SCRIBERE

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libreria di zurau

domenica 27 dicembre 2020

ROBERTO

ROBERTO

Il Natale è alle spalle, Santo Stefano anche, e ora siamo in attesa di scavalcare il 31 Dicembre per inoltrarci nel 2021: il tutto nonostante Covid19 che non allenta la presa su di noi, spaesati e spauriti. Questa mattina mi sono alzato presto e ho voluto informarmi circa gli inizi del grande piano di Vaccinazione anti Covid 19, un piano concertato a livello europeo e, per l'Italia, iniziato ufficialmente a Roma nell'Istituto Spallanzani; in diretta televisiva hanno trasmesso la vaccinazione di una infermiera, di una ricercatrice e di un ausiliario della Sanità.                                                                                       In genere si sprecano gli eventi definiti "storici", che storici non sono, dal momento che tutto è storia; ma in questo caso la vaccinazione in diretta riveste particolare importanza.                                                La cerimonia (di questo si tratta) si è svolta con molta dignità e compostezza, i protagonisti subito intervistati hanno detto parole belle e misurate, non è mancato l'inevitabile Ministro con le solite parole di circostanza; così ha preso il via quella che tutti speriamo si riveli la battaglia decisiva al Covid19. Dopo questa bella notizia, raggiunta l'edicola, ho acquistato due giornali per rifarmi dell'astinenza da carta stampata di questi giorni, e sfogliando il quotidiano locale ho scoperto con orrore che un caro amico è scomparso il giorno di Natale: è Roberto, Pediatra, la professione più congeniale per l'uomo buono e generoso che era.                                                                                                                        Non ci frequentavamo da molti anni, ma ho voluto vederlo per vivere ancora la dimensione tragica della vita, (quasi non ne avessi avuto già a sufficienza), e per ricordare i momenti di convivialità in anni sereni. Per la prima volta sono andato alla Casa Funeraria, una struttura modernissima, quasi asettica, dove poco riporta alla realtà della morte, ma non è una novità: facciamo di tutto per rimuoverla dalla nostra mente ma, entrati nello spazio in cui giace Roberto nella sua fissità, non c'è più scampo.                Davanti al corpo, ho visto lo scempio compiuto dalla schizofrenia che la morte provoca; ero paralizzato dal groviglio di pensieri che occupava la mente, pur essendo consapevole che piangendo l'amico piangevo anche la mia morte.                                                                                                                  Così la natura dispensa il bene e il male senza guardare in faccia, e con crudeltà innocente: la vita e l'universo intero dipendono dal suo disegno, per noi mistero imperscrutabile.           

modena,27/12/2020

   

giovedì 24 dicembre 2020

NATALE IN CASA CUPIELLO

 NATALE IN CASA CUPIELLO

Ieri sera ho rivisto la commedia di Eduardo De Filippo nella versione recitata da Castellitto e altri attori napoletani.                                                                                                                                                  La vicenda della commedia gravita sul Presepe e l'antica  tradizione di allestirlo nelle case ispirandosi alla tradizione francescana, ma molta acqua è passata sotto i ponti, e questa usanza ha perso vigore parallelamente alla diffusa perdita di religiosità.                                                                                         I bambini aspettano Babbo Natale e non più Gesù Bambino: solo quelli della mia generazione ricordano e possono rivivere l'atmosfera legata al Presepe. Solo poche immagini sono sufficienti per sollevare il sipario sulla memoria di bambino e rivivere i ricordi ineffabili che regalavano il progetto e la sua realizzazione; che io sappia non esistevano componenti prefabbricati in commercio, e allora ci si industriava a modellare le statuine con la creta e costruire gli elementi architettonici necessari per l'allestimento del paesaggio. Mio fratello più grande, il povero Ermanno, era il direttore dei lavori e io collaboravo per la riuscita dell'impresa. Si iniziava con la raccolta del materiale: la creta nei calanchi  delle colline circostanti, carta e cartone con cui fare cartapesta, ritagli di legno, sughero e la ferramenta che forniva nostro padre. Era un lavoro impegnativo iniziato a Ottobre: la base era costituita dal tavolone che Leone utilizzava per i piccoli lavori di fabbro e preparare le cartucce per la caccia, anche Dora, il nostro magnifico Setter, era attenta, quasi sapesse di essere protagonista.                      Particolare applicazione era riservata alla costruzione di case, ponti e ovili disseminati su pianure e alture e infine alla grotta della natività. Non era la religiosità la molla del nostro attivismo, ma piuttosto la memoria diffusa fatta di ricordi e sogni fanciulli, allora patrimonio di tutti e, con il senno di poi, penso si trattasse di una attività pedagogica che, oltre a essere edificante, era funzionale a perpetuare la cultura e i costumi del tempo.                                                                                                                        Il tocco finale al Presepe era la raccolta di muschio alle pendici delle colline, da cui si staccavano piccole zolle muschiate e si riportavano su prati e colline. Compiuta l'opera, la si offriva alla vista della comunità di vicini e parenti che partecipavano alla gara con spirito di emulazione: non c'era competizione, ma il piacere di stupire di bellezza e abilità diffuse, nonché di godere degli inviti a degustare i dolci tipici e i liquori fatti in casa.                                                                                              Ciò che resta nel mezzo della pandemia di questo "annus horribilis", è la struggente nostalgia per altre stagioni in cui il Natale era vissuto con innocenti aspettative, premio a se stesse.                        Nostalgia nonostante la vita di quegli anni consistesse nel percorso di guerra tra fame e stenti, guerra e sfollamento dalla città sotto i bombardamenti.                                                                                              modena, 24/12/2020





mercoledì 23 dicembre 2020

LA BELLA DEMOCRAZIA


La Democrazia è fra quelle sperimentate, la migliore forma di governo dei popoli : chi è tanto sprovveduto da negarlo? E tuttavia è altrettanto innegabile che praticarla è molto difficile: è un Sistema basato sulla mediazione continua tra le parti, e questa mediazione si spende nella ricerca di una sintesi che spesso non garantisce i principi di equità e giustizia sociale previsti dalle Carte Costituzionali.                                Detto in altri termini, il terreno della Democrazia è comunque teatro dello scontro sociale in cui le Classi competono per propri legittimi interessi, ma senza ricorrere alla violenza del passato.                                  I conflitti possono essere incruenti, ma non sono meno violenti per i costi umani che procurano: riusciamo a elaborare, a mediare e sublimare per non ritrovarci nella "foresta"!                                                                                                                                                                                                modena, 22/12/2020      

venerdì 18 dicembre 2020

CONTE&C.

