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libreria di zurau
venerdì 14 agosto 2020
IMPRINTING
L'etologo Konrad Lorenz teorizzò e descrisse questo fenomeno osservando il comportamento degli
animali, in particolare le oche e il loro processo di apprendimento: Lorenz intuì che le sue ricerche riguardavano tutto il mondo animale, quindi anche l'uomo.
Dalla nascita al fine-vita il cucciolo cresce e diventa adulto grazie all'interazione con l'ambiente in cui vive e da cui riceve informazioni e strumenti indispensabili alla sua esistenza.
Ma c'è una parte innata, l'Imprinting appunto, traducibile con l'italiano Carattere, che il piccolo riceve già in dotazione con la nascita.
E' nota l'esperienza personale di Lorenz con le sue piccole oche che lo "adottavano" come mamma quale unica figura parentale riconosciuta alla nascita; e che dire degli stormi di volatili capaci di
seguire un velivolo umano accettato come loro guida, o di greggi, mandrie o popoli che con istinto gregario e per emulazione, seguono un tratturo, un'idea, una guida?
Questo per dire ciò che è universalmente riconosciuto: noi uomini siamo il risultato di un insieme,
dato da biologia, ambiente, condizionati da caratteri solo nostri e perciò unici ed eccezionali, ma la parte innata impressa con la nascita, rimarrebbe in uno stato primitivo e di minorità se non intervenissero le cure parentali, l'ambiente, le relazioni sociali e la cultura.
Siamo individui, ma dentro di noi c'è un universo, ovvero una camera magmatica che ribolle e il cui comportamento è imprevedibile: siamo individui ma non siamo padroni di noi stessi!
Nasciamo tutti con il nostro "marchio di fabbrica"; per esempio il mio è caratterizzato da accentuata
tendenza a idealizzare, il che potrebbe voler dire anche difficoltà a crescere, a elaborare il proprio vissuto e raggiungere così lo stadio dell'IO adulto di cui parlava Freud.
Non spiego altrimenti il mio sguardo rivolto sempre al passato, l'incapacità di vivere il presente e di elaborare creativamente e serenamente le esperienze, sia positive che negative.
Voglio dire, per esempio, che, fallito il mio primo matrimonio (con tre figli), non sono riuscito a elaborarne il lutto, e la ricerca di un'altra donna rispondeva peraltro all'urgente bisogno di affettività per rimettermi in gioco, e così mi sono risposato replicando il fallimento!
Ho dimostrato a me stesso che l'ideale e l'illusione mi hanno accecato, e l'assenza di lucidità mi ha indotto a reiterare un'esperienza dolorosa.
Tanto di cappello a chi riesce a contrarre tre, quattro matrimoni e a gestire anche le relative famiglie allargate!
In ogni caso le donne sono più brave di noi perché più concrete, hanno una naturale disposizione a vivere nella realtà, a discernere con equilibrio tra realtà e illusioni.
modena, 14/8/2020
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