La mia piccola trasgressione quotidiana: ho fatto alcune rampe di scale per scendere in
cortile, e poi sono entrato nella vicina area verde .
C'è deserto in un silenzio tombale, e i colombi dove sono? Di solito c'è un loro stormo:
si avvicinano alla panchina dove riposo, e li osservo impegnati a beccare, e tubano e
gonfiano le piume mentre corteggiano le colombelle.
Oggi non li vedo: intorno a me solo ombre che scrutano in silenzio, e allora ricordo
alcune rime dantesche:
Un dì venne a me malinconia
e disse: "Io voglio un poco stare teco"
E parve a me ch'ella menasse seco
dolore e ira per sua compagnia.
DANTE, da Rime
A.Ferrin, 26/4/2020
SCRIBERE

libreria di zurau
domenica 26 aprile 2020
IMMUNI
Ora siamo alle prese con l'Applicazione "IMMUNI" per fronteggiare meglio il rischio
di contagio Covid19: l'informatica dovrebbe monitorare i nostri contatti tramite gli
Smart, seguirci e segnalare il nostro e l'altrui stato di salute.
Siamo già avviluppati in reti di molteplici centri che monitorano e controllano ogni nostro
passo, scelta e idea: siamo confusi anche per le diverse opinioni in materia, per la
superficialità di molti "esperti"(c'è anche una pandemia da informazione).
Per mia formazione sono portato a credere alla buona fede del potere pubblico ma,
dati i precedenti, una certa dose di inquietudine e scetticismo è comprensibile per
la complessità della società moderna, con la realtà della globalizzazione dove
l'informazione è ampiamente strumentalizzata e manipolata.
Temo sarà sempre più difficile governare una Terra che oggi conta circa 8 miliardi
di anime, che in pochi anni saranno 10; come ogni specie, anche la nostra deve
fare i conti con lo spazio vitale utile e le risorse necessarie alla propria sopravvivenza.
Poi ci sono i problemi legati alla gestione del potere, alla sua centralizzazione, nonché
alla diffusione di strumenti di condizionamento e controllo sempre più invasivi e lesivi
delle libertà personali.
Insomma, temo la prospettiva di una società in cui gli uomini debbano rinunciare alla
propria individualità per "vivere" in una sorta di "comunità protetta", in balia di poteri
totalitari assoluti.
Ricordo il filosofo polacco Baumann, teorizzatore della "Società liquida", il quale
sosteneva che fra le cause dell'ascesa al potere del Nazismo in Germania
e dell'Olocausto, vi sia stata la stessa società moderna occidentale, totalitaria e
burocratizzata, che ha consentito il controllo capillare e la motivazione di un intero
popolo alla fede cieca e assoluta nel potere costituito.
E poi Orwell e il suo "1984": la sua era pura fantasia, o piuttosto una visione
pessimistica ma verosimile del nostro futuro?
A.ferrin
modena, 26/4/2020.
martedì 21 aprile 2020
PER QUANTO STA IN TE
Nel diluvio di parole e dichiarazioni che ci inseguono e sommergono,
mi piace riflettere con le parole del Poeta greco KONSTANTINOS KAVAFIS:
mio malgrado, e complice la pandemia da coronavirus, aderisco allo spirito di
questa poesia.
A:Ferrin
E se non puoi la vita che desideri
cerca almeno questo
per quanto sta in te: non sciuparla
nel troppo commercio con la gente
con troppe parole e in un vivai frenetico.
Non sciuparla portandola in giro
in balia del quotidiano
gioco balordo degli incontri
e degli inviti,
fino a farne una stucchevole estranea.
Kavafis
domenica 19 aprile 2020
I CERVI ESPLORATORI
Tre cervi maschi adulti sono entrati indisturbati a Carpineti nell'Appennino reggiano;
nel Borgo deserto, presidiato da una pattuglia di Carabinieri, gli abitanti erano isolati nelle
case per sfuggire al contagio del Coronavirus.
I militari, attoniti, hanno visto sfilare i cervi che mostravano con eleganza i loro palchi
vellutati, l'incedere solenne, il capo eretto, e lo sguardo dolce ma circospetto.
Gli animali selvatici hanno buona memoria: sono sopravvissuti a secoli di caccia
indiscriminata, vittime di predatori come il lupo ma anche, e forse di più, come l'uomo.
Ora le specie selvatiche sono protette e prolificano, invadono territori di altre specie, anche
quello dell'uomo, il quale a sua volta si difende promuovendo la convivenza pacifica
e ricorrendo, in extremis, alla caccia selettiva.
