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libreria di zurau

martedì 10 marzo 2020

DAGLI ALL'UNTORE!



Ho già scritto, circa l'epidemia in pieno sviluppo, che il panico e l'isteria collettiva possono creare
più danno del Coronavirus stesso.
Ne ho avuto prova dal momento in cui è esploso il fenomeno: piccoli e banali episodi che mostrano
non già la cattiveria dei protagonisti, ma piuttosto un pizzico di stupidità e l'incapacità di sottrarsi al clima di paura diffusa.
In questa atmosfera siamo tutti sospettosi e circospetti, e in simili circostanze, nella migliore delle ipotesi, si può sbagliare per eccesso di zelo, e alcuni si sentono quasi investiti di particolare autorità.
E' il caso del cittadino che ti intima a muso duro di prendere le distanze, o quella che rimprovera una signora che saluta sorridente (attraverso una vetrata ) la sua amica, e l'apostrofa così: c'è poco da ridere in questa situazione! O l'altra signora sempre gentile, e che ora, con piglio severo ti allontana dal banco dove vuoi prendere il caffè.
Così non mi sorprende che i detenuti di molte carceri inscenino vere rivolte: vivono isolati dal mondo e l'unico conforto lo trovano nei periodici incontri con i loro cari (quando li hanno); in questi giorni
appiccano incendi nelle celle, saccheggiano, devastano le infermerie e poi salgono sui tetti, con lo
scopo di comunicare i loro problemi, e i disordini provocano morti e feriti.
Ma perché tutto questo? Le condizioni della detenzione alimentano il disagio, aumentato però anche dalla paura del contagio e, infatti, è bastato l'annuncio di limitazioni ai colloqui con i familiari per
arginare il Coronavirus, a scatenare i tumulti.
Le carceri italiane sono da sempre afflitte da sovraffollamento:  a Modena per esempio, teatro degli incidenti più gravi, vi sono 140 detenuti più del consentito.
Al San Vittore di Milano sono 1200, invece dei 700 previsti!

modena,10/3/2020


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