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libreria di zurau

domenica 16 agosto 2020

IL POLITTICO GRIFFONI



E' Ferragosto, e anche quest'anno si materializza la "conventio ad excludendum" tra i miei figli per
escludermi da eventi e festività che invece vorrei condividere: sono  tutti a Domodossola dove io, se lo vorrò, potrò andare in seguito.
Riconosco che il problema è sopratutto mio: non hanno bisogno di me, sono io che ho bisogno di tutti
per colmare il vuoto e la solitudine.
Ho deciso di passare la giornata a Bologna: vorrei vedere il Polittico Griffoni ricomposto per questa
occasione a Palazzo Fava grazie ai prestiti di altri Musei, ma il tutto è ancora oggetto di studi e ricerche.
L'opera è un Capolavoro assoluto del '400 Ferrarese: una Pala d'altare destinata alla Cappella gentilizia dei Griffoni, i quali Griffoni, per la sua realizzazione, chiamarono da Ferrara a Bologna il già famoso Francesco del Cossa e il più giovane Ercole dé Roberti.
Il Polittico rimase in San Petronio fino al '700, quando "entrò a fare parte" del patrimonio degli Aldrovandi, e uno di questi, Pompeo, divenuto Cardinale, lo smembrò riducendolo a quadri per abbellire la Villa di Famiglia a Mirabello di Ferrara.
In seguito il tutto si disperse nel mercato antiquario.
Sono all'ingresso di Palazzo Fava: ho atteso la sua apertura sotto il portico che ospita anche l'adiacente Bar ristorante I Carracci che ha il privilegio di esercitare in ambienti sontuosi affrescati dalla stessa bottega dei Carracci.
L'ingresso e la biglietteria sono ancora deserti mentre i tavoli del bar sono affollati, in ogni caso
la mia permanenza sarà breve perché dedicata solo al Polittico.
Riprendo a risalire via Indipendenza diretto a Piazza Maggiore, e il Nettuno del Gian Bologna appare
nel suo splendore (era stato nascosto per anni alla vista di cittadini e turisti).
La grande piazza è occupata da centinaia di sedie disposte per il cinema all'aperto: sugli edifici del lato Archiginnasio è uno schermo immenso per le proiezioni, l'edificio a lato di San Petronio è
nascosto da un'immensa immagine pubblicitaria a colori della FIAT.
Palazzo d'Accursio è deserto, rari i visitatori, non un angolo di informazione per il turista che nel cortile si aggira deluso e spaesato: il tutto offre un'immagine di grande squallore; si nota animazione
(ma non esagerata) all'ingresso di San Petronio perché presidiato da un picchetto di soldati armati,
( forse per il famoso dipinto che non piace ai musulmani?)
Non voglio infierire sulla Città, un tempo orgoglio dei comunisti italiani, ma appare dimessa, non
curata nel decoro e igiene pubblica, e nella manutenzione dello stesso Palazzo Comunale.
Sulla via del ritorno percorro un tratto di via Galliera e ancora via Indipendenza, quest'ultima è
piena di questuanti: sui gradini di San Pietro , un giovane alterato impreca verso una zingara anziana accusandola di avergli rubato la postazione, la donna allarga le braccia in segno di compatimento ma l'altro continua a gridare dandole della ladra.
Sotto il Portico che prosegue verso la Stazione, un giovane dorme supino, il suo grande cane dorme, zampe all'aria, il capo reclinato sul petto dell'uomo: è una scena toccante che regala poesia.
Più avanti, altri sbandati vagano e sono anche molesti con i passanti: è la democrazia, bellezza, e in
questa Regione(la mia) tutto è "democratico", deve essere "democratico"!
Infine sono nell'atrio della Stazione dove pullulano i viaggiatori che si assembrano e incrociano in un  andirivieni continuo e a dispetto di ogni "distanziamento" raccomandato: sembra obbediscano a una intelligenza misteriosa come quella delle api nell'alveare o delle formiche in un formicaio.
Eccomi finalmente a Modena, nel mio "attico"!

modena, 15/8/2020



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