 

Auguro a Conte e compagnia bella, compresi i giornalisti incontinenti, caudatari e faccendieri, il supplizio che infliggono a noi cittadini: quello di Sisifo, di Tantalo, e mettiamoci anche quello di Procuste! Perché l'improvvisato Presidente del Consiglio, pur circondato da uno stuolo di consulenti, si diverte a trastullarsi con i suoi poteri con i quali ci allarma e confonde? Perché ci sottopone a docce calde alternate alle fredde? Crede che noi abbiamo voglia di scherzare? Confesso che ultimamente ho pensato di denunciare Conte alla Magistratura per "procurato allarme"; non è accettabile che in circostanze come quelle che viviamo, un  governo amministri con la superficialità, intempestività e sprovvedutezza che dimostra. Che qualcuno gli tolga il giocattolo dalle mani!                                          E qui faccio salvo il rispetto dovuto alle Istituzioni che ci rappresentano.

modena, 18/12/2020


mercoledì 16 dicembre 2020

L'URLO INFINITO

 















E' il famoso"URLO" di Munch, prodotto delle sue nevrosi che ben simbolizza l'angoscia del nostro tempo, angoscia che pervade la nostra quotidianità e ci obbliga a riflettere. Quell'alba boreale, il torrente di mare cupo e turbinoso, l'uomo, già in preda all'affabulazione del morente, fugge fantasmi rapaci.
I segni di tutto ciò punteggiano il cammino che percorriamo con fatica, forse ancora increduli e ignari del nostro destino; riusciremo a sottrarci ai gorghi fatali, a quello maestoso che ci accoglierà come sudario?
Tuttavia l'uomo è forte come il suo anelito alla vita e non vuole riconoscere la morte, questa infatti può ghermirla, inattesa, solamente sotto mentite spoglie, quando "avere guidato i popoli o essersi ubriacati in solitudine non fa differenza". 
Alle prime ombre della sera ho passeggiato nel centro storico dove le luci natalizie sfavillano e disegnano i tragitti più frequentati, ma l'atmosfera è surreale: gli arabeschi di luci sospese e variegate  non ravvivano il grigiore diffuso, sono grigi anche i volti dei rari passanti dei quali vorrei scrutare i pensieri nascosti. Coltivano paura o leggerezza? Avvertono in maniera più acuta la precarietà della vita  o accettano la realtà come fatalità ineluttabile? Le vetrine sono vestite a festa e invitanti, ma gli interni sono pressoché deserti e rari sono i cittadini che ne escono con acquisti natalizi. 
Potrei sbagliarmi, ma ho l'impressione che tutti, più o meno consapevolmente, recitiamo la parte che
qualcuno ci ha assegnato, qualcuno o qualcosa che trascende la nostra volontà e libertà.
Nonostante il covid19 e la pandemia, mortalità e miseria diffuse, donne e uomini hanno nostalgia di una
felicità lontana; allora ritorno all'immagine di una umanità come immane termitaio o alveare dove tutti  sappiano come, dove, quando agire, affinché la natura ristabilisca un nuovo equilibrio, oppure che la stessa natura spazzi via termitaio e alveare e riaffermi così il suo potere assoluto nell'Universo.

modena, 16/12/2020

giovedì 10 dicembre 2020

GIULIO E PATRIK

Giulio Regeni e Patrik Zaki occupano le prime pagine dei giornali perché sono incappati nelle maglie della polizia egiziana: Regeni è stato ucciso in circostanze poco chiare, Zaki si trova nelle carceri egiziane da mesi. Ovviamente non è in discussione la mia empatia e vicinanza umana, ma pongo due domande retoriche: Giulio era preparato adeguatamente (era poco più che ventenne) per fare il "ricercatore" in terra d'Egitto? E' stato tradito dalla giovane età e dall'inesperienza, e pertanto strumentalizzato e condotto a morte prematura? E Zaki, egiziano di buona famiglia studente in Bologna, non era al corrente che il suo Paese è soggetto a un governo non proprio democratico, e che quindi se si fanno battaglie ideali (peraltro meritorie) è necessario essere preparati e disposti ad affrontarne anche le conseguenze? Sono interrogativi legittimi, ma in Italia si risponde sempre con molta retorica: proteste clamorose e mobilitazioni spesso inutili perché si dimentica che ogni Paese è geloso della propria sovranità e la difende strenuamente; non è escluso che in casi estremi, specie nei regimi antidemocratici, le proteste e le pressioni esterne contribuiscano a irrigidire le posizioni delle parti, peggiorando le condizioni dei reclusi. Viviamo in un mondo disunito, privo di istituzioni che  possano intervenire con efficacia in difesa dei più deboli, anche perché gli Stati moderni rivendicano ancora oggi diritti assoluti sui propri Cittadini, (vedi il monopolio nell'esercizio della violenza) e infine perché tutte le Carte sono piene di affermazioni e riconoscimenti solenni circa i diritti Fondamentali dei Cittadini, ma sappiamo quanto sia lontana la realtà dalla solennità dei proclami.                                                                   Accade anche vi siano Paesi che hanno molto di cui vergognarsi, ma preferiscono giudicare gli altri.

modena, 8/12/2020


 

venerdì 4 dicembre 2020

L'ULTIMO CARNEADE

 Da dove spunta Giuseppe Conte? Da quali Santi è stato miracolato? Un professionista sconosciuto, fuori da ogni scuderia politica, e mai eletto dai Cittadini, assurge alla guida del Governo, sulla cui poltrona è incollato, grazie alla pandemia, già da due anni. Come è accaduto? E' possibile e credibile che un oscuro Carneade possa trovarsi fra le mani il potere che il Nostro occupa, e che lo eserciti con la finezza di un leguleio astuto e con la spregiudicatezza di un politico consumato? Questa realtà dimostra che la nostra classe politica, perlomeno inadeguata, è riuscita a esprimere un "Conte" e nulla di più, con il sospetto che sponsor ignoti lo abbiano portato di peso a Palazzo Chigi.                                                  Forse cosi nascono anche i Regimi e i "Carneade" si trasformano in Dittatori?                 

modena, 4/12/2020



  

giovedì 3 dicembre 2020

PANTA REI

Sono anziano o vecchio? Non mi piace definirmi, o meglio, non amo le definizioni in genere: è una sorta di schedatura, quasi essere riposto nella teca che ti contiene con una fissità inquietante.                    Non anziano perché termine consolatorio per non dire vecchio, termine peraltro nobilissimo ma svilito dalla pubblicistica modaiola che esalta tutto quanto è nuovo, o si definisce tale.                                      Non giovane infine se non altro per il dato anagrafico e le convenzioni che ti relegano nella riserva della Società per la quale sei prezioso consumatore ma potenziale vittima di selezione sociale.                Attonito e incredulo, osservi il tuo passo lento in uno spazio sempre più angusto, senza orizzonte e cerchi consolazione nel ricordo di ciò che fu: di bellezza, gioia e forza c'è solo nostalgia dolcissima, mentre corpo e anima protestano e si dibattono invano tra ceppi e catene.                                                  Della bellezza e fascinazioni, e delle tristezze vissute restano le ombre e il dubbio: ho vissuto veramente oppure ho sognato?                                                                                                                                modena,3/12/2020

