondanza di merci in offerta, tutti in attesa
del proprio turno, ma io non devo, né voglio acquistare e così proseguo nel cammino, attraverso il
Duomo dove si svolge un rito e mi inoltro in S.Eufemia, quindi in via Carteria diretto all'Osteria della
Gioia dove fanno cucina Egiziana.
Al banco somministra Fema, una giovane della famiglia che gestisce il locale; ordino un tris di
contorni con salsa piccante, di Yogurt, e ai ceci, polpette con fagioli, caponata e falafel, con pane arabo e un bicchiere di vino rosso, non proprio un menù leggero e infatti ancora, mentre scrivo, il mio stomaco è impegnato in un lavorio non indifferente.
La cucina araba è molto speziata, appetitosa e senz'altro buona, ma devo convincere il mio corpo!
Ora mi incammino verso casa: ho già pranzato, e dopo una breve sosta nella zona verde, rientro in casa, dove mi applicherò alla lettura, e verso sera conto di recarmi al cinema Truffaut dove danno
L'insulto.
A.Ferrin
modena, 31/12/2017