Sembrano tutti felici: gli animali selvatici che si riappropriano di aree da cui erano stati
estromessi dalla persecuzione, e gli uomini che sono più consapevoli dei diritti di questa
fauna; anche l'attività venatoria è limitata o regolata, e infatti i permessi di caccia sono
sensibilmente diminuiti.
Quando mio padre andava a caccia negli anni '50/60, si diceva che in Italia vi fossero
due milioni di doppiette in cerca di selvaggina, ma oggi, scomparsa la caccia indiscriminata,
c'è il fenomeno, spero residuale, della caccia di frodo: questa fa si' che in sperdute locande
si trovino piatti con carne di cervo o cinghiale.
Il cervo è un'animale nobile e fiero, e il cinghiale mi è simpatico, ma osservare i cervi in amore
è uno spettacolo che è poco dire bello: dopo il bramito insistito del maschio, e la femmina
è vicina, inizia il corteggiamento, preludio all'accoppiamento; immagino che il rituale ricalchi
quello di ogni specie vivente, ma qui' c'è una tenerezza infinita, la cerva è riservata, a volte
prende l'iniziativa, ma ora mostra di ignorare le attenzioni del compagno.
Il rituale comprende tocchi brevi e delicati, leggeri e ripetuti sfioramenti in cui è preminente
la funzione dell'olfatto: il maschio sfiora con la bocca e con il corpo quello di lei, le gira
intorno, con una zampa ne accarezza una della cerva, e struscia il capo sul suo ventre;
infine dopo molti inviti, la femmina accetta la proposta d'amore, e il tutto si compie con
delicatezza.
Questa non è la stagione dell'amore tra i cervi: è il periodo in cui i maschi vivono in branco,
separati dalle femmine che formano un loro branco con gli ultimi nati; ma vedendo questi
maschi imponenti entrare a Carpineti, ho fantasticato che fosse una pattuglia in avanscoperta
per aprire la strada a femmine e cuccioli in attesa nel bosco.
A.Ferrin
modena, 19/4/2020.
mercoledì 15 aprile 2020
77
77 anni sono molti,
sono pochi? La cosa non mi interessa, sono in ogni caso consapevole
di essere all'epilogo della mia storia, né mi interessa fare bilanci: gli anni di vita trascorsa sono molti, e con
molte tappe che ho provveduto a segnare con esami rigorosi (non si dice che gli esami non finiscono mai?). Unica sottolineatura è la consapevolezza di avere adempiuto la missione che la natura affida:
contribuire con la donna alla sopravvivenza della nostra specie.
molte tappe che ho provveduto a segnare con esami rigorosi (non si dice che gli esami non finiscono mai?). Unica sottolineatura è la consapevolezza di avere adempiuto la missione che la natura affida:
contribuire con la donna alla sopravvivenza della nostra specie.
La donna e la sua femminilità, tormento ed estasi per l'uomo, femminilità che nasconde il mistero; tutto mi
affascina di lei che vive la sua natura con apparente noncuranza, con maggiore o minore
sensualità, ma si tratta dell'armamentario funzionale al fine che la stessa natura persegue: lei procede sicura, indifferente al mondo che la circonda, (ignara?) del suo potere, e infatti, come l'uomo, ignora di essere solo comprimaria in un disegno più grande che sfugge al suo controllo.
sensualità, ma si tratta dell'armamentario funzionale al fine che la stessa natura persegue: lei procede sicura, indifferente al mondo che la circonda, (ignara?) del suo potere, e infatti, come l'uomo, ignora di essere solo comprimaria in un disegno più grande che sfugge al suo controllo.
Dopo corteggiamento
e innamoramento, (rito e recita ideati dalla natura) la tempesta dei
sensi si placa e l'investimento amoroso si trasforma in sentimenti
più razionali: la natura con la biologia ha fatto la sua parte, e
ora siamo persone alle prese con la “fatica di vivere”, giorno
per giorno, destino cui non possiamo sottrarci, e nel procedere ci
muove sempre il desiderio di amare ed essere amati, quasi l'istinto di un ritorno alle origini.
E' l'istinto alla vita che ci genera, l'ineffabilità dell'esperienza amorosa ci conquista, e quando
la perdiamo, ci arrabattiamo in mille modi per nascondere a noi stessi la verità, e questa
rimozione è la nostra fortuna perché perpetua l'aspettativa di una vita che, nonostante la
perdita incolmabile, pensiamo stoltamente non debba avere fine.
la perdiamo, ci arrabattiamo in mille modi per nascondere a noi stessi la verità, e questa
rimozione è la nostra fortuna perché perpetua l'aspettativa di una vita che, nonostante la
perdita incolmabile, pensiamo stoltamente non debba avere fine.