martedì 1 dicembre 2020

LEGGE FORTUNA/BASLINI 1970

La legge che introduce il divorzio in Italia compie 70 anni; nel successivo referendum abrogativo io votai No alla proposta di abrogazione.                                                                                                          Fu una lotta lunga e travagliata: si fronteggiavano Laici e Progressisti da un lato e Cattolici e Conservatori dall'altro, ma in realtà la divisione fra gli elettori era meno netta di quanto apparisse.          Infatti i due fronti erano lacerati trasversalmente, la società e le stesse famiglie erano divise, mentre la Chiesa difendeva con asprezza la tradizione e il suo potere millenario. L'Italia si trovava in un periodo di profonde trasformazioni sociali, e infatti nei primi anni '50 erano già state abolite le "Case chiuse", nel '79 fu presentata e approvata anche la legge che introduceva in Italia l'interruzione volontaria della gravidanza; anche in questo caso la battaglia fu molto aspra tra i fronti opposti, ma infine la legge fu approvata.                                                                                                                                           Aborto, Divorzio, abolizione dei "Casini", e il nuovo Diritto di Famiglia sono dunque le tappe del progresso civile che l'Italia ha toccato nel secondo dopoguerra.                                                                  Io ho votato per l'introduzione del divorzio e dell'aborto volontario, ma ricordo che condividevo alcuni timori che il fronte conservatore alimentava e sbandierava anche in maniera strumentale.                      Pensavo che lo Stato laico avesse il diritto di legiferare nell'interesse dei suoi Cittadini, che lo Stato non dovesse essere condizionato da una religione (anche a detrimento di altre Fedi); non si può dimenticare che il Cattolicesimo è maggioritario in Italia dove in Vaticano risiede il Papa.                                        La Chiesa era preoccupata delle conseguenze morali che aborto e divorzio avrebbero potuto avere nella società italiana, e i fatti hanno confermato che eravamo in piena trasformazione nei costumi e nella morale comune.                                                                                                                                         Gli antichi valori esercitavano minore influenza, la fine della guerra aveva prodotto un nuovo Ordine mondiale e dato vita a uno sviluppo economico prodigioso in tutta Europa, sappiamo inoltre che l'economia è il vero motore dei cambiamenti, che gli uomini credono di essere gli attori del cambiamento e invece sono "agiti" dai fatti che si affermano contro lo loro volontà.                                E' sempre la realtà che prevale!                                                                                                                    E qui ricordo solamente, (per amor proprio e amor di Patria), i costi umani che divorzio e aborto hanno arrecato a donne, uomini e famiglie del tempo.                                                                                            A.Ferrin                                                                                                                                                          modena, 1/12/2020


 

domenica 29 novembre 2020

ORDINARIA FOLLIA e IMPEGNO CIVILE

Sono ottimista per natura: mi risveglio al mattino presto, felice di vedere la luce del giorno penetrare dal lucernario a rischiarare la stanza.                                                                                                      Non amo poltrire fra le lenzuola, e pertanto abbandono il calduccio del letto: mi vesto, preparo colazione, accendo il Personal, il televisore, e ascolto le ultime notizie, cosa, quest'ultima, che non dovrei fare perché rende il rito giornaliero della lettura del quotidiano pressoché inutile.                          D'altra parte c'é una ragione più importante: dovrei conservare più a lungo lo stato di serenità che il sonno mi ha regalato, e invece l'incipit del giorno elargisce tutti gli elementi perché io precipiti  in una  "depressione maggiore" che può ghermire l'incauto ascoltatore.                                                                  Comincia il telegiornale che apre con il disastro ambientale in Sardegna che ha provocato anche morti, con i disordini in Francia dove i cittadini sono insofferenti delle restrizioni cui sono obbligati, e al Louvre dove la visione della Gioconda è consentita e riservata a un limitato gruppo di visitatori al prezzo di "affezione" di diecimila euro.                                                                                              Quindi sciorina i dati della pandemia Covid in Italia con nuovi contagi e ancora centinaia di deceduti.    Poi è la volta delle polemiche politiche sul calendario delle aperture e chiusure per le prossime festività, la notizia che Roberto Bolle andrà in pensione fra due anni, quando di anni ne avrà 47, poi ancora l'assalto agli acquisti dei cittadini milanesi e torinesi a Milano e Torino.                                            Sembra che il Virus e la pandemia siano ormai in secondo piano rispetto alle "astinenze da consumi,  svaghi e divertimenti".                                                                                                                                Il tutto mentre i manovratori si divertono a ordinare le loro strategie per il contenimento del Virus sul grande tavolo del potere, tavolo su cui i Cittadini figurano quali fantaccini, e infine non cito le notizie dei femminicidi o della delinquenza comune.                                                                                              Tuttavia, la giornata televisiva, cominciata con i peggiori auspici, finisce con note di speranza e ottimismo per il nostro Paese; Nando Dalla Chiesa, figlio del Gen. Dalla Chiesa assassinato dalla Mafia, ha disegnato il palinsesto odierno di Rai Storia, che ha trasmesso documenti e film sulla lotta alla mafia, con i delitti del Gen. Dalla Chiesa, di Peppino Impastato, del giornalista Fava e di tutte le vittime che li hanno preceduti,                                                                                                                                         La secolare lotta alla mafia, oltre ai lutti ha seminato fortunatamente anche senso dello Stato e senso   civico, una semina che finalmente produce.                                                                                              Ma non voglio essere troppo ottimista: la mafia nel lungo periodo ha attecchito anche in altre regioni con le varie Camorra, Ndrangheta e Corona unita, spesso collegate alla delinquenza comune.                  modena, 29/11/2020

                                                                

lunedì 23 novembre 2020

TITANIC

Ci si accapiglia per la riapertura di ristoranti e di ogni attività commerciale, per andare in vacanza, a sciare e viaggiare, tutti in ansia per la ventilata cancellazione del "Cenone" con tortellini e zampone, mentre l'ultimo bollettino Covid19 segnala ancora oltre 500 vittime e decine di migliaia di nuovi contagiati.          Come non ricordare la metafora del Titanic? Balliamo e cantiamo mentre la nave affonda!                          

Modena, 23/11/2020

domenica 15 novembre 2020

LUMINARI ANSIOGENI

Viviamo tempi di angoscia, angoscia che cerchiamo di mascherare in ogni maniera, ma che tuttavia occupa la nostra mente senza darci requie.                                                                                                    I segnali di questa angoscia pervasiva non sono trasmessi dall'uomo della strada ma bensì dagli "addetti ai lavori": i virologi, le teste d'uovo dei tuttologi che discettano di tutto con sicumera e petulanza, nonché i professionisti della comunicazione che amplificano il brusio molesto prodotto dalla pancia del mondo.                                                                                                                                                       La cosa singolare è che nella babele è assente ogni riferimento alla Morte, termine interdetto per pudore e timore, ma che in realtà muove le nostre paure.                                                                            Quello che sorprende maggiormente è il terrore mostrato dai medici: lo hanno dimostrato prendendo le distanze dal proprio bacino di utenti, schermandosi con scafandri, o semplicemente tenendoli a distanza; è possibile che proprio i medici, tutori della salute pubblica, siano stati paralizzati dalla vicinanza di sorella morte?                                                                                                                            Perché questi professionisti fuggono il contatto con la sofferenza?  Forse perché da decenni non toccano un paziente? Perché è stato dato troppo spazio alla strumentazione scientifica? E forse ci sono medici che hanno dimenticato cosa è lo stetoscopio? O non sanno più auscultare la respirazione e un battito cardiaco?                                                                                                                                                        Eppure già le prime nozioni di biologia insegnano che ogni cellula vivente è soggetta alla morte, quindi ogni essere, potente o miserabile, è soggetto al livellamento che la natura riserva a tutti indistintamente. Pertanto non capisco ( ed è inaccettabile) che un medico rifugga dalle proprie responsabilità; non ho udito un medico di base o un luminare che da mesi scorrazzano in TV, confessare: ho paura della morte! E invece sono trasmettitori d'ansia con le loro elucubrazioni e diatribe riservate agli ingenui ascoltatori ai quali dispensano solo tristezza e depressione.                                                                                          modena, 15/11/2020                                                                                                                                                  








 

giovedì 12 novembre 2020

ARRIVANO I NOSTRI?

