La temperatura è torrida, e l'umidità forse al 90%; nonostante il covid 19 (è ancora in fase virulenta?), i Cittadini vogliono fuggire l'afa, e con ogni mezzo si allontanano dalla caldera cittadina.
Anche io boccheggio come il pesce rosso nella boccia di vetro, ma non ho le branchie e i poveri polmoni sono allo stremo.
Getto il cuore oltre l'ostacolo e decido di affrontare il viaggio a Polinago con i mezzi disponibili.
In realtà quell'area del modenese è servita poco e male dalle corriere , e pertanto penso di ricorrere al vecchio cavallo di battaglia della mia giovinezza: l'autostop, grazie al quale ho esplorato l'Italia e alcuni Paesi europei.
Forse per un'anziano non è dignitoso mettersi sulla strada e chiedere con il segno esplicito del pollice il passaggio alle auto che transitano? Ignoro queste remore e, onde evitare equivoci, sono in tenuta estiva, col mio vecchio zaino, e in testa il cappello floscio di Juta a ripararmi dal sole, ma ho dimenticato di munirmi del bastone: ne ho alcuni, come le vecchie zanette, uno lo utilizzava mio padre, un'altro è finemente intarsiato; dove sono finiti quelli usati in gioventù, quando noi ragazzi li ornavamo di placche metalliche a ostentare i nomi di Passi e Cime "conquistati"?
Ricordo la timidezza degli anziani quando, io al volante, li incrociavo ai margini della carreggiata:
erano composti, silenziosi e cerimoniosi quando raggiungevano la loro meta; io invece, ora anziano
a mia volta, chiedo serenamente e cerco il dialogo.
Ho cominciato questa piccola avventura da Sassuolo: andrò a Polinago e nella vicina Gombola, dove
il Teatro dei Venti di Modena organizza una delle sue manifestazioni; mia figlia Chiara è della partita quale fotografa incaricata.
Ma io me ne starò a debita distanza, e invece rivedrò il paesino dove è nata Paola, la mia seconda
moglie, i luoghi che lei mi ha fatto conoscere: Gombola, posta sul torrente Rossenna, il colle dove è ancora il Borgo più antico, e il plurisecolare mulino a macine, con la gora e la grande ruota, e infine
la vecchia Trattoria Baroni; Polinago, tutta esposta a Sud, offre lo spettacolo del Monte Cimone al confine con la Toscana.
Dunque sono a Sassuolo e, appiedato, entro nell'animato mercato di Piazza Garibaldi dove gli ambulanti espongono le merci, noto camiciole estive e vorrei acquistarne una.
Il banco di vendita è tenuto da una donna giovane: si chiama Irina ed è molto simpatica; affianca il compagno italiano che anni addietro era volato in Russia per incontrarla e portarsela in Italia!
Nei pressi, in attesa che una corriera la riporti a Modena, c'è Anusca, traduttrice Tedesco/inglese; da
molti anni in Italia, viene dalla Russia? O forse dalla Romania? Non saprei, comunque mi porge il suo bigliettino da visita e io, per deformazione professionale, improvviso, non richiesto, una piccola
consulenza circa la comunicazione professionale.
Oggi mi ha scritto ringraziandomi, perché ha riconosciuto la giustezza delle mie osservazioni.
Un'altro passaggio con un piccolo fuoristrada: l'uomo al volante è nativo di Gombola, vive a Milano e trascorre la vacanza nella sua casa adiacente al Ponte omonimo; questa parte dell'Appennino modenese si è spopolato nel dopoguerra, non ha ripetuto lo sviluppo di altre aree e ancora oggi gravita sul polo
industriale di Sassuolo.
Un'altro passaggio fortunato fra Gombola e Polinago: sono madre e figlia tedesche, la giovane ha sposato uno del Paese, e si recano a Polinago per visitare una galleria d'arte dove espone una'amica svedese.
Mi unisco alle due donne che mi presentano alla pittrice svedese e mi chiedo: come è finita qui una svedese bionda, ma non altissima, e con gli occhi acqua marina?
Mah! E'ancora più difficile pronunciarne il nome: Boel Wanjeskog.
I suoi dipinti sono gradevoli Naif, immagini ingenue dai colori delicati, e la pittrice appare felice.
Oggi a Polinago è giorno di piccolo mercato, con esposizione di mezzi agricoli e piccolo artigianato,
sul marciapiedi espone i suoi disegni a matita e carboncino un'artista locale: Franca Gualmini: encomiabile la sicurezza e la determinazione con cui rivendica il suo essere "Artista".
Un'ultimo passaggio in una piccola Suzuki mi porta da Polinago a Gombola, dove abita il Congolese che è alla guida: Jhjslain Mthera.
E' l'incontro più interessante e ricco culturalmente: si parla di Congo e dei suoi problemi, della colonizzazione del Belgio, del "famoso" Leopoldo del Belgio che aveva diritto di vita e morte sul popolo perché ne era padrone assoluto! Egli, Re del Belgio, era proprietario "ad personam" di un intero paese, grande otto volte l'Italia. Un Paese che ora conta 100 milioni di abitanti.
Quindi dell'indipendenza raggiunta nel 1960, della secessione del Katanga e della strage di Kindu.
E infine dei personaggi famosi del tempo; Lumumba, Ciombé, Mobutu, Kasawubu.
Tutto molto interessante, anche la serenità e l'equilibrio con cui il giovane congolese ne parla.
Non ha accettato il mio invito a pranzo.
Un ricordo per Angelica che con la madre gestisce l'unico bar della frazione; Angelica, che era anche
il nome di mia mamma, è stato il pretesto per parlare con la ragazza che mi ha sorpreso molto.
Mi ha rivelato (era la seconda volta che mi vedeva) la sua vita: è in attesa che la sua "compagna" la
raggiunga dal Salento (sono tutte pugliesi) per convivere; hanno così deciso di trasferirsi al Nord
perché laggiù la loro storia è invivibile! La sua confessione mi ha emozionato e ho ammirato questo suo gesto di abbandono e libertà.
Nella mia ultima visita in Trattoria, i titolari mi hanno regalato una Grolla dell'Amicizia Valdostana; molti anni prima ne avevo acquistata una a Domodossola, Grolla che avevo poi lasciata ai miei figli dopo la separazione da Renata la prima moglie.
Il primo giorno che ho pranzato da Baroni ero tutto solo a un tavolo, vicino a una grande tavolata fatta
di più famiglie tra esse imparentate e provenienti da Emilia, Veneto e Lombardia: uno spettacolo.
Le voci squillanti delle donne, quelle più gutturali degli uomini: volano parole in padovano, romagnolo,
milanese, e ovviamente modenese.
Si ritrovano ogni anno, ma questa occasione è speciale perché siamo tutti reduci dalla clausura indotta da Covid 19: in Trattoria c'è eccitazione tra frizzi, lazzi e aneddoti che "pescano" nelle storie dei singoli e nelle esperienze comuni di presenti (e assenti), e senza risparmio di battute salaci.
Il tutto intercalato da esclamazioni gioiose, quasi puerili: ma che tortellini!Queste sì che sono lasagne! Prova questi fiori di zucca fritti!
Mi sono divertito e, lasciando la Trattoria, li ho ringraziati per la contagiosa gioia di vivere trasmessa anche a me.
modena, 3/8/2020