L'illusione ci
sorregge fino alla morte che giunge quindi inaspettata, e con
scandalo!
Ci confortano fino
alla fine i ricordi di momenti ineffabili e irripetibili, che appaiono
tanto più preziosi per i terreni infidi che abbiamo dovuto attraversare.
tanto più preziosi per i terreni infidi che abbiamo dovuto attraversare.
Ne è valsa la pena?
Io penso di sì.
Come nella Commedia, abbiamo esplorato mondi nuovi, sognato ideali, vissute
dolcissime passioni, e fatta esperienza della bellezza.
Tra disillusioni e sofferenze, siamo stati comunque protagonisti di un'avventura non
richiesta, e tuttavia grande e gratuita, ma infine cala il sipario e ritorniamo nel mondo
dal quale siamo venuti.
Solamente nel momento del declino intravediamo una verità che avrebbe potuto
salvarci, o almeno risparmiarci illusioni e disillusioni:
"è inutile dibattersi cercando di fuggire la realtà, volerla piegare, e così non tenere
conto dei fatti che accadono e si affermano contro le leggi morali(umane), fatti che
imprimono al mondo ferree leggi al di sopra di ogni ideale".
Come nella Commedia, abbiamo esplorato mondi nuovi, sognato ideali, vissute
dolcissime passioni, e fatta esperienza della bellezza.
Tra disillusioni e sofferenze, siamo stati comunque protagonisti di un'avventura non
richiesta, e tuttavia grande e gratuita, ma infine cala il sipario e ritorniamo nel mondo
dal quale siamo venuti.
Solamente nel momento del declino intravediamo una verità che avrebbe potuto
salvarci, o almeno risparmiarci illusioni e disillusioni:
"è inutile dibattersi cercando di fuggire la realtà, volerla piegare, e così non tenere
conto dei fatti che accadono e si affermano contro le leggi morali(umane), fatti che
imprimono al mondo ferree leggi al di sopra di ogni ideale".
A.Ferrin
modena, 16/12/2019
giovedì 9 aprile 2020
ANDRA' TUTTO BENE... CE LA FAREMO...
Coronavirus, alias Covid 19: andrà tutto bene...ce la faremo...questo augurio, inizialmente, è stato accolto con simpatia perché era uno sprone in una situazione nuova e allarmante, anche se la sua
pericolosità appariva ancora limitata nel tempo e nello spazio.
Poi balconi e finestre si sono spalancati, e una pletora di cantanti e suonatori volonterosi si è
affacciata dispiegando Tricolori e manifesti augurali accompagnati da una colonna sonora fatta
di ogni genere musicale.
Dopo oltre un mese dall'inizio dell'epidemia, presto diventata pandemia, contiamo in Italia
140.000 contagiati e 17.000 deceduti, e nel mondo 1.450.000 contagiati e 83.000 morti.
Alla luce di questi numeri, sono ancora lecite esercitazioni di ottimismo agli occhi di chi ha sofferto e soffre ancora, e dei parenti dei morti? Tutto ciò non può suonare inopportuno?
La pandemia porta con se grave crisi economica e sociale, e il nostro Paese è meno solido di
altri per potere fare fronte alle sue conseguenze.
Ancora oggi la comunicazione ufficiale, unita a quella prodotta da privati e internauti, più o meno spontanea, ma certamente caotica e incontrollata, appare balbettante e immersa in una babele in
cui l'eccesso di dati e informazioni ne minano attendibilità.
Invece non c'è dubbio che siamo nel pieno di una pandemia diffusa in tutto il mondo, e per la quale si evocano flagelli del passato come la "spagnola" del primo '900 che fece da 20 a 50 milioni di vittime.
Anche io penso, e spero, che riusciremo a superare questa crisi, che dovremo però pagare un prezzo alto in vittime del Virus, e per le conseguenze di una crisi economica che impoverirà tutti.
Chissà perché (ma in realtà so perché) la memoria mi riporta a due autori che ho letto in passato:
Caraco e E.M.Cioran, due intellettuali campioni di pessimismo e dissacrazione che in questa stagione di pandemia, se letti, possono alimentare disorientamento e disperazione; infatti, la loro visione della vita è così negativa, che prefigurano il vero Caos come inevitabile fucina del nulla.