 

E' apparso ieri sul "Corriere della Sera" un articolo a firma di Milena Gabanelli e Simona Ravizza, dal titolo:                  Il fallimento delle cura a casa. Medici di base, cosa non funziona                  ovviamente vi si parla della pandemia Covid19 che imperversa nel mondo da circa un anno, e si pensa che ne avremo almeno per un anno ancora prima che un vaccino possa tirarci fuori dai guai.                    Da semplice cittadino, nel giugno scorso ho inviato all'U.S.L. modenese, all'attenzione dei suoi massimi  Dirigenti, una lettera che trattava lo stesso tema: infatti per molti cittadini era già molto chiaro cosa non funzionasse nella strategia messa in atto dal Sistema Sanitario pubblico per contrastare il Virus.                                                                                                                                                    Anche i profani avevano compreso che il punto debole dello catena era nella Medicina di Base, cioè i Medici di Famiglia, il presidio più avanzato di prevenzione e cura, e questi si sono barricati negli ambulatori, hanno tenuto a distanza i loro pazienti, gli ospedalieri specializzati hanno diradato le visite e ciò ha portato a una oggettiva perdita di sicurezza sanitaria per i cittadini.                                              Ovviamente non intendo generalizzare, ma affermo che, nonostante la canea che esaltava con enfasi l'eroismo dei medici, in realtà gli eroi ci sono stati, ma molti professionisti sono rimasti al sicuro nelle trincee.                                                                                                                                                          Ieri è apparso l'articolo cui ho accennato, articolo in cui si parla di carenze riscontrate, ma lo si fa con prudenza e diplomazia, attenti a non provocare reazioni nelle categorie interessate.                               Sì, perché gli Ordini Professionali in Italia sono vere fortezze in cui gli iscritti si barricano per rivendicare privilegi e tutele interdette ai comuni cittadini; infatti non sorprende che, nel caso specifico, gli Ordini dei Medici e dei Giornalisti, attenti a non invadere gli spazi reciproci, siano prudentissimi e non approfondiscano le voci allarmate che filtrano da molti mesi, nella e dall'opinione pubblica. Evidentemente deve continuare la narrazione edulcorata di una realtà che non tocchi i manovratori, e in cui si può dire di tutto e di più se le critiche riguardano categorie deboli e meno tutelate.                Questi Ordini, a mio parere, hanno poco da spartire con la democrazia perché sono veri poteri costituiti al di sopra delle leggi sempre valide per i cittadini comuni.                                                                  Cosa ne è stato del documento che ho inviato nel giugno scorso alla U.S.L. modenese? Nulla, se non una risposta corretta nella forma, una risposta dovuta alla personale cortesia del responsabile della comunicazione.                                                                                                                                    Vorrei sbagliare, ma sono pessimista: inefficienza, inadempienze e relative responsabilità sono sotto gli occhi di tutti, ma, come spesso accade, se molti sono i colpevoli nessuno è colpevole.                            Dunque, arrivano i nostri? No, all'orizzonte non si scorge un cavaliere bianco.                                          modena 12/11/2020





mercoledì 28 ottobre 2020

CORAGGIO

Una bella storia di vita nel tempo in cui siamo ripiegati su noi stessi, costretti dal Covid19 alla clausura e alla rinuncia: una mia cugina e suo marito sono in pensione da poco, e dal Piemonte hanno deciso di trasferirsi in Emilia sulle colline parmensi.                                                                                                E' vero che ora sono vicini al figlio che vive nei paraggi con la sua compagna, ma questa non è, forse, la ragione determinante della loro decisione; preferisco pensare al coraggio come molla per rimettersi in gioco, molla che li ha indotti a guardare in faccia timori da pandemia, il senso di incertezza e precarietà diffuse, nonché l'irrazionalità e stupidità indotte dalla comunicazione pubblica e dalle piattaforme informatiche, e infine dal tam tam incontrollato da molti semplici Cittadini.                                              Emanuela e Sergio hanno considerato tutto questo, ma hanno fatto luce e gettato cuore e anima oltre ogni ostacolo: è il coraggio di volere vivere a dispetto di tutto, di misurarsi con realtà nuove, in un vero processo di rigenerazione.                                                                                                                              A.Ferrin                                                                                                                                                          modena, 28/10/2020

martedì 27 ottobre 2020

SAMUEL PATY E MACRON

L'insegnante Samuel Paty è la vittima della feroce esecuzione per mano di un giovane mussulmano offeso dalla lezione in aula in cui Paty aveva mostrato le vignette satiriche già pubblicate da Charly Hebdo.                                                                                                                                                    Macron aveva reagito duramente in difesa delle libertà e delle istituzioni Repubblicane Francesi, provocando così la reazione dei Paesi mussulmani.                                                                                      Ebbene, è terribile il delitto commesso dal giovane di religione mussulmana, ma la stessa efferatezza di questa esecuzione dimostra quali possano essere le conseguenze di ogni forma di radicalismo ideologico e religioso. (anche il laicismo dei francesi può rivelarsi radicale e intollerante)                        Macron ha reagito da capo di una nazione ferita nell'orgoglio, e con una buona dose di retorica ed enfasi forse non adeguati alla circostanza.                                                                                                              Mi pongo la domanda più ovvia: era proprio necessario che il povero Paty mostrasse agli studenti le vignette che mettono alla berlina il Profeta? Vignette che avevano già provocato la strage nella sede del giornale Charly Hebdo?                                                                                                                                          Era l'unico mezzo per educare alla tolleranza e parlare di libertà intellettuale?                                         In San Petronio a Bologna c'è un affresco di "Giovanni da Modena" in cui il Profeta Maometto è ritratto all'Inferno, seviziato dai demoni; l'affresco è al suo posto indisturbato dal '400, ma dopo la recrudescenza delle violenze del fondamentalismo islamico e la vicenda di "Charly Hebdo", il sagrato del Duomo è sottoposto alla vigilanza di militari armati!                                                                            Lo spettro delle guerre di religione è sempre in agguato e le stesse religioni che predicano pace sono, o possono essere, causa di conflitti, ma questa è un'apparente contraddizione: la religione e le dottrine sono sempre stati temi identitari potenti per ogni uomo, ma anche strumentalizzate dal potere politico. La decapitazione dell'insegnante è oggetto di dispute anche fra noi italiani, e lo è stato anche tra me e i miei figli; il motivo della disputa è scaturito da una mia domanda "retorica" agli interlocutori: era proprio necessario e opportuno che Paty sottoponesse agli studenti le immagini delle vignette satiriche che offendono Maometto e i Mussulmani, e che erano all'origine dell'aggressione alla redazione del giornale satirico e della strage compiuta?                                                                                        Secondo me Paty ha commesso una leggerezza che gli è costata cara: tenere una lezione ai suoi studenti sul tema della libertà di espressione e di educazione nella scuola francese, e per fare ciò mostra agli studenti le stesse vignette satiriche che hanno provocato la strage nella redazione di Charly.                    Ma in Francia e nel mondo è ancora attuale il dibattito sulla liceità di una satira iconoclasta che non rispetta niente e nessuno, neanche l'Islam e Maometto, tema cui i fedeli musulmani sono molto sensibili.                                                                                                                                                      In Occidente si parla sempre di libertà irrinunciabile, ma di quale libertà? Forse di quella che sconfina nella licenza o anarchia?                                                                                                                   Secondo Protagora "l'uomo è misura di tutte le cose",  affermazione che postula un relativismo assoluto, ma il progredire della Civiltà è dovuta a molte verità e l'uomo deve tenerne conto, rispettando la libertà dell'altro                                                                                                                                          modena, 27/10/2020


lunedì 26 ottobre 2020

CALVINO-ZWINGLI

 

