Rileggo le poesie di molti anni addietro, scritte di getto al tempo della separazione dalla prima moglie. Sono frutto di amarezza e desolazione per la dissoluzione della famiglia, per la percezione di un fallimento e di una conseguente lacerazione che mi apparve insanabile; poi la natura generosa provvede a curare e rimarginare le ferite conservandone le tracce. Ma ciò che intendo con questa premessa è che le poesie di quel tempo scaturivano da un animo sofferente, di dolore indicibile, condizione necessaria e forse "obbligata" per produrre versi. Quindi le rileggo con nostalgia, la dolce nostalgia di un tempo lontano che, per quanto difficile, era tutto vissuto nell'urgenza delle passioni e fragilità umane, uno stato d'animo che vagava incessantemente dalla speranza alla disperazione, fra luci e ombre. E il tutto aveva un sentore di vita, una lotta per la vita in cui mettevo in gioco tutto me stesso: a posteriori penso si sia trattato di una vera lotta per sopravvivere.
Modena, 2/5/2024
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