Essi demoliscono il "castello di carte" fatto di idee, teorie filosofiche e trascendentali, che danno senso alla stessa esistenza, e senza auspicare virtuose palingenesi della nostra specie.
D'altra parte la sopravvivenza della terra e della vita che conosciamo è soggetta all'arbitrio del caso
e della necessità: questi obbediscono e sono determinati solo dalla natura, e nel suo esclusivo interesse.
A.Ferrin
modena, 10/4/2020
martedì 7 aprile 2020
PISCIALETTO
E' il tarassaco comune, detto anche soffione e "piscialetto", quest'ultimo è una reminiscenza
infantile: giocavamo nei prati primaverili, e non si raccoglieva questo fiore nel timore di
diventare dei "piscialetto", (i più grandi tra noi ci davano del "piscialetto" per dire
che eravamo piccoli) e per questo frugavamo fra l'erbe alla ricerca di margherite, viole, e i rari quadrifogli portafortuna, mentre le mamme coglievano cicoria.
I prati delle nostre evasioni, i pendii e pianori della collina che domina la città da un lato e
dall'altro il mare verso Capo Colonna, era lo scenario perfetto per la Pasquetta, quando si
"andava a passare l'acqua", ma questo scenario non c'è più perché livellato e urbanizzato.
Per tornare al tema, il fiore giallo era ed è innocente: il suo decotto possiede proprietà diuretiche
già note da secoli, e viene utilizzato ancora oggi nella farmacopea ufficiale e in erboristeria.
D'altra parte, l'enuresi notturna è da sempre un fenomeno diffuso, e quando si verifica angoscia
i bambini che ne sono affetti e per ciò sono canzonati; è un luogo comune che infanzia e gioventù
siano età dell'innocenza, mentre è notorio di quale crudeltà e sadismo siano capaci.
Si deve sorridere dei rossori e pudori giovanili: i giovani non sanno ancora, e per loro fortuna,
che la vita è un "percorso di guerra" dalla nascita, quando siamo accuditi con gioia e amore
(se siamo fortunati) fra panni candidi, balsami e pappine, fino al momento in cui la vita
declina tra i pannoloni e gli effetti del decubito.
A.Ferrin
modena, 8/4/2020
domenica 5 aprile 2020
DOMENICA
E' domenica, cielo sereno aria frizzante in un silenzio cimiteriale: pochi trasgressori nelle
strade, io cammino lentamente, per la pesantezza postprandiale.
Noto un baldo giovane privo di mascherina che tiene al guinzaglio un cane lupo, lo conduce
sulla striscia d'erba spartitraffico, dove il cane semina le feci che il giovane non raccoglie;
risalgo via Venturi diretto a via Guarini e dal marciapiede sottostante i balconi, sento due
condomini conversare: la donna dal balcone vicino che dice "moriremo tutti" e l'uomo
risponde "come i carcerati".
Ne ho abbastanza: avventurarsi fuori casa per prendere una boccata d'aria, rischiare di prendersi il
Coronavirus, ma anche di peggiorare il morale, e allora ritorno all'angusto ma provvidenziale spazio verde di via Vaccari dove, solitario sulla panchina, osservo i colombi che corteggiano, e nella quiete
meridiana si avverte solamente il loro tubare.
A.Ferrin
modena, 5/4/2020
giovedì 2 aprile 2020
INCORREGGIBILI
Si moltiplicano le esortazioni a "serrare le file" per fare fronte al pericolo che incombe, nonché gli appelli alla generosità, all'altruismo per l'umanità che soffre e cade in tempo di pandemia, inviti seguiti da gesti concreti di solidarietà che la comunicazione giustamente segnala.
Ma si notano anche segnali inquietanti; abbiamo detto, scritto e pensato di tutto: il Coronavirus ci
renderà più buoni, ci cambierà in meglio obbligandoci a ripensare il nostro modus vivendi, ossia ad abbandonare i modelli proposti (e imposti) da un'economia basata sulla crescita continua e sul consumismo più sfrenato.
Ma l'uomo è portato al facile entusiasmo dei buoni sentimenti che però si rivelano presto fuochi di paglia, e infatti fanno capolino i particolarismi e le nostre miserie a ricordarci i limiti di animali
senzienti quali siamo, ma anche poco saggi, e quindi si addita "l'altro" e ci si chiude a riccio nel proprio fortino munito di tutte le nostre buone ragioni.
Tutto ciò è umano, molto umano: spero non si tratti della tragica regressione a una umanità più primitiva in cui l'aggressività si liberi con tutta le sue capacità distruttive.
