Dopo molto tempo ho parlato al telefono con mia sorella, la più giovane tra noi che risiede in Francia. Di sette fratelli che eravamo, rimaniamo in tre: Anna, Caterina e io. Giungerà anche per noi il momento di congedarci dalla vita, ma non vorrei assistere ad altre dipartite: sono esperienze dolorose che, per quanto prevedibili e previste, sono sempre improvvise, e come tali turbano profondamente. Hai un bel dire a te stesso che così è la vita, ma con i tuoi cari, amici o parenti se ne vanno "pezzi" della tua memoria e si resta sempre più soli, e tra estranei. Per attenuare la durezza dell'argomento mi rifugio nel ricordo del momento in cui è nata mia sorella. 1947 a Crotone. Allora, è ciò che ricordo, la vita famigliare non era racchiusa gelosamente fra quattro muri com'è oggi, riservatezza e "privato" non significavano esclusione dell'altro, anzi esisteva una vita sociale fatta di condivisione e partecipazione. Pertanto gli eventi più importanti, come nascite, matrimoni, lutti, erano vere e proprie drammatizzazioni corali aperte a tutti; così ricordo quel giorno di febbraio del '47 (avevo poco più di 4 anni). Ricordo l'aria di festa perché in camera da letto mia mamma stava partorendo, c'era il via vai di donne (le comare) che portavano acqua calda e stoffe candide, mentre noi bimbi eccitati eravamo attratti dai nostri giochi senza percepire(forse) l'importanza dell'avvenimento. Ci sarà stato senz'altro l'annuncio che la bimba era nata e che tutto era andato bene, e allora altri vicini che entrano in casa a festeggiare portando biscotti e liquori colorati fatti in casa. La mia nuova sorellina fu chiamata Caterina Fernanda, Caterina era il nome di mia nonna materna scomparsa in quell'anno, Fernanda era il nome della fidanzatina del momento di mio fratello Gelindo. Sono ricordi ingenui di un mondo scomparso, e noi superstiti ne siamo ultimi testimoni.
Modena, 29/6/2024