La notizia è di questi giorni: la sanità elvetica ha fissato nuovi "Protocolli" a cui dovrebbero attenersi le strutture sanitarie di quel Paese. Protocolli che prevedono diritto di accesso alle cure secondo la gravità delle patologie di cui soffre il paziente; anche a una lettura superficiale emerge una novità che può sorprendere solo gli ingenui o sprovveduti: l'esplicita introduzione e regolamentazione di Eutanasia(ma senza nominarla). D'altra parte la Svizzera, quella protestante, deve molto all'influsso che i Riformatori Calvino e Zwingli hanno esercitato nella società, e si può affermare che ancora oggi, storicamente, mentre l'Olanda può essere definita Paese della tolleranza e della libertà, la Svizzera è considerato ancora un Paese molto conservatore. Nelle guerre di religione succedute alla Riforma Luterana, gli Svizzeri non sono stati da meno dei tedeschi per ferocia e intolleranza, e non meno determinati dei Cattolici nel ricorrere ai sistemi propri dell'Inquisizione.                                                              Pertanto(è arbitraria questa deduzione?) non sorprende molto che queste nuove normative in tema di salute pubblica nascano in una società puritana e rigida come quella Svizzera Tedesca.                            Questa evoluzione-involuzione prefigura una società altamente selettiva in cui i malati con gravi patologie, o molto anziani, non sarebbero più curati, dove l'economia e il rapporto costi-benefici condizionerebbe le scelte di politica sanitaria, nonché quelle deontologiche dei medici.                            In cosa differisce tutto ciò dalle scelte a suo tempo programmate e applicate parzialmente dal  Nazismo?  Sostengo che forme surrettizie e mascherate di eutanasia siano operanti anche in Italia da molto tempo, ma che pudore, convenienze e complicità varie, abbiano disteso un velo pietoso.                Solo la "concretezza" degli svizzeri fa sì che vengano introdotti temi e disegni da sempre ritenuti inconfessabili.                                                                                                                                      modena, 26/10/20

martedì 20 ottobre 2020

CLAUSURA

 Augias e Bartezzaghi, giornalisti della stessa Testata, sono in disaccordo se usare l'anglicismo lockdown per chiusura; Augias propende per Clausura, Bartezzaghi, esperto enigmista, per l'anglicismo.                                                                                                                                                E tutto dire per come ci si divide anche nelle piccole cose: penso che gli addetti alla comunicazione dovrebbero preferire sempre la buona lingua italiana e farsene promotori, altri tollerano che, oltre alla naturale evoluzione che tutte le lingue subiscono, esse possano recepire passivamente mode e modi di dire che spesso risultano grotteschi, e  non solo perché i più non sanno pronunciarli e non ne conoscono origine e significato, ma piuttosto perché ripetono termini di cui abusano giornalisti e poteri pubblici.    Fortunatamente molti termini importati muoiono di morte naturale, altri subiscono un processo di naturalizzazione e quindi assimilati.                                                                                                              Nel caso specifico io preferisco il termine Clausura, antico e nobile, con una precisazione: il confinamento è una condizione imposta, mentre la clausura a volte era imposta a donne giovani o vedove, ma era prima di tutto una scelta volontaria.                                                                                  In ogni caso, in questa lunga pandemia, abbiamo già vissuto una clausura più o meno mascherata, e non per libera scelta, e non è finita!                                                                                                                      modena,20/10/2020


lunedì 12 ottobre 2020

LIBERTA'

 

Mi ostino a esprimere la mia opinione su fatti cose e persone, opinioni non richieste ma libere da ogni sorta di condizionamento e che sono ispirate da convinzioni personali.                                                  D'altra parte siamo tutti connessi: tutti si esprimono, anche a sproposito, in particolare quanti hanno  potere e mezzi adeguati per "comunicare".                                                                                                  Io invece non so chi legge i miei "pezzi", (ammesso che qualcuno li legga) perché nessuno mi scrive al riguardo, e perciò non è escluso che le mie parole siano scritte sulla sabbia.                                              Ma io sono un piccolo uomo e posso dire parole semplici, parole che non hanno pretese di verità, ma  riguardano la nostra umanità, i sentimenti di esseri che, nonostante tutto, lottano contro il pericolo di cinismo e aridità.                                                                                                                                      Ora, in questo anno di pandemia, abbiamo constatato e vediamo quanto la nostra esistenza sia precaria, in balia com'è di eventi indipendenti dalla nostra volontà: vogliamo combattere o restare indifferenti al destino della nostra Specie?                                                                                                          Dobbiamo però essere consapevoli del fatto che i tempi della natura non sono i nostri: nel suo processo evolutivo, con la sua crudeltà (sempre innocente), può sacrificare la nostra Specie ma risparmiarne altre, e infatti nell'economia generale della stessa natura universale, non costituisce un problema il fatto che una Specie non si perpetui.                                                                                                                  Se poi è vero, come sostiene Petrarca nel suo "De vita solitaria", che "L'uomo non è soltanto un animale vile e ripugnante, bensì, e magari l'esperienza non lo avesse reso tanto noto e manifesto, e non continuasse a renderlo tale, anche dannoso, volubile, infido, ambiguo, feroce e cruento.", allora la sua non sarebbe una grande perdita.                                                                                                   Invece, di poesia e retorica che si produce circa la bellezza della vita, ce n'è in abbondanza, e dobbiamo necessariamente condividerle perché ci aiutano a vivere, e la sua gratuità ci obbliga a viverla con libertà e spirito di avventura.                                                                                                                        Avventura in cui siamo comparse più che protagonisti, ma meritiamo comunque rispetto anche se la attraversiamo come ombre che sva                                                                                                                modena, 11/10/2020


domenica 11 ottobre 2020

IL MEDICO DELLA MUTUA


Questa mattina A.S.L mi ha comunicato che è passata la mia richiesta di un nuovo "medico di famiglia"; quasi avessi vinto una grande cifra al gioco del lotto, ho veramente gioito.                                Questa reazione può sembrare inadeguata, ma non a chi come me, e come molti altri Cittadini, hanno toccato con mano gli effetti negativi che la Pandemia Covid ha prodotto per gli assicurati del S.S.N.        Voglio dire che la narrazione circa la Sanità pubblica e i suoi operatori, è stata spesso edulcorata e divulgata come peana per tutti i suoi componenti, mentre fra essi sono emersi veri "eroi", o perlomeno fior di professionisti che non hanno eluso il dovere istituzionale e l'antico "Giuramento" di Ippocrate.                                          Ovviamente non voglio generalizzare, ma piuttosto sostenere che, accanto ai professionisti coerenti con le scelte etiche fatte, molti altri hanno distolto lo sguardo dalla realtà, perché più attenti alla propria sicurezza.                                                                                                                                                   Ne consegue che le A.S.L. dovrebbero valutare e perfezionare le convenzioni  con i sanitari (leggi medici), convenzioni che prevedono emolumenti generosi e normative che spesso consentono ai professionisti una eccessiva discrezionalità nell'esercizio dell'attività: il tema cruciale è sempre il rapporto medico-paziente.                                                                                                              modena 5/10/2020