Tuttavia, penso e spero che questa pandemia sia solo una delle tappe nella lotta che l'umanità sostiene da sempre per la sopravvivenza della Specie.
A.Ferrin
modena, 2/4/2020
mercoledì 1 aprile 2020
GROTTESCO
Virus-Immobili:
appartamenti di lusso
residenze esclusive
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Incantevole sul mare, in posizione davvero impareggiabile,
splendida proprietà su tre livelli,arricchita da ampi
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Le finiture interne sono di altissima qualità:
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parquet cabreuva a quadrotte in stile Versailles
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le trattative sono strettamente riservate.
E' garantita la massima protezione e riservatezza grazie
ai mezzi tecnologici più moderni e sofisticati:
barriere n.b.c. e bio-laser anti intrusione per il contrasto
a virus malintenzionati,sono installati cavalli
di frisia sul bagnasciuga.
L'area di pertinenza è dominata da torretta di
sorveglianza munita di strumenti radar-laser-video-
ottici a controllo remoto che invia a un C.D.S.
situato in sito protetto in area di sicurezza e di
decontaminazione.
decontaminazione.
La gronda è ornata da fioriera pensile che scherma
una batteria telescopica per la difesa.
Va da se che assicuriamo la massima disponibilità a chiarire ogni aspetto dell'offerta.
p.s.
Questa è una proposta immobiliare
liberamente interpretata in tempo
di Coronavirus.
A.Ferrin
modena,31/3/2020
NELLA CITTA' DESERTA
Mi reco al Policlinico per una visita dermatologica di controllo: ci vuole una pandemia come quella
in cui siamo precipitati per vedere bus in orario, veloci, e pressoché vuoti?
Purtroppo sì; non c'è affollamento, abbiamo spazio a piacimento, i pochi passeggeri a debita
distanza e silenziosi, si vedono i marciapiedi semivuoti e poche le vetture in circolazione.
All'ingresso del nosocomio una postazione "igienica" di sicurezza: rilevano la temperatura con uno
strumento puntato sulla fronte come ho visto fare in televisione, spruzzano sulle mani il liquido igienizzante e forniscono la mascherina che io ho dimenticato a casa.
Dall'atrio, fino al nuovo reparto di Dermatologia appena rinnovato, c'è una luce nuova, accecante, e i vari ambienti sono asettici e scarsamente frequentati.
Ho lunga dimestichezza con Dermatologia, a mio parere una Clinica d'eccellenza a Modena, anche
perché il Direttore ha formato una equipe giovane, prevalentemente femminile, molto professionale,
motivata e anche bella, il che non guasta.
Esco dal reparto per andare al bar ma, causa le restrizioni da Coronavirus, non posso prendere il caffè poiché il servizio è riservato ai dipendenti ospedalieri, così raggiungo la fermata del bus e nell'attesa
parlo con una signora, anche lei mascherata.
Questa signora aspetta il marito, ma coglie l'occasione per narrare la storia della sua vita sanitaria e
familiare: sua madre è mancata che lei aveva 4 anni, suo padre ha fatto la guerra in Russia e ha fatto
ritorno quando ormai era dato per disperso, poi è mancato nel dopoguerra in seguito a una grave malattia.
Lei soffre di enfisema, ha superato due tumori, ed è così debole che ha faticato non poco a venire alla
fermata, e ho pensato alla buona abitudine di altri ospedali che accompagnano i pazienti in uscita con
la carrozzella, e poi, presa dal fervore del racconto, ha parlato del figlio che aveva 16 anni quando, per un brutto incidente stradale, è stato in fin di vita e in pericolo di paralisi totale.
Nel frattempo, nel timore di crollare in terra per l'angoscia che mi dominava, mi ero appoggiato alla parete della pensilina; ero sinceramente partecipe, perché riesco a essere empatico, forse troppo, più nel dolore che nella gioia.
Il sopraggiungere del bus mi ha tolto dall'incresciosa situazione.
In Piazza Mazzini sono sceso dal bus e per Piazzetta Torre e via Lanfranco mi dirigevo alla fermata
dell'11, quando sotto la Ghirlandina ho percepito una voce stentorea provenire da piazza Duomo: era quella di un'uomo molto anziano seduto sulla panchina prospiciente la facciata romanica; l'uomo
parlava al telefono con un amico, ma evidentemente voleva che tutti ascoltassero il suo favoleggiare orgoglioso del tempo passato nel mare dei Caraibi, e vantare la partecipazione alla rivoluzione
(in verità ha detto "ho fatto") Cubana a fianco di Hemingway!
A.Ferrin
modena, 1/4/2020
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