Potrei fare riferimento anche ai tempi del colera o della peste perché il Covid è già entrato, di diritto e di fatto, nel novero delle grandi pestilenze che a turno flagellano l'Umanità. Sono un ottantenne che non percepisce il peso specifico di questa età: questi anni li porto a spasso con leggerezza, e ne sono stupito, non ho lo scatto degli anni migliori, e gli inevitabili acciacchi sono ancora accettabili, ma devo usare prudenza e non dirigere lo sguardo oltre l'orizzonte più vicino. Dopo due matrimoni vivo da solo per scelta condivisa, condivisa ma non libera; questo perché io sono geneticamente programmato per la vita di coppia, ovvero per una unione quasi simbiotica con la donna, ma il mio idealismo perfetto non ha pagato. Colpa mia? Sua? Loro? Ciò che conta è il fallimento come dura replica della realtà, e la stessa mia vocazione all'unione e all'amore "per sempre", mi pone nella condizione più difficile per gestire la solitudine: posso escogitare qualsiasi artificio per riempire il vuoto che mi possiede, ma spesso l'impresa é proibitiva e, sconsolato, penso semplicemente che non ho saputo cogliere le occasioni offerte dalla vita. Vengo al punto; la vita di coppia e famigliare non è fatta solo di belle parole, ideali ineffabili e dolcezze d'amore, ma anche di aspetti più prosaici e concreti: è una società solidale di mutuo soccorso che come collante ha, o dovrebbe avere, i sentimenti, condizione che esprime il valore più elevato proprio in presenza di fragilità e precarietà sociale; d'altra parte la solidità dell'unione si tempra nelle difficoltà, e perciò si presume che quelle circostanze siano le più adatte per metterla alla prova, e tuttavia i sentimenti possono essere fuorvianti quando non sono governati dalla ragione. Quale è la giornata tipo di un pensionato ottantenne al tempo del Covid 19? Prima di tutto la giornata è piena dell'impegno per renderla meno banale e squallida possibile, e il risultato non è scontato. Dunque lascio il letto molto presto, abitudine presa nella vita di Collegio e nel Servizio di Leva. La notte è affollata di sogni, sogni complessi ricchi di vicende frutto di una produzione onirica di cui spesso mi sfuggono origine e significato, ma che comunque mi precipita in un mondo fantastico, quasi alieno, poi vedo la luce dell'alba e ho bisogno di alzarmi, preso da una felice frenesia e urgenza di vivere, quasi il sonno mi privasse della vita vera; allora mi dedico all'igiene personale e quindi alla prima colazione, frugale e frettolosa, mentre ricordo la prima colazione del Nord europeo, simile al rito di un vero pasto, quando alla Pension Bianca di Basilea, gli ospiti si ritrovavano al grande tavolo serviti dalla fida Maria. Riordino la camera da letto a apro le finestre, ma non sempre nell'ordine: ho smarrito parte del "metodo" cui è improntata la vita di collegio o della caserma; ma dell'altana che occupo sono il tuttofare, e pertanto indugio ancora nelle piccole faccende domestiche e mi appresto a uscire di casa perché voglio acquistare i quotidiani: è l'appuntamento che non posso mancare. Quindi è il momento delle bollette da pagare, della burocrazia e delle compere, di guasti e riparazioni, di farmacie e negozi, e in questi giorni è iniziata pure la raccolta differenziata dei rifiuti domestici, organizzata in maniera empirica e, d'altra parte, già organizzata anni addietro, ma fallita: ora spero abbia una sorte migliore, ma sappiamo anche di essere dotati di scarso senso civico; ricordo la meraviglia e lo stupore quando nei primi anni '60 visitai, anche per lavoro, Svizzera, Germania e Olanda, Paesi in cui risaltavano ordine e civismo. Non cito la Francia perché non mi offrì la stessa immagine; proseguendo nella descrizione della mia giornata, causa Pandemia, ormai da due anni viviamo fra isolamento, emergenza sanitaria, restrizioni e limitazioni varie, con tensioni e paure, mascherine, con decine di migliaia di vittime, con spettacoli pubblici annullati o limitati, e con la colonna sonora fatta dalla verbosità di infettivologi e profeti di sventura, e tutto ciò non solo in Italia ma in tutta la terra. Non mi piace cucinare, e allora preparo pochi piatti, ovvero l'essenziale per non cadere in anoressia, o mi limito allo spuntino veloce al bar perché non amo sedermi a tavola tutto solo e, infine, a volte frequento la cucina esotica; impiego il tempo libero principalmente nella lettura: rari i libri nuovi perché preferisco sfogliare libri già letti che meritano, e che dopo molti anni offrono ancora sorprese e riscoperte. Aggiungo un certo interesse per l'attualità politica e sociale: tra le novità c'è il proditorio attacco armato della Russia all'Ucraina, aggressione che aggrava il quadro angoscioso dell'atmosfera che respiriamo, e c'é anche (ma è una guerra continua) la lotta dei palestinesi contro Israele per la propria libertà; inoltre, nonostante io cerchi di fuggirla, la cronaca nera entra nella vita quotidiana in mille modi, e infine mi dedico al Blog che cerco di aggiornare puntualmente. E' dunque incontestabile il fatto che noi, donne e uomini, sosteniamo una lotta impari per la nostra sopravvivenza, anche contro le necessità e leggi della natura. Eppure viviamo!
A. Ferrin
modena, 28/11/2022