7/10

Sono in attesa di incontrare il mio nuovo medico; con me altri pazienti che hanno l'appuntamento; uno di questi è un uomo corpulento, direi quasi obeso perché sul ventre sono evidenti le pieghe formate dal lardo in eccesso che precipita. 
Ma l'uomo ha voglia di parlare e attacca: dicevano che con il Covid saremmo stati più buoni, ma io vedo in giro molta più cattiveria! Io non posso che concordare, e lui si dilunga con vari esempi a dimostrazione di quanto  afferma. 
Poi è il mio turno, e l'uomo saluta a modo suo: vedo che lei è anzianotto, le auguro di stare bene!
modena,7/10/2020


mercoledì 7 ottobre 2020

AGOSTO


Agosto ardente

trastullo crudele

tra sogno e realtà

dona quiete 

riponi 

arco e faretra  

allevia con rugiada  

e fronde ventose    

respiro sofferto 

sentore d'agonia.

modena, 30/8/2020


venerdì 2 ottobre 2020

FELICITA' IMPOSSIBILE

 Ci risiamo: sulle prime pagine di carta o mediatiche ci si sofferma sul delitto in Puglia, dove un giovane ha trucidato due fidanzati adducendo come causa scatenante il fatto che i due "erano troppo felici"; evidente l'ipocrisia di cui tutti (chi più chi meno), siamo responsabili.                                                        Le ultime generazioni sono cresciute in un'atmosfera di ingenuo ottimismo e di promesse di opulenza per tutti, opulenza che solo sparute minoranze hanno visto realizzata, e nello stesso tempo imperversavano gli allettamenti di una pubblicità martellante e ingannevole allo stesso tempo.              Tra i messaggi che la società dei consumi invia a un popolo desideroso di bellezza, di consumi sempre più ricercati ed esclusivi, c'è la promessa della felicità; sembra una banalità ma è così evidente il continuo accostamento Prodotto-Consumo-Felicità che le aziende produttrici veicolano senza limiti, anche con tecniche raffinate (forse anche subliminali).                                                                            Chi ci fa caso? Siamo così immersi in questo mercato infinito da ritenere che tutto sia normale e ineluttabile.                                                                                                                                        Pertanto, in questo sistema economico-sociale, "bisogna" essere felici, e se non lo sei, devi nasconderlo(e nasconderti) agli altri: si afferma che il pluriomicida abbia ucciso per invidia dell'altrui felicità, e ci sarà stata anche questa componente, ma penso che a determinare la sua lucida follia sia stata la consapevolezza della propria infelicità irreparabile, ovvero, che mai avrebbe raggiunto lo stato di pienezza che mostravano i due fidanzati.                                                                                                Tuttavia non mi stanco di ripetere, e non si tratta di una mia scoperta, che la nostra mente è un terreno in parte ancora inesplorato, terreno dove persiste un grumo di materia ancestrale e primitiva che tutte le nostre scienze non hanno ancora indagato, e che quando si libera ci lascia attoniti.                           Allora ci chiediamo perché, e riesumiamo i soliti luoghi comuni chiamando in causa pazzia o semplice delinquenza: ma siamo sempre noi.

Modena, 2/10/2020


domenica 27 settembre 2020

FESTIVAL FILOSOFIA

Ho ascoltato la registrazione di due "Lezioni Filosofiche", una di Ivano Dionigi, l'altra di  Francesca Bria.                                                                                                                                                   Dionigi è un noto latinista che ha svolto il tema "Prometeo", Bria è una studiosa di Digitalizzazione e nuove piattaforme informatiche: insomma terreni alquanto diversi, se non contrapposti.                            Per Dionigi la cultura classica ha abdicato da tempo al ruolo dominante che aveva nella scuola, da quella Primaria all'Università; ciò è avvenuto per la pressione crescente che lo sviluppo economico ha esercitato prediligendo sempre più le materie scientifiche e la tecnologia a spese della Cultura umanistica.                                                                                                                                        Pertanto è convinto che questa evoluzione (involuzione?) comporti un nostro reale impoverimento. Francesca Bria parte invece dalla visione di un progresso che ora appare inarrestabile, delle tecnologie più sofisticate applicate all'automazione nei processi industriali, e alla creazione di piattaforme digitali sempre più pervasive e invasive, un universo di algoritmi, dati e reti infiniti.                                              La Bria decanta le meraviglie di una società futura sempre più cablata e digitalizzata, ma non è in grado di prevedere quali saranno le conseguenze e l'esito finale di questo portentoso "progresso".                    , Come spettatore, sono rassicurato più dalla lezione di taglio umanistico che Dionigi ha tenuto con accento più problematico, mentre la Brai mostra una fiducia e un ottimismo per un futuro forse ineluttabile ma più inquietante.                                                                                                                      In ogni caso io, pure amante delle disquisizioni filosofiche, osservo, infine, che le teorie più ottimistiche, mostrano i loro limiti di fronte alla Pandemia di COVID che ora flagella la Terra, realtà che mette in crisi le nostre certezze ed evidenzia la fragilità umana.

A.Ferrin                                                                                                                                                          modena,28/9/2020

 


