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libreria di zurau

domenica 16 febbraio 2020

AFFABULAZIONE


Ci sono quelle prodotte da teatranti o dall'uomo della strada che, anche inconsapevolmente, farnetica improvvisando senza capo né coda , o drammatizza a voce alta contenuti nebulosi, per finire ai  venditori in ogni mercato: dai venditori di pentole e piatti, che al mercato intrattengono gli spettatori stupiti, a quelli in giacca e cravatta dalla lingua forbita, e spesso biforcuta, per finire ai politici di bassa lega che usano menzogna e volgarità per turlupinare i più ingenui o, detto in altri termini, per "piazzare" idee obsolete e fare balenare mete illusorie.
A me sfugge senz'altro qualcosa della realtà attuale, o meglio, il suo mutamento negli ultimi anni è stato così repentino che sono disorientato: non riconosco il paesaggio umano che mi circonda, quasi 
fosse intervenuta una mutazione genetica; o sono io che con l'avanzare dell'età regredisco, e resto aggrappato a scogli sempre più erosi e svuotati dai marosi?
Ciò che sgomenta è che vengano spacciate per nuove, conoscenze che sono da secoli universalmente riconosciute, e che per ciò dovrebbero essere patrimonio comune.
Anche le acquisizioni della scienza più condivise subiscono la stessa sorte, con apprendisti stregoni 
che, per ignoranza o calcolo, manipolano fatti, notizie, storia, e così inducono i più sprovveduti a una visione parziale e distorta della realtà. 
Il risultato è una omologazione e omogenizzazione culturale in cui tutto è accettabile in nome di un
relativismo rassicurante, a misura d'uomo, e questo accade mentre da anni, padri e nonni siamo alle prese con esami molto più severi di un tempo.
E' tale il disorientamento che la vita tra il giorno e la notte sembra scorrere senza soluzione di continuità, al punto di non sapere se la vita sia più sogno, o che la realtà sia fatta di sogni e fantasia, o se quest'ultima sia la vera unica vita.
A volte penso che noi umani abbiamo perso ogni speranza nel futuro, quasi  percepissimo l'inutilità
di ogni sforzo, come gli atleti che rinunciano perché privi di energie.
E infine non vorrei che il mio pessimismo fosse la semplice proiezione del mio stato d'animo.
Penso a Ungaretti che, accucciato in una trincea della Grande Guerra scriveva:
  
Si sta come/d'autunno/sugli alberi/le foglie

modena, 16/2/2020

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