Infine domenica scorsa, dopo alcune ore di sonno ristoratore, e pieno di nuova forza, ho deciso di andare a Domodossola. Ho racimolato in fretta e furia le cose essenziali ficcandole nel vecchio zaino, compagno di molte escursioni, che infine era troppo pesante per le spalle e gambe che mi ritrovo, e così ho svuotato lo zaino alpino per ripiegare sulla borsa da viaggio. In treno mi sono diretto al Confine tra Italia e Svizzera; tutto sommato il viaggio si è svolto senza intoppi: a Milano ho sostato in attesa del Frecciarossa diretto a Domo. Su questo Eurocity l'episodio più sgradevole: nella carrozza diretta a Ginevra noto un sedile libero, chiedo alla signora accanto se posso occuparlo: lei farfuglia qualcosa in tedesco, anzi nel dialetto Schwizz indecifrabile, occupo il posto e, subito, la svizzerotta lascia il suo posto e si allontana con armi e bagagli. Io sono incredulo, e se avessi avuto più presenza di spirito l'avrei gratificata con un bel "cafona". Ma gli svizzeri(mi riferisco al popolino) sono noti per la loro ruvidezza nonché per la mentalità angusta, ma ho conosciuto anche Svizzeri squisiti in diverse occasioni. Conosco un albanese che abita a Domo con la moglie e lavorano a Briga come frontalieri. I lavoratori frontalieri sono la fortuna della Valdossola: essi percepiscono 2 o 3 volte le retribuzioni italiane, tutta valuta pregiata che entra in Italia e che si somma a quella che migliaia di svizzeri portano in Italia con il turismo frontaliero. E' significativa l'immagine che questi offrono quando calano dal Vallese e a frotte sciamano per la Città. Sono inconfondibili per i suoni gutturali che invadono i marciapiedi, svuotano negozi e mercati facendo felici i commercianti, poi riempiono Bar e ristoranti dove si danno alla pazza gioia, e sono anche di bocca buona perché si accontentano di una cucina per noi inaccettabile, che infatti non frequentiamo, ma d'altra parte mangerebbero ancora peggio a casa loro. E poi sono felici perché, grazie al Cambio favorevole, si sentono nababbi e possono largheggiare. Questa mattina la Città, inondata da un sole di luce e calore, offre la migliore immagine di Città frontaliera, quasi di enclave meticcia, dove c'è di tutto e accade di tutto, ammasso di lingue e dialetti, dove si avverte un'aria di festa, atmosfera di libertà in cui ci sentiamo o siamo vacanzieri. Ho fatto colazione da Sciolla, dove ho pernottato, e dove la signora Lucia serve una colazione sontuosa, il famoso Fruhstuck dolce e salato; ci serve prodotti da forno, il muesli, uova alla coque, marmellate, succhi di frutta e la torta, e se lo desideri ti porta il tagliere dei salumi, e il tutto con due caraffe di latte e caffè. Troppa grazia per noi italiani che spesso affrontiamo la giornata solo con un caffè espresso! Mi piace l'atmosfera rilassata nella sala colazione dove si conversa con i vicini: la coppia toscana che viene da Pontremoli, e quella catanese dalla Sicilia, il tedesco di Colonia che sorride a tutti, mentre i tedeschi di Monaco sono più riservati. In attesa di Maurizio che viene da Ponte Maglio, mi aggiro in Piazza Mercato dove, curiosando qua e la, non vedo la targa commemorativa che ricorda l'editto con cui il Re Berengario I°, nel 917, autorizzava l'apertura del Mercato nella Piazza. Lara e Lea sono già a scuola: ieri sera, insieme siamo stati a cena al Terminus. Ritorno al Passato? Pura illusione! Devo accettare la realtà di un tempo che passa inesorabilmente, e nutrirmi invece di ricordi ineffabili pieni di malinconia.
Modena, 6/11/2024