Questa mattina ho assistito a una scena inconsueta. Alla confluenza di Corso Vittorio Veneto con la Via Emilia, nell'angolo del Palazzo dei Musei, una giovane donna è circondata da uno stormo di piccioni (o colombi?) ingolositi dalla granaglia che lei sparge. Poi fruga il gruppo dove, individuato un volatile in difficoltà, lo afferra delicatamente, lo esamina con scrupolo e somministra nel suo becco alcune gocce con il dosatore. Al mio sguardo stupito afferma che lei, immigrata romena, se ne prende cura sfamandoli e curandoli. La donna è assistita da un servente, forse amico o compagno, che la segue in bicicletta, infine abbevera l'uccello all'attigua fontanella e poi lo libera senza indugio. Nell'Ufficio Postale per la spedizione di un plico, incontro fortuito con una giovane studentessa Kazaka che nella nostra Università frequenta la Facoltà in Inglese. Non perdo l'occasione per farle molte domande (sono più curioso di una Bertuccia!). Lei è minuta, i tratti del viso orientali, molto gentile e soddisfa alcune mie curiosità. Il Kazakistan è una delle ex repubbliche centro asiatiche di quella che fu Unione Sovietica, è un Paese immenso con soli 20 milioni di abitanti e vi si parlano il Kazako (kazako vuol dire libero e vagabondo) e il Russo, l'alfabeto cirillico lo stanno sostituendo con quello latino. Il Paese è ricco di petrolio, e dopo la dissoluzione dell'Impero comunista, con l'indipendenza ha trovato la prosperità. Il nome della ragazza è ARRU, che significa "bellezza", e guarda caso lei è molto bella. La giornata di inverno incipiente è soleggiata, e la circostanza regala leggerezza e buon umore, e anzi sono felice perché queste piccole esperienze mostrano che noi umani siamo capaci di gentilezza e delicatezza, e non solo di brutalità (penso ai fatti di Palestina)
Modena, 6/12/2023
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