mercoledì 23 settembre 2020

ALBA

 Ha 90 anni e più (non vuole precisare): ogni tanto appare dove sono io; la figura esile ma sicura avanza nella piccola area verde dove sosto sulla via di casa, lei afferma di essere molto distratta e di non riconoscere le persone mentre io, nonostante lei indossi la mascherina, la riconosco e la saluto: buon giorno Alba, come sta?                                                                                                                              Lei si schermisce, sono stata dal dentista e avverto ancora l'effetto dell'anestesia.                                      Ma rivolgerle la parola è come aprire una valvola di sicurezza: la pressione defluisce e la Signora Alba, affabile, comincia a parlare senza sedere sulla panchina.                                                                              Tiene fra le dita un ramoscello con fiorellini rosa che ha "rubato" da un cespuglio sporgente da un giardino, e riprende a raccontare della sua vita di ragazza della buona borghesia a Ferrara dove è nata. Molte cose le ha già raccontate altre volte, ma faccio finta di niente; dice disinvolta della giovinezza, degli anni passati dalle Orsoline di Piazza Ariostea, un collegio tenuto appunto dalle suore, dove le ragazze della Ferrara bene erano preparate alla vita di società.                                                                    Fra l'altro racconta della frequentazione del Circolo nella Palazzina Marfisa D'Este, luogo di ritrovo della gioventù ferrarese, di cui parla anche Giorgio Bassani nelle sue "Storie Ferraresi".                                            Alba confessa di essere stata una "ribelle", o meglio, anticonformista: contro tutto e tutti ha voluto, ancora minorenne, sposare un ragazzo aitante dai capelli biondi e gli occhi azzurri, legame di breve durata sciolto dalla Sacra Rota, scioglimento che le permise di contrarre un nuovo matrimonio.            Alba mi sorprende: mi porge il ramoscello fiorito dicendo che anche le donne possono offrire un fiore, e prosegue, può togliere gli occhiali?                                                                                                Eseguo e lei fissa i miei occhi: i suoi occhi sono molto belli! E' la prima volta nella mia vita che una donna mi fa questo complimento.                                                                                                                Il cielo è sempre più coperto da nuvoloni e rimbomba di tuoni minacciosi, così colgo il momento per salutare Alba con un arrivederci.                                                                                                                                                                                                                                                                            modena,23/9/2020

  


 

lunedì 21 settembre 2020

GLOBALIZZAZIONE

Leggo sul giornale un titolone che pone un quesito "da niente", chiedendo e chiedendosi: come fronteggiare la Globalizzazione?                                                                                                                  Il processo in corso di unificazione e integrazione dell'economia mondiale non ha alternative realistiche, e quindi è irreversibile.                                                                                                                Lo stesso Sistema può sopravvivere espandendosi e integrandosi: è una necessità che non obbedisce alla volontà di singoli Paesi o di gruppi economici.                                                                                                        E' nei fatti che la storia dell'Umanità ci mostra e insegna: c'è sempre stato un progresso, forse ineguale e alternato a pause, ma comunque continuo.                                                                                                    Le conseguenze di questo processo le tocchiamo con mano, con la nostra esperienza quotidiana: basta avere vissuto negli anni '50 e oltre, per notare i cambiamenti sempre più evidenti e veloci che si sono susseguiti, e ai quali abbiamo dovuto adeguarci: la spinta dell'economia ha creato un mercato sempre più integrato e interdipendente.                                                                                                                    Forse i popoli (quelli più sviluppati) hanno accesso a più beni di consumo, ma gli spazi di libertà individuale sono più limitati per tutti: siamo illusi e drogati dal relativismo etico e dall'anarchia delle idee, mentre la povertà e l'emarginazione indotta dal Sistema appaiono  ormai endemici.                           All'orizzonte non si vedono progetti e visioni miracolistiche, non resta che la lotta continua e fratricida per sopravvivenza e supremazia.                                                                                                          Alcuni lettori (tra i pochi che ho) dicono che sono troppo pessimista, che vedo tutto nero, e forse hanno ragione: sono prevenuto? Osservo la realtà con sguardo miope? Oppure non riesco a essere tollerante? Vedo la pagliuzza e non la trave? O tutto dipende dall'età? Non si dice che gli anziani, dimentichi della gioventù, criticano perché non possono agire?                                                                                              In ogni caso noto segni clamorosi del venire meno di elementari regole di convivenza civile nella vita pubblica e privata: il "reddito di cittadinanza" erogato a chi non ne ha diritto, così per i sussidi da "Coronavirus", o la concessione di generosi "spazi pubblici" ai commercianti, spazi che oggettivamente limitano la libera circolazione dei Cittadini, e il tutto con danno per l'Erario.                                      Senza dire che non si sente di iniziative sacrosante per contrastare l'Evasione Fiscale.                              Un piccolo ma significativo particolare: già i marciapiedi (ma è un termine improprio da tempo) erano invasi dalle biciclette, oppure occupati da vetture, ora si aggiungono i monopattini che sfrecciano fra i pedoni a 25/30 km orari!                                                                                                                        Sono solo alcuni esempi di norme che il Corpo dei Vigili dovrebbe fare rispettare: senza deterrenti non è possibile fare rispettare leggi e regolamenti.                                                                                    Secondo me si tratta di ovvietà, ma così non è per l'amministrazione, la quale è però tempestiva quando comunica sulla Stampa locale lavori annunciati più volte, mai iniziati o non finiti: è la famosa tecnica degli annunci.                                                                                                                                            Gli esempi potrebbero essere moltissimi, ma risparmio a me stesso un rodimento non inferiore a quello che posso procurare al lettore.

A.Ferrin                                                                                                                                            modena, 18/9/2020                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    



 

 

 


lunedì 14 settembre 2020

MARE

Smeraldo

profondo

turchese

immenso                                   

riposa 

Occhi socchiusi

annega pensieri

lentamente

plana in mondi

ineffabili

oblio

lenimento

prezioso 

per la mente

inquieta.

modena, 14/9/2020

 

sabato 12 settembre 2020

ORIZZONTE DI FUOCO

 Il cielo della California rosseggia per le fiamme che devastano contrade equivalenti alla nostra Campania: sono disastri ecologici ricorrenti in tutta la Terra, fatti che i mezzi di comunicazione rendono attuali solo per lo spazio di un mattino.                                                                                                        Le terre più lontane o periferiche non godono della stessa notorietà e non suscitano curiosità: nella Savana, nella foresta equatoriale, nella Pampa o in Amazzonia può accadere (e accade) di tutto, ma non se ne trova traccia perché la comunicazione pubblica e privata è regolata dalle stesse leggi ispirate dalla economia di mercato, in altre parole dal profitto dei grandi interessi nazionali e sovranazionali.              E'il mercato a prevalere su tutto e tutti, e quelli che sanno, affermano che non esistono alternative credibili al sistema: socialismo o comunismo hanno vagheggiato realtà ideali ma utopistiche.          Quindi la Terra brucia, ma si continua a confidare in una natura benigna, nella sua capacità di rigenerare se stessa, rimarginando così le ferite causate dalla nostra incuria.                                                                Sono sempre stato un ottimista, contro ogni catastrofismo e profeti di sventure, anche davanti allo spettacolo che offre oggi la politica italiana.                                                                                                La comunicazione sia pubblica che privata, è utilizzata i maniera strumentale, anche con riferimento alla pandemia da Covid19 che mette a dura prova le nostre certezze; più che pensare alle notizie urlate ma subito smentite o incalzate da notizie fuorvianti, sono colpito dal logoramento dell' sistema sociale in cui viviamo, ma lo sono ancora di più della crisi di umanità che vedo intorno a me.                         Siamo chiusi "a riccio", paralizzati dalla paura da un lato, o irresponsabili dall'altro; si era detto che la pandemia ci avrebbe resi migliori, ma io osservo che siamo incarogniti, forse è in atto una vera mutazione genetica: al nostro fianco vi sono già esseri alieni? O forse siamo semplicemente umani, troppo umani.                                                                                                                                              In ogni caso temo che questa situazione sia utile a coloro che creano confusione e allarmismo, o che agiscono per fini politici più o meno reconditi. 

modena, 11/9/2020




 



                





 



lunedì 7 settembre 2020

PRONTO SOCCORSO

A seguito della " Legge Basaglia", dal nome dello psichiatra Basaglia, sono stati chiusi i Manicomi italiani; Basaglia da Trieste ha innovato la psichiatria italiana liberando i pazienti che erano segregati, più o meno di propria volontà, pazienti che perciò sono rientrati nella società civile .                              Pertanto, i cosiddetti "matti" si sono confusi fra gli altri cittadini, il che ha prodotto effetti singolari: essi non sono segregati e c'è una omologazione di fatto tra sani e diversamente sani; forse è sempre più diffusa la convinzione che tutti noi siamo lambiti dalla follia, o che siamo tristi, ignari protagonisti in una recita collettiva.                                                                                                                                Che ci azzecca questa premessa con ciò che mi è capitato ieri? C'entra eccome perché mette in evidenza che la professionalità non è scontata in chi esercita professioni "sensibili".                                                Ieri mattina, dopo una notte insonne, ero stremato e "sbiellato", preda di una apatia inconsueta, del timore di non possedere energie sufficienti per compiere le azioni più semplici, quasi avvertissi l'inutilità del gesto, e ho pensato alla letteraria "fatica di vivere" di Cesare Pavese.                                                    Non montarti la testa, mi sono detto.                                                                                                          In realtà pagavo lo scotto di un Agosto molto caldo e soprattutto afoso vissuto in questa landa assolata, unito all'imprudente sospensione di un farmaco che dovrei assumere regolarmente.                                  Ero ansioso, troppo; ho pensato di risolvere il malessere recandomi al Pronto Soccorso del Policlinico: non l'avessi mai fatto!                                                                                                                                Mi sono messo tra le fauci dell'Istituzione che, con l'esplosione della Pandemia Covid, si è chiusa in se stessa quasi fortilizio ben munito; capisco le inevitabili misure di sicurezza, ma in altra occasione ne avevo notati gli eccessi a scapito dei Servizi riservati ai cittadini sempre più in difficoltà ad accedervi.    Dunque ero prostrato, il mio medico ha staccato il telefono, e chiamo un taxi che mi porti al Pronto Soccorso del Policlinico: non è logico che una persona in difficoltà si rechi nell'Istituzione Pubblica a ciò adibita?                                                                                                                                                  Le porte automatiche si aprono su un primo spazio inibito a parenti e accompagnatori, si materializza una addetta ricoperta e travisata dalla testa ai piedi, con camice, maschera e copricapo, rileva la mia temperatura con una "pistola" puntata alla fronte, e prosegue: perché è venuto? Quale è il problema? Io sono debole ma rispondo: sono molto stanco e incerto sulle gambe, e sono giunto qui con difficoltà ;    ho capito, ma cosa sente, perché è in questo stato? Vorrei parlare con un medico se possibile.               La donna in scafandro, rassicurante, sono l'infermiera qualificata e incaricata di redigere la scheda di ingresso: annota le generalità e la causa del mio accesso "stanchezza diffusa".                                        Una seconda porta scorrevole si apre sull'astanteria del P.S., una nuova infermiera mascherata mi si avvicina, rileva ancora la temperatura e misura la pressione (è perfetta), e affabilmente mi chiede: cosa è successo Antonio? Chiedo di conversare con lei riservatamente e mi introduce in un altro ambulatorio dove ripeto le cose già dette: sono molto stanco, dormo male e questa notte non ho dormito, e lei, prende medicine? Si, prendo antidepressivo e qualcosa per la notte.                                                            Inutile sottolineare che tutti i "filtri" che ti si parano davanti si sentono in dovere e diritto di rivolgerti domande che concernono la tua intimità: sono questi che infine ti fanno accedere all'incontro con un vero medico, ma sei già a disagio e privo della fiducia nell'Istituzione.                                            Quindi ritorno all'attesa nell'astanteria quasi vuota perché non vi sono ammessi gli accompagnatori dei Pazienti; nella sala deserta le addette (sono per lo più donne) si muovono organizzate e sicure, ma in me aumenta lo stato ansioso.                                                                                                                              Si apre una nuova porta scorrevole e un infermiere corpulento e barbuto si affaccia e fa il mio nome.   Entro in una grande sala luminosa: al centro c'è una postazione circolare con molti video davanti ai quali sono sanitari che evidentemente visionano risultati e parametri della strumentazione in attività per i pazienti; la grande "sala di controllo" (sembra la sala di controllo di un centro spaziale) è circondata da box suddivisi e nascosti alla vista da semplici lenzuoli, e in questi box sono distesi i pazienti che sono stati "processati", è una loro definizione, per essere visitati, ma a un capo di questo ferro di cavallo c'è un crocchio di giovani donne che ridono.                                                                                                Questa visione produce in me un effetto imprevisto, quanto allarmante.                                                    Rivedo l'Ospedale di Chicago dove mi ero recato per incontrare mio fratello Ermanno in fin di vita; anche lì c'era la sala di controllo attorniata dai box in cui erano i degenti in terapia intensiva a vista dei medici incollati agli schermi: in 5 giorni non ho notato un medico entrare nel box di mio fratello.            Devo dire che Ermanno non era provvisto di un'adeguata copertura assicurativa, e ciò costituisce un grande svantaggio per il cittadino Americano che debba fare i conti con l'Assistenza Sanitaria: non è un caso che avvocati e Tribunali siano investiti da liti continue.                                                                    Entro nel box, mi tolgo la giacca ma non mi siedo, ho un signore compagno di box, già medicato e disteso sulla barella; ecco apparire una dottoressa piuttosto anziana che si qualifica come psichiatra e che il P.S. ha chiamato per fornire una consulenza.                                                                                  La professionista ha un approccio allarmante: è tesa più di quanto io sia e sembra intenzionata a sottopormi a sedute di psicanalisi che io non ho richiesto, infatti volevo che alleviassero i sintomi ansiosi, forse di panico e nient'altro.                                                                                                                                       E lei: Antonio, sono qui per una consulenza, stia tranquillo, cerco di aiutarla, mi dica come mai, cosa è successo?                                                                                                                                                   Ma io non sono tranquillo: non mi piace questa invasione della mia intimità, e invece la Signora (ma vuole essere chiamata dottoressa!) vuole fare la "psichiatra" e basta, ma suppongo di una psichiatria un poco datata.                                                                                                                                                    Io percepisco il pericolo, forse enfatizzato, che sia in gioco la mia libertà, quello di essere oggetto di una sorta di costrizione, ma cerco di controllare la mia ansia che cresce, nonostante le rassicurazioni della psichiatra.                                                                                                                                         Dichiaro allora di volere lasciare il P.S. ma lei non capisce, continua a dire di stare tranquillo, che è vicina a me per aiutarmi, affermo quindi che sono entrato liberamente nel P.S. e che allo stesso modo  voglio uscirne.                                                                                                                                          Infine accetta che io sottoscriva l'auto dimissione.                                                                                    Io, lettore di Kafka, riconosco in questa vicenda tratti della sua opera: l'angoscia dei suoi personaggi  nella "Metamorfosi", nel "Processo", o ne "Il Castello": penso a Gregor Samsa, all'Agrimensore,  e a Joseph K.                                                                       

modena, 6/9/2020